Gender pay gap, un problema tutt’altro che superato: ad esempio, in Europa le donne guadagnano ancora il 16,2% in meno degli uomini. Quest’anno la data che segna l’inizio del divario retributivo cade il 4 novembre. È l’Equal pay day, una giornata istituita dall’Unione europea per segnare il momento in cui ogni anno le donne iniziano simbolicamente a smettere di guadagnare se confrontate con i loro colleghi.
Nel nostro continente, quindi, stando ai dati dell’Eurostat, in media ogni euro guadagnato da un uomo corrisponde a 84 centesimi guadagnati da una donna, con le differenze più ampie registrate in Estonia (25%), e in Repubblica Ceca e Germania (entrambe al 22%). I fattori alla base del divario retributivo sono molteplici: le donne lavorano più spesso a tempo parziale, si trovano di fronte al soffitto di cristallo nello scalare i vertici aziendali – ve ne abbiamo parlato qui -, lavorano in settori meno retribuiti e spesso devono assumersi la responsabilità primaria dell’assistenza alle loro famiglie. Un modo per affrontare questi fattori è quello di migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata dei genitori che lavorano e di chi si prende cura di loro.
Le differenze retributive dipendono anche dagli stereotipi e dalle discriminazioni di genere. In merito il primo Vicepresidente Frans Timmermans, Marianne Thyssen, Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, e Vĕra Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, hanno dichiarato:
“Sono trascorsi sessant’anni dal momento in cui il principio della parità retributiva è stato iscritto nei trattati europei, ma ancora oggi queste norme non corrispondono alla realtà quotidiana delle donne di tutta l’Europa. Le donne europee continuano a lavorare per due mesi gratuitamente rispetto ai loro colleghi uomini e i progressi sono troppo lenti. Nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi cinque anni, dobbiamo fare di più e più velocemente. I nostri cittadini si aspettano di più da noi”.
In Italia la differenza nel settore pubblico è meno marcata, il 5,3%. Sarebbe un dato positivo ma non dipende da una maggiore eguaglianza dei salari. Infatti in Italia la differenza salariale tra donne e uomini nel settore privato è del 20,7%. E non è tutto, rimangono fuori dal mercato del lavoro donne con bassi livelli di istruzione e bassi salari potenziali, riducendo le differenze rispetto a quelle osservate negli altri paesi europei.
Ma l’Europa, che negli ultimi mesi ha conosciuto una significativa svolta “al femminile” nelle sue istituzioni, ha tutte le carte in regola per dettare l’agenda e stabilire una prassi che sia modello per gli Stati dell’Unione.
Valore D promuove la campagna per la parità salariale #nopaygap. Impegniamoci insieme per raggiungere questo obiettivo!
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