Opinioni e vissuti relativi ai canoni estetici​ nel mondo del lavoro​

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L’indagine “Opinioni e vissuti relativi ai canoni estetici nel mondo del lavoro“, realizzata dall’Osservatorio D, è il risultato della collaborazione tra Valore D e SWG per comprendere il senso di adeguatezza ai canoni estetici, l’influenza dell’aspetto sul successo, le esperienze e gli stereotipi legati all’estetica sul mondo del lavoro.

Dall’indagine emerge che a quasi la metà dei rispondenti capita di non sentirsi sempre o spesso adeguati rispetto agli standard estetici del giorno d’oggi; questo senso di inadeguatezza è più alto nelle donne e nei ceti fragili. Poco più di una persona su due si sente sempre o spesso adeguata “esteticamente” sul luogo di lavoro.

Più di una persona su due riconosce un impatto del proprio aspetto fisico (positivo o negativo) sul perseguimento dei propri obiettivi. Lo pensano 6 donne su 10 e 7 giovani 18-34enni su 10. E’ proprio sui giovani che si percepisce una forte pressione dei canoni estetici: a 1 su 4 è capitato di rinunciare a partecipare ad eventi o situazioni con altre persone perché non sentiva il suo aspetto fisico adeguato alla situazione, mentre il 16% ha rinunciato a candidarsi per una posizione lavorativa perché si richiedeva una persona di bella presenza.

Lo studio dimostra che continuano a sopravvivere forti stereotipi estetici sul lavoro, che colpiscono soprattutto le donne: il 53% dei rispondenti reputa che le donne considerate belle ottengono più fiducia da parte di colleghi e responsabili; tale convinzione è più radicata negli uomini (lo pensano 6 uomini su 10). Al contrario, solo 1 persona su 3 reputa che gli uomini considerati belli facciano più carriera al lavoro rispetto agli altri.

Inoltre, la metà dei lavoratori e lavoratrici riconoscono un’influenza degli standard estetici sulla propria carriera e/o riconoscimento lavorativo. Tale influenza è più sentita dalle donne (60%) e dai giovani (71%). Anche a fronte di un colloquio di lavoro il 73% (78% se si considerano solo le donne) attribuisce all’estetica un’utilità pari se non superiore alla preparazione.

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