Studiare all’estero: sempre più ragazze e meno ragazzi

Sempre più ragazze studiano all’estero. L’esperienza di apprendimento, al contrario, non sembrerebbe essere altrettanto apprezzata dai ragazzi, che preferirebbero rimanere a casa in quanto più stanziali per natura, “più mammoni”.

A dircelo è l’ultima ricerca prodotta dall’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca promossa dalla Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos. L’Osservatorio ha intervistato oltre 800 adolescenti tra i 15 e i 19 anni. I risultati finali mettono in luce che le ragazze sono il 62% degli studenti che partono per un’esperienza di studio all’estero.

Il dato è peraltro in linea con la media regionale dei ragazzi che partecipano ai programmi dell’associazione Intercultura, che promuove e finanzia programmi scolastici internazionali. In Lombardia, su 360 studenti partiti o che partiranno nel corso dell’anno scolastico, 227 sono ragazze. E così anche a Milano, dove le studentesse sono 75 su 118.

«La maggior parte dei ragazzi che partecipa studia nei licei, dove ci sono più ragazze. Vanno bene a scuola, non hanno paura di rimanere indietro», spiega Carlo Buzzi, sociologo dell’Università di Trento che ha collaborato alla ricerca.

«Ma questo non spiega tutto, così abbiamo analizzato i tratti culturali e motivazionali». Il 58% delle ragazze si sente identificata con l’opzione “Mi piace cambiare, viaggiare e visitare posti lontani e culture anche molto diverse dalla nostra”, mentre il 53% dei maschi ammette di preferire l’idea di sentirsi a casa propria. Poi le ragazze sono più propense ad assumersi responsabilità (il 46% contro il 41% dei maschi), accettando di fare scelte giudicate irreversibili o quasi. E anche a credere che “Se si ha paura di rischiare non si fa mai nulla” (il 36% contro il 29).

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