È dal 2018 che il benessere delle bambine e delle giovani donne è in continuo declino. E la pandemia ha accelerato questa tendenza, cambiando in modo significativo la vita della Generazione X.
Nella Giornata internazionale delle bambine – al decimo anniversario quest’anno – è indispensabile, dunque, puntare l’attenzione sugli ostacoli che a poco a poco possono vanificare le conquiste ottenute nell’ultimo decennio, così come sul fatto che con le avversità, tuttavia, possono venire fuori intraprendenza, creatività, tenacia, resilienza.
Secondo l’Unicef 600 milioni di ragazze adolescenti nel mondo hanno dimostrato più volte che, se dotate di competenze e opportunità, possono essere le artefici del cambiamento nelle loro comunità, costruendo un futuro più forte per tutti.
Incertezza nel futuro: dal lavoro alle disuguaglianze
Secondo l’ultima ricerca effettuata dall’ente benefico Girlguiding, specialista nelle indagini annuali degli atteggiamenti bambine e ragazze, il 65% delle intervistate tra 7 e 21 anni si rivela molto preoccupato delle conseguenze della pandemia: temono di non poter avere abbastanza soldi in famiglia nei prossimi anni. Questo le ha anche portate a pensare diversamente al loro futuro lavorativo. Alcune stanno considerando di optare per il settore sanitario o di imparare a svolgere lavori online.
Il pensiero comune, ad ogni modo, è che le donne debbano lavorare molto più duramente degli uomini per emergere.
Ben l’85% delle intervistate (dagli 11 anni in poi) pensa che con il Covid-19 la disuguaglianza e le questioni sociali siano peggiorate: credono che le persone non debbano essere discriminate a causa della razza, età, disabilità o provenienza. In questo periodo, si sono sentite più informate su questi temi e sono passate all’azione: vogliono che il governo ascolti i loro timori nel momento in cui prendono decisioni sulla propria vita.
“Molte ragazze hanno beneficiato dell’aumento della connessione online – ha commentato Angela Salt, Girlguiding Chief Executive -. Altre sono state ispirate a nuove carriere o a intraprendere azioni su ciò che sta loro a cuore, dimostrando la loro resilienza e la capacità di adattarsi alle sfide. Ma è anche chiaro che la pandemia si sta facendo sentire: la salute mentale delle ragazze è stata significativamente colpita. È fondamentale affrontare il declino della felicità delle ragazze, che abbiamo osservato da quando abbiamo iniziato questa ricerca più di dieci anni fa”.
Le piccole donne sempre più sole
Oltre la metà (53%) delle bambine (tra i 7 e i 10 anni) dichiara di essersi sentita più triste ansiosa o preoccupata rispetto a prima dello scoppio del covid-19. Questo dato sale al 70% per le ragazze dagli 11 ai 16 anni e al 78% dai 17 ai 21 anni. Certamente più isolate rispetto a prima, le piccole si sono sentite anche più sole (62%). Una solitudine sempre più diffusa con l’aumentare dell’età quando è il momento decisivo di fare i conti con il proprio futuro (71%, tra i 17 e i 21 anni), nonostante la possibilità di accedere ad internet per l’orientamento e a piattaforme pensate per loro (Wanter!): è compito della società fare di più per affrontare questa preoccupante tendenza al ribasso, se è vero che è la Generazione X quella che porterà il progresso nel nostro futuro.
Iperconnessione: non un alleato
Ma l’arrivo e l’incremento della connettività non sempre è stato un aiuto.
La maggioranza delle giovani mette in luce conseguenze negative dell’iper connessione segnalando imbarazzo per le video chiamate, diffusione di discorsi d’odio, immagini pronte a renderle insicure del proprio aspetto, senza contare molestie e fenomeni di bullismo che le hanno messe a dura prova.
Per il 53% delle ragazze (tra i 11 e 21 anni) è stato un vero ostacolo anche per l’istruzione: hanno avuto difficoltà a imparare con la didattica online e temono di essere rimaste indietro senza aver colto le opportunità e le competenze che potrebbero essere utili al di fuori della scuola.
Disparità e bullismo
Una situazione da dover tenere a bada, dunque, quella emersa con il mondo digitale e con le nuove variabili in gioco, che portano in luce difficoltà e disparità.
Quando si tratta di Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) il 52% delle ragazze (11-21 anni) afferma che sono considerate più per i ragazzi. Alcune pensano che non ci siano abbastanza modelli femminili ad insegnare queste materie (35%). Quando qualcuna prova a studiare le STEM, dunque, rischia di essere derisa o bullizzata: lo afferma il 39% (11-16 anni) e il 42% delle intervistate (17 e i 21 anni).
STEM: non è un affare di gender
Un grido di allarme, che dalle istituzioni alle famiglie ci coinvolge tutti. ValoreD4STEM, l’indagine più esaustiva disponibile in Italia sulle donne STEM nelle organizzazioni, infatti lo scorso anno ha messo in luce scorso che in Italia solo il 18,9% delle ragazze si è laureata in queste discipline (Almalaurea 2021, rielaborazione di Valore D sui dati 2020), nonostante ci siano esempi femminili eccellenti in materia pronte a raccontare la loro storia.
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“Pubblico e privato devono impegnarsi fortemente per non rischiare che le donne si trovino ai margini del futuro del lavoro, ma piuttosto vengano valorizzate per poter essere protagoniste nei settori in cui si apriranno maggiori e migliori opportunità lavorative”, ha commentato Barbara Falcomer, Direttrice Generale Valore D.
Le donne sono una ricchezza. Ed è indispensabile sin da subito lavorare con loro: aprire la prospettiva, ascoltare le loro voci, rispondere alle richieste e coinvolgerle sin da subito in prima linea. Unica formula per sostenere la loro presenza nei prossimi anni.