«Qualcosa sta cambiando», aumentano le donne nell’artigianato vicentino

L’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza ha pubblicato l’indagine congiunturale semestrale sull’andamento dell’artigianato vicentino per la prima metà del 2018. Lo studio ha preso in considerazione 2.021 micro e piccole imprese per un totale di 11.206 dipendenti. Le conclusioni risultano positive su due fronti: da un lato, l’occupazione nel settore è aumentata dell’1,8% rispetto a un anno fa, soprattutto per quanto riguarda il Manifatturiero (+2,2%), i Servizi (+2,2%), la Mobilità (+3,7%), la Produzione (+2,8%) e la Moda (+1,9%). Ad aumentare sono in particolare gli occupati con contratto di apprendistato (+7,1%), gli impiegati (+3,9%) e gli occupati part-time (+2,4%).

Dall’altro lato, le notizie positive arrivano dal fronte femminile: l’occupazione delle donne nell’artigianato è cresciuta del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2017, a fronte del +1,1% degli occupati uomini. La presenza femminile nel settore dipendente dell’artigianato raggiunge così la percentuale del 34,1% (contro il 33,4% dell’anno scorso). Le donne dimostrano di possedere sempre più le capacità non solo di creare il prodotto artigianale e di saper “fare”, ma anche di capire il mercato e utilizzare gli strumenti giusti, inclusi quelli digitali.

Sandro Venzo, delegato alle politiche del lavoro e della formazione di Confartigianato Vicenza, ha commentato così i numeri dell’indagine: «La rilevazione dell’Ufficio Studio ci conforta perché parla di un artigianato vicentino che non ha mai smesso di rimboccarsi le maniche, che ha agganciato la ripresa anche investendo nei prodotti di qualità, nei mercati esteri e nell’innovazione di processo e prodotto. E così crescono gli occupati artigiani full-time e quelli con contratto di apprendistato sono aumentati, anche questi segni inequivocabili che gli artigiani non vivono di rendita ma creano ricchezza anche per il territorio». E per quanto riguarda nello specifico la crescita dell’occupazione femminile ha detto che «è evidente che qualcosa sta cambiando sia in azienda che tra le lavoratrici la cui preparazione ora non è più legata a logiche di genere. Senza dimenticare l’importanza degli strumenti di welfare aziendale che possono permettere una migliore, e maggiore, conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro».

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