L’indagine “Opinioni e atteggiamenti verso un linguaggio più inclusivo” è stata realizzata dall’Osservatorio D per approfondire la tematica del linguaggio inclusivo. Lo studio è il risultato della collaborazione tra Valore D e SWG per comprendere cosa pensano gli italiani riguardo il linguaggio inclusivo e se e in che modo percepiscono il peso delle parole.
Dallo studio emerge che oltre la metà del campione intervistato (56%) pensa che il linguaggio sia uno strumento a cui prestare particolare attenzione, in quanto capace di includere o ferire. Lo pensa in particolare il 62% degli over 55, ma a sorpresa, per 1 giovane su 4 (generazione Z o millenial), si attribuisce troppa importanza alle parole, che in alcuni casi possono anche rappresentare un limite. Nonostante a 1 italiano/a su 2 sia capitato di sentirsi incompreso/a, il 70% pensa che l’integrità della lingua vada difesa dalle troppe storpiature odierne e dal politicamente corretto che ha “stancato” 3 persone su 5.
L’indagine rivela comunque che i linguaggi irrispettosi sono ancora oggi molto diffusi: tra gli ambiti più “inquinati” a tal proposito dominano la classifica i social network, i contesti sportivi e la comunicazione politica. Emerge un quadro in cui le parole vengono usate con troppa superficialità e leggerezza su più fronti, in primis la salute mentale, l’appartenenza politica, l’orientamento affettivo e sessuale e la provenienza geografica.
Il rischio è che si verifichi un’inclusività solo di facciata: il 54% dei rispondenti pensa infatti che la sempre maggior attenzione all’uso delle parole e ad un linguaggio inclusivo e rispettoso sia una moda comunicativa, più che una reale attenzione verso le persone.