WEF: il ruolo delle aziende per un futuro inclusivo e sostenibile

Dalla crisi energetica a quella climatica, dalla parità di genere alla recessione: l’incontro annuale del World Economic Forum (WEF), tenutosi a Davos nel mese di gennaio, ha acceso i riflettori sulle tematiche più discusse all’interno del dibattito politico mondiale. Cosa fare per affrontare le sfide sociali e ambientali più urgenti? Il report “Toward a sustainable, inclusive, growing future: the role of business”, presentato da McKinsey & Company in occasione del forum, suggerisce di puntare a una crescita sostenibile e inclusiva, vale a dire una crescita economica che fornisca le risorse finanziarie necessarie per contenere i cambiamenti climatici, promuovere il capitale naturale, la biodiversità ed eque opportunità.

 

Il forum e i temi protagonisti

 

Il meeting del WEF ha l’obiettivo di radunare leader politici, leader economici e società civile per discutere in maniera costruttiva delle crisi a livello globale e delle soluzioni da adottare attraverso la cooperazione tra settore pubblico e privato.

A preoccupare i vertici riuniti a Davos è stata innanzitutto la crisi ambientale in corso: il Global Risks Report, realizzato in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group, ha individuato una serie di fattori – tra cui inflazione, aumento del costo della vita e del debito pubblico – in grado di compromettere gli sforzi per combattere povertà e crisi climatica, determinando un grave rischio per l’economia.

Alla questione ambientale è strettamente legato un altro tema, quello della crisi energetica e dell’utilizzo delle energie rinnovabili. Dal 1° marzo 2022 la crisi ha raggiunto per la prima volta una dimensione mondiale, a causa del blocco dell’esportazione di gas, che ha al tempo stesso dato impulso all’utilizzo di forme di energie green: nel 2019  solo 1 macchina su 100 era elettrica, nel 2022 la percentuale è salita al 13% e il dato è destinato a crescere nel tempo.

Al centro degli incontri anche lavoro e parità di genere: il tema dell’eguaglianza risente molto delle differenze geografiche, risultando particolarmente penalizzato nelle regioni meno sviluppate e ricollegandosi soprattutto alla mancanza di sussidi e alle numerose difficoltà sperimentate dalle donne, divise tra cura e istruzione. Sul fronte lavoro, la ripresa post-pandemica ha messo in luce il bisogno di una nuova forma di comunicazione tra datori e lavoratori e di un maggiore impegno sul piano etico da parte delle aziende, chiamate ad essere trasparenti e a trasmettere valori autentici.

Nonostante il nuovo anno si prospetti complesso e difficile, a Davos si è registrato un cauto ottimismo per il secondo semestre del 2023: segnali di resilienza, infatti, sembrano intravedersi in ogni parte del mondo e l’inflazione e gli inasprimenti della politica monetaria, che nel primo momento causeranno un rallentamento economico, potrebbero essere seguiti da un periodo di ripresa.

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Una crescita economica sostenibile e inclusiva

 

Per far fronte alle sfide sociali e ambientali più urgenti, una delle possibili soluzioni è puntare a una crescita sostenibile e inclusiva: è quanto emerge dal report di McKinsey & Company “Toward a sustainable, inclusive, growing future: the role of business” – presentato in occasione dell’incontro di Davos – che sintetizza i risultati del business forum del G20 2022 ospitato dall’Indonesia.

La crescita economica a cui fa riferimento il documento richiederà l’intervento di molti soggetti, tra cui le imprese che, rappresentando oltre il 70% del PIL mondiale, avranno un ruolo fondamentale.

Il report propone due misure per quantificare ciò di cui il mondo ha bisogno entro il decennio per diventare sempre più sostenibile. Una è l’empowerment gapcioè la capacità di spesa delle famiglie per soddisfare le esigenze di base ed essere in grado di far fronte alle emergenze. L’altra è il sustainability gapil divario di sostenibilità, che misura gli investimenti annuali aggiuntivi in tecnologie a basse emissioni per raggiungere emissioni zero entro il 2050. Le dimensioni del divario variano da Paese a Paese, ma sono consistenti ovunque.

Per colmare queste lacune, il mondo deve sperimentare una crescita economica solida. La crescita è necessaria perché crea reddito per le persone, che devono spenderlo, risparmiarlo o investirlo. Tuttavia, da sola, non è sufficiente. Altri due ingredienti saranno indispensabili per ridurre il divario di reddito: l’intervento del governo, che può indirizzare gli incentivi e le risorse pubbliche verso la sostenibilità e l’inclusione; e l’innovazione guidata dalle imprese, che può accelerare la crescita, portando a spese, risparmi e investimenti ancora maggiori.

 

Dalle aspirazioni alle azioni

 

Il bisogno di costruire un mondo più sostenibile e inclusivo, dunque, è ormai sempre più urgente, così come l’esigenza di ridefinire le priorità e le azioni concrete attraverso cui avvicinarsi all’obiettivo.

Nella fase attuale di policrisi o di “crisi multiple” connesse tra loro, la sfida della sostenibilità non può essere pensata autonomamente da quella dell’inclusione.

Al riguardo, le imprese che intendono intervenire attivamente sul fronte dell’innovazione, possono adottare due approcci: usufruire delle opportunità già esistenti nel mercato o promuoverne di nuove, individuando i livelli di collaborazione più adatti, dall’agire in maniera autonoma a cooperare con i governi su specifici progetti, fino a lavorare con questi ultimi per dare forma ai mercati del futuro.

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