Il Manifesto per l’occupazione femminile un anno dopo

Nella giornata di ieri, 11 settembre 2018, ad un anno dalla firma del Manifesto per l’occupazione femminile, 20 Amministratori Delegati si sono incontrati per fare il punto della situazione e confrontarsi insieme sulle sfide future.

Nel 2017, Valore D si è posto una domanda: in che modo è davvero possibile affiancare e sostenere le donne in azienda? Maternità, smart working, quote di genere, top management, pay gap: sono tanti gli snodi in cui un miglioramento delle politiche organizzative di diversità e inclusione è ancora necessario.

Nel corso dello stesso anno siamo riusciti a mettere nero su bianco questi snodi all’interno del Manifesto per l’occupazione femminile e abbiamo chiesto alle aziende di firmarlo. E così, a settembre 2017, 116 imprese associate si sono riunite per la prima volta a Roma per sottoscrivere il nostro Manifesto, il documento programmatico in 9 punti – legati agli indicatori del bilancio integrato GRI – che attraversa, passo dopo passo, buona prassi dopo buona prassi, i momenti critici nella carriera di una donna in azienda: priorità nella selezione delle assunzioni (1); impegno a raggiungere parità di competenze nelle materie tecnico-scientifiche (2); eliminare il divario salariale (3); dare supporto a maternità (4) e genitorialità condivisa (5), politiche di welfare (6) e smart working (7); estendere la presenza femminile nelle posizioni top (8); coinvolgere il management sui temi della diversità di genere (9).

Le aziende si sono impegnate, con la loro firma, a supportare l’occupazione femminile attraverso lo sviluppo di policy di congedo, di lavoro flessibile, di welfare aziendale e di monitoraggio del divario salariale di genere – utili per le mamme, per i papà, ma anche per la produttività dell’organizzazione stessa.

Ad oggi, il 75% delle aziende associate ha sottoscritto il Manifesto di Valore D. Ma a che punto siamo nello sviluppo di quei principi per l’occupazione femminile? Che cos’hanno fatto le imprese firmatarie fino ad oggi, che cosa possono fare in più, che tipo di supporto possono offrire le istituzioni?

Per rispondere a queste domande abbiamo invitato gli Amministratori Delegati a riflettere su più punti e a confrontarsi con Stefano Firpo, Direttore Generale per la Politica Industriale, la Competitività e le PMI presso il Ministero per lo Sviluppo Economico.

Grazie a tutti i partecipanti, l’incontro è stato ricco di proposte interessanti e l’impegno delle aziende associate è chiaro e concreto. È bene tenere a mente, tuttavia, che il principale freno alla crescita professionale è proprio la cultura aziendale. Per questo è fondamentale che il top management rimanga costantemente coinvolto: solo così il tema della diversità e dell’inclusione entrerà finalmente nell’agenda strategica di ogni azienda.

Ringraziamo Eugenio Sidoli, amministratore delegato di Philip Morris Italia per l’ospitalità e tutti gli altri capi d’azienda intervenuti: Marco Alverà di SNAM, Leopoldo Attolico di Citi Italia, Fabio Benasso di Accenture, Luca Valerio Camerano di a2a, Silvia Candiani di Microsoft Italia, Carlo Capè di BIP, Emma Charles di Bristol-Myers, Alessandro Decio di SACE, Isabella Fumagalli di BNP Paribas, Fulvio Guarneri di Unilever, Tanya Kopps di METRO, Mauro Meanti di Avanade, Chiara Mio di Crédit Agricole Cariparma, Pietro Modiano di SEA, Ferruccio Resta del Politecnico di Milano, Walter Ruffinoni di NTT Data Italia, Gianmario Tondato da Ruo di Autogrill, Laura Tosto di Datacontact, Michele Viale di Alstom Italia.

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