Smart working: ne beneficiano autonomia e produttività. E l’ambiente.

Un’indagine riportata da La Stampa su 12 mila casi di lavoro fuori dall’ufficio per 3 giorni al mese sottolinea i benefici per  l’azienda e per la qualità della vita del dipendente. Risparmi su benzina, baby sitter e mezzi pubblici, e l’ambiente ringrazia. Oggi in Italia sono 570 mila gli smart worker, un trend in crescita.

 

A fine anno, 1300 euro in tasca in più, 2.400 chilometri percorsi in meno, 7 giorni guadagnati e 270 chili di anidride carbonica risparmiati per un beneficio ambientale pari a 18 alberi piantati. È il valore aggiunto della vita di uno smart worker che possa lavorare per tre giorni al mese senza raggiungere l’ufficio, ma organizzando i tempi di vita e attività professionale con maggiore autonomia, rivela l’indagine condotta da Variazioni su 37 imprese piccole, medie e grandi messe sotto la lente.

 

Il nuovo approccio al lavoro a beneficio dell’azienda

L’indagine sottolinea che grazie allo smart working un’azienda recupera anche in produttività (il 95% dei casi) e ore lavorate. Per esempio, un risultato sorprendente dell’indagine è che, ogni 100 ore risparmiate grazie agli spostamenti evitati, 25 vengono spese in lavoro aggiuntivo. Insomma, non tutto il tempo guadagnato va alla vita privata. È uno dei benefici della riduzione dello stress e del clima di fiducia che si instaura tra azienda e dipendente. È una svolta nell’approccio al lavoro.

 

I numeri del cambiamento culturale: fiducia nel dipendente

Nel 2019, stima l’Osservatorio del Politecnico di Milano, sono saliti a 570 mila i lavoratori agili e progetti ad hoc sono avviati nel 58% delle grandi imprese. Fatta una legge ad hoc nel 2017, le difficoltà ora sono soprattutto culturali. E l’ostacolo è spesso dove dovrebbe risiedere il motore delle aziende, cioè ai piani alti.

Il 76% degli smart worker è soddisfatto del proprio lavoro, contro il 55% degli altri dipendenti. Uno su tre è pienamente coinvolto nella realtà in cui opera, rispetto al 21% di chi lavora in modalità tradizionale. Secondo le organizzazioni, i principali benefici riscontrati dall’adozione dello smart working sono il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%) e la crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti (35%).

Ma, come dicevamo, la gestione degli smart worker presenta secondo i manager anche alcune criticità, in particolare le difficoltà nel gestire le urgenze (per il 34% dei responsabili), nell’utilizzare le tecnologie (32%) e nel pianificare le attività (26%), anche se il 46% dei manager dichiara di non aver riscontrato alcuna criticità.

 

Abbiamo presentato i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, se vuoi approfondirli  clicca qui.

 

Monica Parrella, Direttrice del Personale MEF

L’esempio del MEF: le ore di ufficio interessano meno dei risultati

E lo smart working è stato introdotto anche al Ministero dell’Economia, un salto netto nella cultura organizzativa. Ed è il più grande progetto del genere nel governo centrale dello Stato con il 10% dei dipendenti coinvolti: -40% congedi, -37% assenze per malattie brevi, aumento della produttività. Sono alcuni dei risultati ottenuti grazie a sei giorni al mese per 700 dipendenti. Lo racconta Monica Parrella, direttrice del personale: «Conviene passare dal controllo delle persone e delle presenze alla cultura della performance e del merito basata sui risultati».

 

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