The Most Influential Brands 2018: l’inclusione crea successo

«Il processo d’identificazione tra noi e i brand influenza le nostre abitudini, i nostri comportamenti e i modi di fare acquisti nella vita di tutti i giorni. È lo spunto da cui siamo partiti per raccontare il The Most Influential Brands 2018». Lo ha detto Nicola Neri, Amministratore Delegato Ipsos, in occasione della presentazione dell’indagine sui 100 marchi più rilevanti per i consumatori.

Esaminando la ricerca si scopre, non con troppa sorpresa, che nel 2018 l’e-commerce la fa da padrone e che Amazon è il brand più influente in assoluto in Italia. Nella top 10, dopo il marchio di Jezz Besos, seguono in ordine: Google, Whatsapp, Paypal, Facebook, Apple, Microsoft, YouTube, Samsung e IKEA.

I super marchi, ha raccontato Nicola Neri, sono riusciti a guadagnarsi le posizioni più alte del podio grazie all’incastro tra due anelli critici: influenza e identità. Ovvero sia: saper esercitare influenza significa permettere al cliente di rappresentare ed esprimere la propria identità, che viene aggregata a quella del brand. E l’incastro fa click quando coesistono cinque valori su cui l’azienda può costruire la propria immagine: corporate citizenship (impegno e ruolo sociale), engagement (coinvolgimento), leading edge (innovazione), presenza e affidabilità.

Una volta il prodotto veniva creato sulla base dello status sociale del cliente a cui sarebbe stato dedicato. Oggi, invece, lo status viene sdoganato dai valori. Il prodotto ha successo se è in grado di affermare visioni, principi, ideali che sono gli stessi del consumatore e che gli permettono di raccontare se stesso attraverso la fruizione del prodotto.

Per costruire dei valori e indurre all’acquisto, servono quindi strategie mirate e un marketing umanistico che conosca il consumatore. E le aziende più influenti sanno che il consumatore è oggi perlopiù donna.

Forbes nel 2013 scriveva che entro il 2028 le donne avrebbero controllato il 75% di tutti gli acquisti legati alla casa. Fluent, nell’indagine Marketing to Women 2016, dichiarava che anche l’e-commerce parla oggi al femminile: il 72% delle donne che riceve informazioni commerciali via mobile, il 71% di quelle che seguono i brand sui social media e il 53% delle iscritte a newsletter informative su prodotti, dichiarano di essere più propense all’acquisto di chi è fuori dall’e-world. Non solo, dichiarano anche di preferire proposte gender neutral e lontane da stereotipi di genere.

Sostenere la diversità, comprendere i comportamenti e i modelli femminili, permette alle aziende di guadagnare la fiducia di un gruppo che avrà sempre bisogno di sentirsi rappresentato – anche nei prodotti che utilizza.

Quando la donna è la più ampia opportunità di mercato, allora ha senso puntare sull’inclusione del punto di vista femminile per la creazione del prodotto, per guidarne il marketing e la distribuzione. Numerosi studi hanno messo in evidenza che le aziende più inclusive sono anche quelle con i risultati migliori. IKEA o Facebook ne sono un esempio. E l’inclusione è un passo essenziale per tutte le aziende che vogliono rimanere competitive.

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