Rapporto Inps 2018: quali evidenze sui dati di genere?

L’Inps ha pubblicato l’ultimo Rapporto sull’occupazione in Italia nel 2017. Un’occupazione che sale, anche se, come già abbiamo scritto, lo fa con contratti che sempre più spesso sono a termine.

Le nuove tecnologie creano nuove categorie di lavoratori: quelli on-demand tramite app; i riders del cibo consegnato a casa; il crowdwork dei programmatori, informatici e professionisti tutto-fare; e poi quelli che utilizzano l’asset rental e guadagnano tramite affitto e noleggio di beni e proprietà.

A cavallo tra 2017 e 2018, il livello di occupati è tornato pari a quello del primo semestre 2008, grazie esclusivamente alla performance dell’occupazione dipendente. E per l’88% di coloro che sono rimasti senza lavoro nel settore privato, le varie riforme del Jobs Act hanno garantito un sussidio.

Tra notizie belle e notizie meno belle, il Rapporto Inps ha inoltre il merito di mettere in luce aspetti importanti sull’occupazione femminile e maschile nel nostro Paese. Le abbiamo raccolte per voi.

 

IL PAY GAP:
Il documento parla di un divario salariale di genere evidente. Nel settore pubblico, la retribuzione femminile ammonta a 101 € giornalieri a fronte dei 126 € maschili (rispettivamente 28.981 € e 37.324 € annui). Le cose non cambiano molto nel settore privato, dove si registrano 72 € giornalieri e 16.997 € annui per le donne, contro 100 e 24.833 per gli uomini.

 

I NUMERI DELLE DONNE IMPIEGATE SECONDO CLASSE D’ETÀ:
La presenza femminile nel mercato del lavoro aumenta nel settore pubblico:
– lavoratrici fino ai 29 anni: nel 2017 sono 63.498 (+4,2% l’occupazione femminile rispetto al 2016
– donne tra i 30 e 54: 1.255.558 unità (+0,2 rispetto al 2016)
– donne over 50: 730.666 unità (+1,8% rispetto al 2016)

Ma cresce ancora di più nel settore privato, dove abbiamo +7,7% di incidenza di lavoratrici fino ai 29 anni (1.329.695 in tutto), +1,2% di donne nella fascia d’età fra i 20 e 54 anni (4.369.359), e +2,8% delle over 50 (786.811).

 

I CONGEDI:
Per quanto riguarda il periodo di paternità obbligatoria per i lavoratori del settore privato, il numero di beneficiari è cresciuto negli anni, passando da 72.794 nel 2015, a 93.520 nel 2016, a 107.369 nel 2017. Contemporaneamente, sono aumentati anche i congedi parentali interamente facoltativi che coinvolgono entrambi i genitori e che garantiscono un’indennità pari solo al 30% della retribuzione. I papà “per scelta” sono stati 45.003 nel 2015 e 59.111 nel 2017, con una variazione annua del +3,9%.

 

I SUSSIDI:
Interessanti anche i dati sulla durata del sussidio di disoccupazione, che mostrano che gli ex lavoratori con un precedente contratto a tempo indeterminato rimangono disoccupati per un periodo quasi doppio rispetto a chi aveva un contratto a tempo determinata. Questa differenza, comunque, è ancora più marcata per le donne (31% degli uomini con contratto a tempo indeterminato contro il 43% delle donne). Non si notano differenze sostanziali in base al genere tra i lavoratori con precedente contratto a tempo determinato, mentre le donne che perdono un lavoro a tempo indeterminato impiegano quasi 8 mesi (33 settimane) in più per ritrovare un lavoro rispetto agli uomini con lo stesso tipo di contratto.

 

LE PENSIONI:
Il 44,8% delle pensionate (3.686.462 in tutto), riceve una pensione lorda inferiore a 1.000 euro. Di contro, solo il 25,7% dei pensionati uomini ne ottiene una inferiore a 1.000 euro.

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