Scelza: competenze STEM, una rete di sicurezza per la carriera

Intervistata da Monica D’ascenzo per Il Sole 24 Ore, Cristiana Scelza, Presidente di Valore D, ha raccontato il suo percorso personale e professionale all’insegna delle competenze STEM, ovvero le discipline tecnico-scientifiche – da lei definite una rete di sicurezza – che le hanno permesso di viaggiare per il mondo e di mettersi in gioco in contesti sempre nuovi, imparando il valore dell’ascolto, della credibilità e dell’affidabilità.

Nella sua esperienza a contatto con culture sempre diverse, ha sperimentato che sono le persone a fare la differenza: per questo, oggi ritiene fondamentale puntare sulla loro crescita e promuovere il cambiamento attraverso sinergie che coinvolgano i vertici delle aziende e le loro filiere.

Foto di Cristiana Scelza a mezzo busto inserita in articolo su competenze STEM

La preparazione tecnico-scientifica è una rete di sicurezza nelle acrobazie di una carriera internazionale. È il leitmotiv della vita professionale di Cristiana Scelza, che dal primo gennaio è stata nominata executive vice president della divisione Electrification di Prysmian nell’ambito della riorganizzazione del gruppo in quattro nuovi segmenti di business operativi sotto la guida del nuovo ceo Massimo Battaini (a partire dall’assemblea 2024). Gli altri tre sono stati affidati a Hakan Ozmen il segmento Trasmission, a Cinzia Farisé il Power Grids e a Frederick Persson il Digital Solutions.

«Sono entrata nel gruppo nel 1997 come la classica nerd chimica nel ruolo di ricercatrice dei materiali. Poi la voglia di imparare sempre di più mi ha portato in giro per il mondo», commenta Scelza, classe 1971 e manager globetrotter ormai da molti anni.

 

Le origini

Le radici affondano in un paesino in provincia di Salerno, Vallo della Lucania, dove è cresciuta con i genitori insegnanti, Gennaro ed Elena, e due fratelli più piccoli. «La mia infanzia è stata molto semplice, sono stata allevata con il dovere enorme di studiare e rendere orgogliosi i miei genitori. Ho studiato pianoforte per dieci anni e ho fatto tutto il liceo musicale e poi il conservatorio per due anni. Crescendo ho compreso che non si può passare la vita a fare quello che gli altri vogliono che tu faccia. Mi sono resa conto che Cristiana non esisteva: esisteva Cristiana alunna modello, che suonava il piano e frequentava amici che condividevano questi interessi. Allora ho deciso di smettere di frequentare il conservatorio, perché mi sono resa conto che stavo facendo solo quello che la mia famiglia voleva che io facessi. È stato il mio più grande no, avevo 18 anni», ricorda Scelza, che aggiunge: «La mia mamma è una persona dolce e tranquilla, ama i libri e ha viaggiato pochissimo. All’inizio ha avuto difficoltà ad accettare le mie scelte, perché si è trovata con una figlia-trottola. Poi si è rassegnata».

 

Allargare i propri confini

D’altra parte la consapevolezza di dover cercare altrove il proprio futuro è maturata presto in Cristiana Scelza, che ha frequentato il liceo scientifico e poi chimica a Salerno, in una classe di 30 studenti (di cui dieci ragazze). Dopo la laurea, la borsa di studio del Cnr e due anni all’università di Padova, prima di entrare nella divisione ricerca e sviluppo di Pirelli. Il laboratorio, però, aveva spazi troppo stretti e la manager chiese di potersi spostare a lavorare a contatto diretto con il mercato tra Cina, Australia e America. Perché come con la musica, «ero innamorata di Rachmaninov, è difficilissimo da suonare e mi ha fatto sempre penare, ma era una grande gioia quando riuscivo», Scelza sa che vincere le sfide e andare oltre i propri limiti porta alle maggiori soddisfazioni. E lo ha fatto, esperienza dopo esperienza. Dal 2008 al 2014 ha lavorato con la Cina, affrontando una cultura complessa e millenaria: «Nel Paese ho una sorella cinese, una persona a cui sono legata da tantissimi anni. Da lei ho imparato quanto sia importante walk the talk come dicono gli anglosassoni, ovvero la propria credibilità. Ho imparato il valore di essere un punto di riferimento, avere principi molto chiari. Il successo nella vita si deve alla propria crescita personale. Bisogna davvero investire sui propri valori».

Il trasferimento in Brasile

Dalla Cina al Brasile, dove «la vita non vale niente. Ci sono zone estremamente pericolose in cui anche solo un bambino può approcciarti con un coltello o con una pistola per rubarti pochi spiccioli», spiega Scelza, che prosegue: «In Brasile ho imparato che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Loro nella loro storia hanno avuto crisi economiche pazzesche e da un giorno all’altro il loro stipendio può non valere più niente e la loro vita cambiare completamente. Questo fa sì che vivano il presente e che sappiano gioire».

Il trasferirsi dall’altra parte del mondo voleva dire per lei anche rompere con alcuni dei timori del proprio ambiente di origine: «Ho sofferto tanto nella vita di paese le paure che si scatenano quando una donna manifesta la voglia di crescere e di spostarsi. Quando raccontavo di vivere all’estero il commento più comune era: “Oddio, da sola!”», ricorda la manager, che però aggiunge: «Quando arrivi da sola in un altro Paese ti rendi conto che sei tu padrona del tuo destino, di ciò che fai, che senti e che decidi. È un regalo stupendo che la vita ti fa e certo non è senza una contropartita fatta di solitudini, timori, sacrifici. Ma la cosa più bella per me è scoprirmi ogni volta più forte di prima. Mi metto alla prova e anche se sbaglio e cado, trovo la capacità di rialzarmi. Più si va avanti e più si affrontano cose più complesse e più grandi, ma lo si fa con una serenità sempre più grande. Certo il fallimento è sempre dietro l’angolo, ma si impara a farne tesoro e a saper ripartire».

 

L’intervista completa è su Il Sole 24 Ore, continua a leggerla sulla pagina dedicata.

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