Women in the Workplace è il più grande studio realizzato negli USA che esplora lo stato delle donne nel mondo del business.
Tra il 2015 e il 2021, oltre 750 aziende hanno partecipato allo studio e più di un quarto di milione di persone sono state intervistate sulle loro esperienze lavorativa. Quest’anno le informazioni raccolte provengono da 423 organizzazioni che contano in totale 12 milioni di dipendenti.
Lo studio 2021 si focalizza, in particolare, sull’impatto della pandemia COVID-19 e sulla enfasi crescente sulla diversità, l’equità e l’inclusione nell’esperienze delle donne nel mondo del lavoro.
Dal 2016 la presenza delle donne è aumentata in tutta la pipeline, specialmente nelle posizione di senior leadership, anche se continuano a essere sotto-rappresentate rispetto agli uomini e il costo della pandemia continua a farsi sentire anche dopo un anno e mezzo dall’inizio.
Infatti dalla studio emerge che le donne riportano livelli di stress lavorativo significativamente più elevati degli uomini, il 42% delle donne dice di aver sperimentato spesso o quasi sempre nel 2021 episodi di burn-out, una percentuale cresciuta di 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nonostante ciò le donne manager stanno affrontando il momento, e stanno facendo di più dei colleghi manager uomini per sostenere i loro team, favorire il benessere dei dipendenti e anche promuovere la diversità, l’equità e le iniziative di inclusione.
Eppure questo lavoro non viene riconosciuto formalmente e premiato dalla maggior parte delle aziende e le implicazioni possono essere anche preoccupanti. Le aziende rischiano di perdere proprio i leader di cui hanno bisogno in questo momento, ed è difficile immaginare le organizzazioni che navigano nella pandemia e costruiscono ambienti di lavoro inclusivi se questo lavoro non è formalmente riconosciuto.
L’impatto dell’ultimo anno e mezzo sulle donne non è ancora chiaro. Ma i rischi per le donne – e le aziende che dipendono dalla loro leadership – sono molto reali.
