Congedo parentale: dovrebbe abbattere il “child penality gap”

Le italiane sono le donne che in Europa si sacrificano di più per la famiglia. E potrebbe essere così ancora a lungo.

Per chi sperava in un aiuto nel congedo parentale, infatti, ad agosto la situazione è cambiata poco. Il numero dei giorni richiedibili (retribuiti al 100%) da 5 è passato a 10 – con figli nati dal 13 agosto 2022 in poi -. Certamente un passo avanti per i lavoratori dipendenti, che come scrive l’INPS “punta ad più equa ripartizione delle responsabilità di assistenza tra uomini e donne e a un’instaurazione precoce del legame tra padre e figlio”, ma che non servirà a modificare stereotipi radicati da decenni che vedono da sempre le donne le principali protagoniste dei carichi di cura, sfavorendone così le opportunità lavorative. Una ricchezza, quest’ultima, che viene meno tanto alle famiglie, che non si concedono l’opportunità di allargarsi, quanto alle aziende e al paese. 

Il concedo parentale in Europa

Lo sanno bene in Spagna dove il congedo parentale è 112 giorni per entrambi i genitori; in Svezia dove è salito a 480 (di cui 60 obbligatori per uno dei due genitori e i restanti 420 divisi tra la coppia e pagati all’80%); in Germania, dove si arriva a un massimo di 14 mesi combinati tra i due genitori, con una indennità di circa il 67% dello stipendio (da un minimo netto di 300 euro ad un massimo di 1.800 euro al mese).  

Qualche esempio giusto per mostrare come il congedo dal lavoro per entrambi sia un vantaggio non solo per i lavoratori ma anche per le aziende, che reputano indispensabili negli uffici tanto le donne quanto gli uomini.

Diversa, la situazione maternità in Italia, spesso considerata un giro di boa difficile da superare, e molte volte associata al “motherhood penality”. 

 

Basta “Child penality gap”

Lo mostra il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni che senza figli è del 74%; se hanno almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni crolla al 53% (Istat, BES, 2021).

Una situazione che al sud si fa ancora più critica: lavora solo il 35.3% delle donne con bambini piccoli, anche perché i nidi comunali e convenzionali riescono ad ospitare solo 15 bambini su 100 (Nidi e servizi educativi per bambini tra 0 e 6 anni, ISTAT, settembre 2022).

Chi ha risolto a monte questo problema è la Finlandia.

Il Paese non ha solo lavorato sodo per il concedo parentale ma anche per abbattere il child penality gap e garantire una gender equality nel posto di lavoro. Oggi la nuova legge permette ad entrambi i genitori di godere di 160 giorni a testa, con la possibilità di trasferirne 63 al partner o a chi si prende cura del figlio/a. Non solo: è stato modificato pure il sistema dell’assenza retribuita. Chi è in stato di gravidanza potrà godere in Finlandia di ulteriori 40 giorni di indennità prima di iniziare a recepire il pagamento dell’assegno parentale.

Insomma 10 giorni in Italia non solo non bastano, ma anche se diventano 20 in caso di parto plurimo, – chiesti tutti insieme o frazionati, durante il congedo di maternità della madre – e pure se il periodo si può estendere fino a 9 mesi (pagato al 30%) – non garantiscono imparzialità tra i genitori, dai carichi di cura all’approccio con i figli. Da qui i primi germogli in famiglia della società patriarcale…

 

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