La diversità in azienda è un valore aggiunto. Molte imprese italiane, come le associate di Valore D, lo sanno bene e si stanno facendo promotrici attive dell’inclusione lavorativa, consapevoli che sia un fattore di crescita, di competitività e che va a supporto del business. La diversità è diventata un riferimento centrale delle politiche aziendali: è ormai consolidato che la diversità “paga”, come mostra il rapporto McKinsey “Why diversity matters”, secondo il quale le aziende caratterizzate da maggiore diversità hanno il 35% di probabilità in più di ottenere rendimenti finanziari superiori.
Oggi 21 maggio è la Giornata Mondiale UNESCO della diversità culturale e in questa occasione illustriamo i risultati di un progetto di ricerca pilota condotto da David Trickey e Milton J. Bennett, che hanno indagato la capacità di adattarsi a futuri scenari in evoluzione sotto il profilo culturale e sociale in quattro organizzazioni associate di Valore D. I risultati sono raccolti nell’articolo “Measuring intercultural competence at an organizational level: Mapping and developing Intercultural Viability to thrive in a context of unpredictable change”, in cui si evidenziano i parallelismi tra l’efficacia interculturale e la capacità di adattarsi, e persino di prosperare, in condizioni mutevoli. Per l’analisi è stato adottato un nuovo strumento, chiamato Indicatore di Viabilità Interculturale (IVI), che misura l’efficacia delle relazioni interculturali all’interno delle organizzazioni. Questo strumento può predire la preparazione delle aziende ad affrontare le sempre più frequenti e complesse relazioni interculturali tra colleghi e con clienti o partner.
Perché concentrarsi sulla competenza interculturale delle organizzazioni?
La maggior parte delle discussioni sul cambiamento e sul futuro del lavoro si concentrano sulla tecnologia, ma ignorano le relazioni sociali, che cambiano altrettanto velocemente. Anche di fronte al cambiamento a livello sociale è fondamentale che le organizzazioni si adattino e sviluppino capacità di sopravvivere e prosperare, è un modo per prepararsi ad affrontare condizioni sconosciute. Sviluppare una competenza interculturale organizzativa porta una serie di vantaggi critici per il business, spiega lo studio, tra cui:
- l’agilità dell’organizzazione nel rispondere ai cambiamenti imprevedibili
- la capacità di innovare attingendo al valore di prospettive diverse
- l’imprenditorialità che deriva da una maggiore capacità di navigare attraverso contesti mutevoli
- la capacità di realizzare progetti su scala globale attraverso una collaborazione basata sulla fiducia, anche a distanza.
Quali sono le principali evidenze dello studio?
- La sensibilità interculturale non è una qualità specifica del genere. Che nei gruppi ci siano più uomini che donne (o viceversa) non è rilevante per spiegare perché il gruppo abbia livelli più alti o più bassi di efficacia interculturale.
- La sensibilità interculturale tende ad aumentare con l’età e le persone più giovani non sono più sensibili all’interculturalità per motivi generazionali. Possiamo ipotizzare che la sensibilità interculturale sia fortemente legata all’esperienza di vita.
- Vivere all’estero è fortemente e significativamente correlato sia allo sviluppo interculturale individuale che alla vitalità interculturale aziendale.
- La formazione interculturale è una chiave per tradurre l’esperienza di vita in un comportamento interculturalmente efficace all’interno dell’organizzazione.
- La sensibilità interculturale non dipende dal tipo o settore dell’organizzazione (ad esempio, consulenza, produzione, tecnologia, servizi, trasporti, ecc).
È stato provato che una gestione efficace della diversità produce benefici significativi e che un ambiente di lavoro diversificato porta a un maggiore benessere e a un elevato livello di interazione che consente alle persone di sentirsi libere di esprimere appieno le proprie potenzialità.
Consulta l’articolo originale (in lingua inglese) “Measuring intercultural competence at an organizational level: Mapping and developing Intercultural Viability to thrive in a context of unpredictable change” di David Trickey e Dr. Milton J. Bennett