Perché abbiamo bisogno di generazioni diverse sul posto di lavoro

Le élite mondiali sono radunate a Davos per il meeting annuale dei leader politici, manager, membri della società civile e accademici più influenti della Terra nel 50esimo anniversario del World Economic Forum (WEF), con un totale di 53 capi di Stato e circa 600 conferenzieri. Se affrontare il cambiamento climatico sarà una delle priorità del leader riuniti alla conferenza, le delegazioni si concentreranno anche su temi economici e sociali di impatto globale.

Uno di questi è l’invecchiamento della popolazione, fenomeno destinato a diventare una delle trasformazioni sociali più significative del ventunesimo secolo, con implicazioni per tutti i settori della società. Secondo dati ONU, entro il 2050, una persona su sei nel mondo avrà più di 65 anni (16%), contro una su 11 nel 2019 (9%) e si prevede che il numero di persone di 80 anni o più triplicherà, passando da 143 milioni nel 2019 a 426 milioni nel 2050.

 

Come stanno rimodellando il mondo del lavoro l’invecchiamento della popolazione e l’allungamento della vita lavorativa?

Generazioni diverse che lavorano fianco a fianco possono contribuire a trasferire competenze ed esperienze. Una nuova generazione che entra nel mercato del lavoro e scuote le vecchie abitudini non è nulla di insolito. Ma il rapido ritmo del cambiamento tecnologico, combinato con il numero di generazioni che lavorano insieme allo stesso tempo (baby boomer, generazione X, millennial e generazione Z) creano un inedito quadro.

 

L’imperativo della formazione permanente

L’aumento dell’aspettativa di vita si traduce in un invecchiamento della popolazione e in una vita lavorativa più lunga, soprattutto con l’aumento dell’età pensionabile legale in molti Paesi. Queste due tendenze stanno rimodellando il mercato del lavoro in modi diversi: ad esempio, non è più concepibile smettere di apprendere e sviluppare competenze a 20 o 25 anni. Quindi la massiccia accelerazione del progresso tecnologico e della digitalizzazione rende innanzitutto evidente l’imperativo l’apprendimento e la formazione permanente.

 

Reverse tutoring

Inoltre dobbiamo accettare il principio dell’arricchimento reciproco nella convivenza tra generazioni diverse. Alcuni saranno più propensi a portare la loro esperienza, altri nuove competenze. In alcuni mestieri, i giovani si affacciano ora sul mercato del lavoro con competenze forti e molto apprezzate, in particolare nel campo digitale e della comunicazione, dell’elettronica e della gestione dei dati.

Non si tratta di una rivelazione completamente nuova, e abbiamo già feedback che sostengano i benefici del “reverse tutoring” ha dimostrato il suo valore (ve ne abbiamo parlato qui).

 

Nuovo sistema di valori

L’arricchimento può anche venire da un cambiamento di prospettiva lavorativa. I valori promossi dalle nuove generazioni stanno cambiando. Per i giovani dai 18 ai 30 anni, sui “valori che contano sul lavoro”, la “capacità di ascolto” è in cima alla classifica. In fondo alla classifica si trovano “lealtà” e, in ultima posizione, “autorità”.

La generazione che entra nel mercato del lavoro è caratterizzata da un forte desiderio di autonomia, una mente aperta, un forte spirito di squadra e una gerarchia minima. Sfidano le modalità operative esistenti, richiedendo più agilità, flessibilità e cooperazione. Stanno iniziando a tracciare i contorni di un nuovo modello di leadership, basato sulla fiducia, sull’empowerment e sulla trasparenza.

 

La diversità per un business prova di futuro

La diversità e un nuovo modo di gestire sono la chiave per garantire una trasformazione di successo e un business a prova di futuro. Una maggiore apertura e agilità sono fondamentali per comprendere e soddisfare le esigenze dei diversi tipi di consumatori. È responsabilità di tutta l’azienda trasformarsi e coinvolgere tutte le generazioni in questo sforzo.

Questa trasformazione è attesa da tutti, non solo dai più giovani. Studi recenti mostrano che la stragrande maggioranza degli individui, indipendentemente dall’età, ritiene che il proprio lavoro si trasformerà (il 90% dei minori di 35 anni lo pensa, e l’86% di quelli sopra i 35 anni). Di fronte a questa sfida, i giovani sembrano essere più sicuri di sé e meno pessimisti degli anziani. In risposta alla domanda “Come sta cambiando nel tempo la vostra motivazione al lavoro?”, il 23% della popolazione attiva tra i 18 e i 25 anni ha detto che è in aumento, mentre il 23% ha detto che è in diminuzione. Tra le persone di 50 anni e oltre, il 7% ha risposto “in aumento” e il 34% “in diminuzione”.

 

Talenti senza età: over50 in azienda

Ripristinare la motivazione e coinvolgere tutte le generazioni nella trasformazione dell’azienda è quindi una grande sfida. Per  supportare le aziende a valorizzare il potenziale delle risorse over50 in azienda Valore D ha realizzato in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano la ricerca Talenti senza età: donne e uomini over50 e il lavoro: quando l’età pensionabile è ancora lontana, la fisiologica perdita di entusiasmo dei lavoratori inizia a combinarsi con la difficoltà a capire e sostenere i cambiamenti della loro vita personale e professionale. Si tratta di agire su organizzazione flessibile del lavoro, welfare e scambi intergenerazionali.

 

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