STEM: una bacchetta magica per migliorare il mondo. Intervista a Carmen Panepinto Zayati 

L’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, un’occasione per riflettere sul ruolo femminile nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e sul significativo gender gap che ancora persiste in questi settori. In Europa, solo il 22% dei posti di lavoro tecnologici è occupato da donne, e in Italia la percentuale di laureate in materie scientifiche si ferma al 19%, contro il 40% degli uomini (Elaborazione Valore D su dati AlmaLaurea – Profilo dei Laureati 2023. Rapporto 2024). Inoltre, secondo l’indagine Opinioni e percezione attorno al mondo STEM dell’Osservatorio D di SWG insieme a Valore D, oltre un terzo della popolazione ritiene ancora che questi ambiti siano più adatti agli uomini. Stereotipi e carenza di modelli femminili contribuiscono a questo divario, scoraggiando le ragazze sin dall’infanzia e limitando le opportunità di carriera per le donne. 

Per colmare questa distanza, nel 2023 è stata istituita la Settimana Nazionale delle STEM (Legge n. 187/2023), celebrata dal 4 all’11 febbraio. Tra le testimonial di questa iniziativa c’è Carmen Panepinto Zayati, laureata in Ingegneria Elettronica e in Bionics Engineering (curriculum Biorobotica), attiva nella divulgazione scientifica e nell’orientamento delle ragazze verso le STEM. Oltre al suo impegno nel mondo della scienza e della tecnologia, Panepinto Zayati ha vinto Miss Universo Italia 2023, dimostrando come talento e passione possano esprimersi in ambiti diversi. 

Con lei approfondiamo come abbattere gli ostacoli di genere e costruire un futuro più inclusivo nelle discipline scientifiche. 

Essere una donna STEM oggi: tra sfide e opportunità

Cosa ti ha spinta a scegliere un percorso accademico nelle materie STEM, in particolare ingegneria elettronica e bionica (ramo biorobotica)? Hai incontrato resistenze o pregiudizi lungo questo cammino? 

La mia scelta per un percorso STEM non è stata immediata. Da bambina ero molto artistica e creativa. Poi, alle superiori, ho scoperto le cellule e l’anatomia umana, e me ne sono follemente innamorata, tanto da leggere libri di biologia come se fossero romanzi. Quando è arrivato il momento di scegliere la mia strada, la medicina è stata la prima opzione che ho considerato, perché rappresentava un modo concreto per aiutare le persone attraverso la scienza. Però sentivo il bisogno di esplorare un ambito che mi permettesse di unire la mia passione per il corpo umano con la voglia di innovare e creare nuove soluzioni. Così ho scelto di diventare ingegnere. Inizialmente Elettronica per la triennale, in modo da non indirizzarmi fin da subito, ma avere il maggior numero di porte aperte dopo, e poi con una magistrale in Bionics Engineering, studiando finalmente quello che amavo davvero. Un campo dove scienza e creatività si incontrano per sviluppare soluzioni ingegneristiche ispirate a ciò che c’è intorno a noi, per dare una qualità di vita migliore alle persone. 

Effettivamente, all’inizio, dire che studiavo ingegneria, sopratutto ingegneria elettronica, sorprendeva molti. Mi sono sentita dire frasi come “Ma sei sicura?” oppure “Ti hanno obbligata i tuoi genitori?”. Sembrava a tutti strano che avessi scelto un percorso tecnico, ed effettivamente durante la triennale mi sentivo un po’ strana. Una delle 4 ragazze in una classe di 120 persone. Come si fa a non sentirsi dei pesci fuor d’acqua? Poi con la magistrale è cambiato tutto. Mi sono ritrovata in una classe internazionale dove quasi la metà degli studenti erano ragazze, e qui i pregiudizi lasciavano spazio all’ammirazione. 

Nel tuo percorso, hai mai avuto mentori o modelli di riferimento che ti hanno ispirata? Quanto pensi sia importante il mentoring per avvicinare più donne alle discipline STEM? 

La mia principale mentore è sempre stata mia madre, che ha fatto due cose fondamentali per la mia crescita. Prima di tutto, mi ha fatta viaggiare fin da piccola: la accompagnavo nei suoi viaggi di lavoro durante l’anno e d’estate mi mandava da sola in altri paesi. Così, a 18 anni, avevo già visitato decine di nazioni con culture completamente diverse. Questo ha ampliato i miei orizzonti, insegnandomi a non dare nulla per scontato e a non accettare passivamente i limiti imposti dalla società. 

La seconda cosa che ha fatto è stata insegnarmi a sfidare me stessa. Mi ha sempre spinta a superare i miei limiti, mostrandomi che nulla è irraggiungibile se lo si desidera davvero. Con costanza e perseveranza, ogni obiettivo può essere realizzato. 

Questo mi ha fatto capire fin da piccola l’importanza del mentoring e dei modelli di riferimento. Probabilmente se da piccola lei non mi avesse regalato microscopi e telescopi, oltre che alle barbie, non si sarebbe sviluppata in me questa curiosità verso la scienza. Avere una persona a cui ispirarsi aiuta a credere in se stesse e capire che non esistono percorsi preclusi. Per questo oggi cerco di essere un punto di riferimento per ragazze che si rispecchiano in me e che vogliono intraprendere questa strada. 

Le statistiche mostrano che molte persone percepiscono le professioni STEM come fredde o poco creative. A partire dalla tua esperienza personale, puoi farci un esempio concreto per cambiare questa percezione? 

Le STEM non sono fredde o prive di creatività, anzi, sono strumenti per innovare e migliorare la vita. Ed è soprattutto per questo motivo che ho scelto l’ingegneria e non altre carriere, perché le competenze fornite sono come una bacchetta magica per trasformare le nostre idee creative in soluzioni pratiche per migliorare il mondo. 

Un esempio concreto? Durante i miei studi in Bionics Engineering ho scoperto che la struttura ondulata delle sezioni dei cartoni da imballaggio è ispirata ai granchi: il loro esoscheletro in chitina, leggero ma resistente, ha una struttura gerarchica ondulata che assorbe gli urti e distribuisce la pressione, proprio come fanno i cartoni quando impilati. Un’altra innovazione creativa è la stampa 4D: oggetti stampati in 3D con materiali intelligenti che cambiano forma in risposta a temperatura, luce o umidità, e con infinite applicazioni rivoluzionarie in ogni campo. 

Serve una grande quantità di creatività per pensare a idee e soluzioni del genere. Certo questi sono esempi molto specifici, ma qualsiasi aspetto che riguarda l’ingegneria, e le STEM in generale, è secondo me molto creativo. L’ingegnere è per definizione uno specialista nella risoluzione dei problemi. E per poter apportare un contributo rivoluzionario, che davvero migliora il mondo, serve la capacità di vedere i problemi da diverse prospettive, e quindi serve avere un tocco di creatività per fare le vere magie. Ed è questo quello che voglio trasmettere alle generazioni future, soprattutto alle ragazze: la scienza non è fredda e noiosa, ma è soprattutto immaginazione, creatività e un modo per fare la differenza nel mondo. 

“Sei bella e sei pure intelligente” … Considerando la tua partecipazione a concorsi di bellezza, come rispondi a chi vede questo percorso come opposto o inconciliabile allo studio delle STEM? Fa più scalpore un’ingegnera Miss Universo o una Miss Universo ingegnera? 

Una volta, durante un evento, qualcuno mi ha detto: “Ma quindi tu fai ingegneria? E pure la Miss? Wow, esistono davvero donne così?” Come se fossi un esperimento di laboratorio andato storto! 

La verità è che il problema secondo me sta in questa sorpresa. Il fatto che esista questo stupore è sintomo dell’esistenza di un modo di ragionare nella società ancora arcaico e limitante. Perché mai il mondo della scienza e il mondo della moda dovrebbero essere considerati inconciliabili? Per me partecipare a Miss Universe non ha mai significato rinunciare alla mia passione per l’innovazione e la tecnologia. Anzi, l’ha rafforzata, perché mi ha permesso di avere un pubblico maggiore a cui trasmettere la mia passione per la scienza. Più menti contribuiscono alla scienza e all’innovazione futura, e migliore sarà il mondo di domani. 

Ma alla fine, fa più scalpore un’ingegnera Miss Universo o una Miss Universo ingegnera? Dipende dai pregiudizi di chi guarda! Ma il punto è che non dovrebbe fare scalpore per nulla. Si può essere eccellenti nelle STEM, appassionate di divulgazione scientifica e partecipare a un concorso senza dover dimostrare niente a nessuno. L’importante è sentirsi libere di essere ciò che vogliamo, senza etichette. 

Nel suo libro “Oltre le stelle più lontane”, Amalia Ercoli Finzi scrive: “[..] Nel futuro della società tecnologica che le aspetta, complessa e in rapidissima trasformazione, l’intelligenza, l’intuito e la passione femminile faranno la differenza. Le ragazze STEM non saranno poche stelle isolate. Saranno intere costellazioni che illumineranno il cielo”. In base alla tua visione, come sarà il cielo del futuro? 

Immagino un cielo costellato di donne straordinarie del presente che stanno contribuendo a cambiare il mondo. Penso subito alla professoressa Maria Chiara Carrozza, già ministra dell’Istruzione, oggi presidente del CNR, e per anni docente all’Istituto di BioRobotica dove attualmente svolgo le mie attività di ricerca. Ma vedo brillare anche Fabiola Gianotti, direttrice generale del CERN, Samantha Cristoforetti, prima donna europea comandante della ISS, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, premi Nobel per lo sviluppo della tecnica di editing genetico CRISPR/Cas9, e molti altri nomi. 

In questo cielo vedo anche le scienziate del passato, il cui lavoro è stato spesso ignorato o attribuito ai colleghi. Penso a Sophie Germain, il cui contributo matematico alla stabilità della Torre Eiffel fu dimenticato, a Lise Meitner, che contribuì alla scoperta della fissione nucleare senza ricevere il Nobel, e a Rosalind Franklin, il cui lavoro fu cruciale per la scoperta della doppia elica del DNA, ma non le fu mai riconosciuto. 

In questo cielo non ci saranno solo i grandi nomi del passato e del presente, ma ci saranno anche i nomi delle migliaia di giovani ragazze che stanno ora iniziando ad appassionarsi di scienza, che stanno studiando e sperimentando in abiti come biotecnologie, robotica, intelligenza artificiale ed energia rinnovabile. Ma ciò che immagino con più chiarezza è che queste costellazioni piene di talento e creatività, illuminate dalla passione femminile, non faranno più scalpore e notizia come eccezioni, ma saranno la norma. Perché la realtà è che il futuro non è scritto nelle stelle, ma nel coraggio di chi decide di trasformare i sogni in realtà, proprio come queste donne stanno già facendo oggi. 

Chi è Carmen Panepinto Zayati? Attivista STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) per incoraggiare i giovani, soprattutto le ragazze, a intraprendere percorsi di studio scientifici. Attualmente svolge attività di ricerca presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna. Laureata magistrale in Bionics Engineering (curriculum Biorobotica) e triennale in Ingegneria Elettronica, il suo curriculum comprende l’Università di Cambridge, summer school con EMBL e CNR e simulazioni delle Nazioni Unite. È stata Miss Universo Italia 2023, e attualmente contribuisce attivamente alle attività dell’agenda della legge STEM n. 187/2023 occupandosi di orientamento scientifico e divulgazione nelle scuole, nelle conferenze e sui social media. Ha fondato il progetto STEM4SCHOOLS di orientamento scientifico nelle scuole per ragazzi di tutte le età, ed è l’ambasciatrice STEM per Samsung Italia. 

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