Indice sull’uguaglianza di genere: l’Italia migliora ma è sotto la media europea

L’Eige, l’agenzia europea che monitora l’uguaglianza di genere nei ventotto Stati Membri ha presentato l’Indice sull’uguaglianza di genere (Gender Equality index). Il nostro Paese si assesta sotto la media europea, pesano la disparità economica e le discriminazioni nell’accesso al mondo del lavoro.

Si fa fatica a crederlo: l’Italia è il paese europeo che sta progredendo più velocemente verso la parità di genere. Ma quello che sta facendo non è abbastanza. È quanto emerge dal quarto Gender Equality index, che ha stilato una pagella a ogni Paese europeo sulla base del divario che esiste  tra uomini e donne in sei settori basandosi su dati 2017 e riportato da Vanity Fair. Una novità consiste nell’introduzione dell’area tematica sulla Work-Life Balance in coincidenza della direttiva europea in materia . I Paesi che hanno preso un voto più vicino al 100 sono quelli in cui l’uguaglianza di genere è maggiormente garantita. 
«Sebbene l’Unione Europea, nel suo insieme, abbia compiuto notevoli progressi», si legge nel documento, «l’obiettivo di eliminare totalmente ogni forma di discriminazione basata sul genere è ancora lontano».

 

Il contesto europeo

Svezia (con i suoi 83 punti) e Danimarca (77 punti) sono i Paesi che ci stanno andando più vicino (100 punti equivale ad uguaglianza totale). La Grecia e l’Ungheria (entrambe 51 punti) sono quelle che hanno davanti la strada più lunga. L’Italia, con i suoi 63 punti, si colloca al quattordicesimo posto, 4 punti sotto la media europea (pari a 67 punti). Tra i tredici Paesi che fanno meglio di noi ci sono i soliti noti (Francia, Spagna, Olanda, Belgio), ma anche, inaspettatamente, la Slovenia. Il nostro Paese, però, insieme a Cipro, è quello che ha fatto i progressi più grandi.

 

I dati italiani

Vediamo più in dettaglio quello che emerge per l’Italia. Il nostro Paese sta facendo bene i compiti: in 12 anni ha guadagnato quasi 14 punti, ma i risultati sono ancora inferiori ai punteggi medi degli altri Stati europei in tutti i settori, tranne che in quello della salute. Purtroppo, vera nota dolente, l’Italia registra il punteggio più basso di tutti gli Stati membri dell’UE per quando riguarda le discriminazioni nell’accesso al mondo del lavoro e ha addirittura perso una posizione dal 2005. Non va dimenticato il problema della segregazione in alcuni settori come salute e welfare che producono guadagni più bassi e una più estesa penalizzazione delle donne.

 

Disuguaglianze nell’accesso al mondo del lavoro

Il tasso di occupazione (delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni) è del 53% per le donne e del 73% per gli uomini. 
Circa il 33% delle donne lavora a tempo parziale, contro il 9% degli uomini. In media, le donne lavorano 33 ore a settimana e gli uomini lavorano 40. Inoltre, scrivono gli esperti dell’EIGE , «La concentrazione disomogenea di donne e uomini nei diversi settori del mercato del lavoro rimane un problema». Circa il 26% delle donne lavora nell’istruzione, nella sanità e nel lavoro sociale, rispetto al 7% degli uomini. Solo il 6% delle donne lavora nelle professioni scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM), rispetto al 31% degli uomini.

 

Disuguaglianze economiche e di potere

Differenze che si ripercuotono anche sull’economia. L’Eige rileva come nel nostro Paese sia cresciuta la disuguaglianza nella distribuzione del reddito.
 Sebbene i guadagni mensili medi di donne e uomini siano aumentati, le donne continuano a guadagnare il 18% in meno rispetto agli uomini. Nelle coppie con bambini, poi, le donne guadagnano il 30% in meno rispetto agli uomini
. Tra il 2005 e il 2017, il rischio di finire in povertà è rimasto inalterato per le donne (20%) ed è aumentato per gli uomini (dal 16% al 18%). Le persone a più alto rischio di povertà sono genitori soli (36%), persone nate fuori dall’Italia (35% ) e donne single (28%). Per quanto riguarda invece le disuguaglianze nell’accesso a posizioni di potere l’Italia prende il voto più basso di tutta la pagella. Anche se, va detto, è questo il campo in cui si sono registrati i miglioramenti più significativi. 
La percentuale di donne nei Consigli di Amministrazione delle maggiori società quotate in borsa è cresciuta del 33%,passando dal 3% del 2005 al 36% (per approfondire l’informazione clicca qui).

 

Disuguaglianze nell’istruzione

Tra il 2005 e il 2017 il livello di istruzione terziaria (superiore e/o universitaria) è aumentato per entrambi i generi, ma quello delle donne è cresciuto di più: l’Italia ha raggiunto l’obiettivo nazionale UE 2020 di avere il 26-27% delle persone di età compresa tra 30 e 34 anni con istruzione terziaria: il tasso attuale è del 28% (ma con il 34% per le donne e solo il 22% per gli uomini).

 

 

Puoi comparare i risultati del Gender Equality index italiani e quelli degli altri stati europei

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