Primo maggio: l’impatto del Covid sul lavoro delle donne

Primo maggio, Festa del Lavoro, ma non per le lavoratrici. È un primo maggio segnato anche quest’anno dagli effetti della pandemia sul lavoro, con aumento della disoccupazione e del gender gap. Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria, ormai lo sappiamo, sono state quelle che già erano lavorativamente più svantaggiate: le donne e i giovani. A oltre un anno dall’inizio della pandemia, iniziamo ad avere i primi dati solidi sulle reali ricadute sul mercato del lavoro anche in termini di disuguaglianze.

 

Un impatto diseguale

I più recenti dati Istat mostrano innanzitutto che il tasso di disoccupazione è sceso a marzo al 10,1%, con un calo di 0,1 punti da febbraio. Ma il calo del numero di persone in cerca di lavoro riguarda solo gli uomini e gli over25, mentre tra le donne e i giovani di 15-24 anni si osserva un aumento dei disoccupati. E il tasso di disoccupazione femminile sale e si attesta all’11,4% (+2 punti da febbraio). In occasione della Festa dei lavoratori proponiamo una fotografia dell’occupazione femminile, ripendendo le riflessioni suggerite dal Sole 24 Ore, che dà una lettura di genere al rapporto recentemente pubblicato da Istat in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal sull’andamento del mercato del lavoro a partire dallo “shock” del 2020. Quali tratti caratterizzano la vita delle lavoratrici con l’impatto del Covid?

 

 

 

  • La percentuale di donne che ha perso il lavoro nel 2020 è stata doppia rispetto a quella degli uomini.

La caduta del tasso di occupazione è stata dell’1,3% fra le donne contro lo 0,7% negativo fra gli uomini. Il gap sul tasso di occupazione tra donne e uomini passa da 17,8 punti del 2019 a i 18,3 punti percentuale in favore di questi ultimi. Da marzo  2020 in poi la forbice si è aperta e lo svantaggio delle donne rimane decisamente marcato.

  • Il divario occupazionale di genere che si era creato durante il lockdown non è stato colmato.

Il gender gap nell’occupazione non si è ristretto nemmeno nei mesi successivi, anche se il periodo più duro per l’occupazione femminile ha coincso con il primo lockdown.

  • Le donne risultano più penalizzate anche nelle nuove assunzioni.

Considerando i primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un calo del 26,1% delle nuove assunzioni che hanno riguardato le donne a fronte della diminuzione del 20,7% dei contratti attivati per gli uomini.

  • Le donne sono la categoria che ha registrato il minor numero di reingressi nel mercato del lavoro.

Solo il 42,2% delle donne ha goduto di questa possibilità.

  • Per le lavoratrici che sono riuscite a trovare di nuovo lavoro è stata più dura.

Le donne sono la categoria che necessità in assoluto più tempo prima di trovare una nuova occupazione: 100 giorni in media, cioè tre mesi.

 

Un sguardo al futuro con il Recovery plan

Uscire da questa impasse si può e si deve. Il 2021 deve essere l’anno della ripartenza anche per l’occupazione e la leadership femminili, attraverso politiche di promozione e di sostegno che siano concretamente capaci di invertire una rotta sbagliata. “Una maggiore presenza femminile nel pubblico e nel privato non è solo una questione sociale ma anche un tema economico, come evidenziato dalla recente ricerca di McKinsey che stima in 12 trilioni di dollari la crescita del GDP se tutti i Paesi raggiungessero la parità di genere” ha dichiarato Paola Mascaro Presidente Valore D e Chair G20 Empower al digital talk ospitato da The Watcher Post al quale hanno preso parte anche la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti e la Viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde. 

 

Un aggancio arriva da Palazzo Chigi che nel Recovery plan prevede “un investimento significativo sui giovani e le donne”. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza infatti è stata inserita la clausola per favorire l’occupazione giovanile e femminile. Per donne e giovani ci saranno quindi nei bandi di gara specifiche clausole dirette a “condizionare l’esecuzione dei progetti” alla loro assunzione. Inoltre il governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal Next generation Eu “previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne“. Sono incluse inoltre misure di sostegno all’imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze tecnico-scientifiche delle studentesse. A tutto ciò ci si aggiunge l’ampliamento dell’offerta di asili, il potenziamento della scuola per l’infanzia e il miglioramento dell’assistenza ad anziani e disabili, che aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie. 

 

 

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