Equal Pay Day: in Europa il gender pay gap persiste

Oggi è l’Equal pay day, una giornata istituita dall’Unione europea per segnare il momento in cui ogni anno le donne iniziano simbolicamente a smettere di guadagnare se confrontate con i loro colleghi a parità di mansioni. Infatti in Europa le donne sono pagate in media il 16% in meno rispetto ai colleghi uomini, il che corrisponde a circa due mesi di lavoro non retribuito. Nonostante il divario retributivo di genere in Europa sia diminuito dell’1% negli ultimi otto anni, secondo i dati di Eurostat, non scomparirà prima del 2104 se non si farà nulla, ha avvertito di recente la European Trade Union Confederation (ETUC).

La stessa Commissione europea ha rilevato che la mancanza di progressi nel colmare il divario retributivo di genere è dovuta a “varie disuguaglianze” che le donne continuano a dover affrontare nell’accesso ai premi professionali, alla progressione o al lavoro stesso, come effetto degli stereotipi, nonostante oggi siano in media più istruite degli uomini.

Queste disuguaglianze includono la sovrarappresentazione delle donne in professioni a bassa retribuzione, come l’assistenza e l’istruzione, la distribuzione ineguale delle responsabilità domestiche o genitoriali, gli ostacoli nell’accesso a posizioni di alto livello (il cosiddetto soffitto di vetro) o la discriminazione vera e propria, o i casi in cui le donne sono pagate “meno degli uomini per fare lavori di pari valore”.

 

Il divario retributivo in Italia

In Italia, secondo Eurostat, il pay gap nel settore privato (in riferimento all’anno 2017) è del 20,7%, mentre sappiamo che, considerando il solo settore pubblico, il pay gap in Italia è del 4,1%. E si amplia all’aumentare del livello professionale raggiunto.

Secondo i dati raccolti con l’Inclusion Impact Index – strumento digitale per misurare l’efficacia delle politiche di diversità e inclusione di un’azienda sviluppato da Valore D con il supporto del Politecnico di Milano – in base alle risposte delle 90 aziende presenti nel database, appartenenti a diversi settori, -5.8% è il differenziale tra donne e uomini nella media della RAL degli operai e degli impiegati, guardando ai quadri e ai dirigenti il gap aumenta fino a raggiungere il 12.4%. Mediamente, il differenziale nella RAL tra donne e uomini, tra di tutti i dipendenti, è del 17.2%.

 

 

Prospettive future

Come riporta un recente articolo sul Corriere La27esima Ora, secondo uno studio del 2019 della Harvard Business Review e di McKinsey, il Pil mondiale potrebbe crescere fino al 35% entro il 2025 se si raggiungesse la parità salariale tra uomini e donne. Nel nostro paese, Banca d’Italia stima che il Pil beneficerebbe della parità salariale di oltre mezzo punto all’anno.

Eppure la situazione dell’occupazione femminile è destinata a peggiorare nel 2020 a causa del Covid, le cui conseguenze hanno acuito tutte le disuguaglianze, in particolare quelle di genere. Situazioni lavorative precarie sono diventate ancora più fragili, tanto è vero che, da marzo, la disoccupazione delle donne italiane è cresciuta del 31%, più del triplo di quella degli uomini.

 

Valore D promuove la campagna per la parità salariale #nopaygap. Impegniamoci insieme per raggiungere questo obiettivo!

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