Insieme a Maura Gancitano e Andrea Colamedici di Tlon, in occasione della nona edizione del Tempo delle donne, abbiamo affrontato il tema dell’impatto della mente sulle nostre vite e dell’importanza della salute mentale per intraprendere un percorso di fioritura personale.
A seguito dell’emergenza pandemica, sono stati portati avanti degli studi che ci mettono davanti a una realtà devastate. Gli studi condotti dalla rete degli Studenti Medi insieme all’Unione degli Studenti Universitari e al Sindacato dei Pensionati Italiani hanno infatti riscontrato che 9 ragazzi e ragazze su 10 soffrono, hanno sofferto o stanno soffrendo di stress e disagi psicologici. Insieme all’emergenza sanitaria c’è stata anche un’emergenza psicologica. Ciò che è mancato in questo periodo di emergenza è il fatto che non abbiamo vissuto abbastanza lo sguardo dell’altro. Farlo è fondamentale: abbiamo un bisogno vitale, i ragazzi hanno un bisogno vitale di ritrovare lo sguardo dell’altro, uno sguardo che coltiva e fertilizza.
Miguel Benasayag ha detto “Non siamo tutti sulla stessa barca, siamo soltanto nella stessa tempesta”. Accorgersi di questo è il primo passo per affrontare tempi incerti. Non siamo sulla stessa barca perché non abbiamo tutti le stesse condizioni partenza, non affrontiamo le asperità e le malattie con la stessa condizione di partenza e con le stesse condizioni economiche. Ma affrontiamo tutti quanti le stesse burrasche, gli stessi orrori e fatiche. “Navighiamo oceani di incertezze attraverso arcipelaghi di certezze” (Edgar Morin). Riconoscere di non essere al sicuro, riconoscere di essere gettati nel mondo e di essere in balia di una serie di variabili interrelate tra loro fa paura. Soltanto stringendoci e riconoscendo la nostra interdipendenza come esseri fragili, possiamo riscoprire il nostro stare al mondo.
La filosofia può aiutare come processo di autoformazione e autoeducazione. Ci sono dinamiche sociali che rischiano di condizionarci, di impedirci di compiere un percorso libero e autentico che ha a che fare con noi, con quello che desideriamo e che sentiamo che dentro di noi può fiorire. La filosofia aiuta a compiere il proprio percorso autentico di fioritura, che non è un percorso di felicità. Non ha a che fare con il dover dimostrare di essere felici e di aver sempre esperienze di picco in assenza di difficoltà. La fioritura è anche un percorso di attriti e cambiamenti, che implica la capacità di gestire la complessità. Fiorire non significa eliminare le difficoltà e i limiti che si vedono di se stessi. Significa cercare di creare una giusta misura tra lo stare nel mondo immersi in questa società e quello che si desidera profondamente, scoprendo chi si è in nuce e distinguendo i propri desideri autentici da quelli invece eterodiretti, che provengono dal mondo esterno e ci che possono allontanare dall’autenticità.
Come già diceva Seneca, non bisogna considerare la propria vita come breve, ma guardarla in profondità: la vita è lunga il giusto, ma molto spesso la viviamo un modo superficiale. Sempre Seneca diceva: “La vita non va allungata, la vita va allargata”.