Non binario (persona non binaria): che cosa significa? 

Quando si parla di una persona non binaria, definita anche genderqueer oppure non-binary in inglese, si è soliti indicare una persona con identità di genere che non si associa (completamente o in parte) alla canonica (o tradizionale, classica) distinzione tra i due generi di donna e/o uomo. 

Il significato di persona binaria  

La cultura occidentale ha tradizionalmente classificato le persone in due ruoli distinti basati sull’identità di genere: uomo e donna. Riconoscere l’esistenza di uno spettro delle identità di genere più ampio significa introdurre il concetto di persone non-binarie in un immaginario collettivo che, spesso, non le considera. 

Per comprendere appieno il termine “non-binary”, è importante prima chiarire cosa si intende per persona binaria: una persona che si identifica con il binarismo di genere tradizionale, che suddivide nettamente le identità in uomo e donna, attribuendo loro specifici ruoli, attributi e comportamenti nella società.  

Che cosa significa non binario? 

Una persona non binaria, o genderqueer, è dunque qualcuno che non si riconosce nel tradizionale binarismo di genere, che suddivide rigidamente il genere in uomo e donna, associando a ciascuno specifici ruoli e aspettative sociali. Sebbene il concetto di identità non binaria possa sembrare un fenomeno recente, numerosi esempi storici dimostrano che le persone non-binary sono sempre esistite

Le identità non binarie, infatti, hanno radici profonde in culture e tempi diversi. In Mesopotamia, già nel 2000 a.C., si trovano riferimenti a persone che non si identificavano né come uomini né come donne. Un esempio significativo è presente su una tavoletta di pietra che narra un mito in cui la dea Ninmah crea un essere umano “senza organo maschile né femminile”, segnando simbolicamente l’esistenza di un “terzo genere”. Questo racconto evidenzia come la complessità delle identità di genere fosse integrata anche nelle narrazioni mitologiche di una delle civiltà più antiche. 

Testimonianze simili emergono in altre parti del mondo. Negli scritti induisti, ad esempio, si parla della comunità Hijra, che storicamente occupava un ruolo unico nella società, non vincolata alle tradizionali categorie di genere maschile e femminile. Allo stesso modo, nelle comunità indigene americane precoloniali, il concetto di “two spirit” (tradotto due spiriti) racchiudeva una varietà di identità di genere che andavano oltre lo schema occidentale. Queste persone, spesso dotate di ruoli spirituali e sociali significativi, incarnavano l’idea che il genere potesse essere un’esperienza complessa e sfaccettata

Anche in Europa si trovano tracce di questa diversità. Nell’XI secolo, i documenti anglosassoni introducono il termine “wæpen-wifestre”, che si traduce come “donna con un’arma” e che alcuni studiosi interpretano come un riferimento a persone non binarie o queer. Sebbene la comprensione moderna del termine sia limitata, rappresenta un’importante testimonianza storica del riconoscimento di identità di genere al di fuori del binarismo. 

Questi esempi, provenienti da epoche e culture diverse, dimostrano che le identità non binarie non sono un fenomeno recente, ma parte integrante della storia umana. Il colonialismo, con la diffusione della visione eurocentrica del genere, ha spesso oscurato questa ricca tradizione, privando molte culture delle loro prospettive culturali che riconoscevano una maggiore complessità e fluidità di genere. Recuperare queste narrazioni significa restituire dignità e spazio a una parte essenziale della diversità umana.  

È corretto dire che un non binario è una persona transgender? 

Spesso quando si parla di una persona non binaria si è soliti collegarla a una persona transgender, per via del fatto che non vi è concordanza tra il sesso biologico e le aspettative di genere che ha la stessa. Tuttavia, non è corretto dire che un individuo non binario sia una persona transgender. Infatti, una persona transgender può essere binaria, riconoscendosi nel sistema del binarismo, come non binaria se non si riconosce in maniera rigida nella categoria uomo/donna. È sempre importante considerare l’esperienza soggettiva unica della persona

I dati del sondaggio “Gender Census 2021: Worldwide Report” mostrano che solo il 33,5% delle persone con identità non binaria si descrive come transgender, evidenziando la necessità di comprendere le differenze concettuali tra i termini e riconoscere che essi rappresentano esperienze personali e non categorie rigide o universali. Essere transgender, infatti, non significa necessariamente aver intrapreso un percorso medico o chirurgico: può includere anche una transizione sociale, come dichiarare (coming out) di non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita. Questa distinzione è fondamentale perché non tutte le persone non binarie si identificano come transgender, mentre altre sì, sulla base della loro percezione personale e unica della propria identità

Inoltre, all’interno delle identità non binarie, esistono molteplici termini che riflettono esperienze diverse. Ad esempio, chi si definisce “genderfluid” vive un’identità di genere fluida e in continua evoluzione. Le persone “bigenere” si identificano talvolta come uomini e talvolta come donne, mentre coloro che si riconoscono come “agender” o “neutrois” si descrivono con un genere neutrale o con l’assenza totale di genere. Questi termini non sono solo etichette, ma rappresentano modi per esprimere e definire la propria esperienza di genere al di fuori delle categorie tradizionali. 

La comunità LGBTIQIA+ include una vasta gamma di termini e identità che continuano a evolversi nel tempo, adattandosi a una crescente sensibilità sociale e culturale. Riconoscere questa diversità è essenziale per rispettare l’unicità di ogni individuo, evitando generalizzazioni o sovrapposizioni che possano semplificare o travisare le esperienze personali. 

L’importanza di una comunicazione rispettosa  

L’inclusività verso le persone non binarie passa anche attraverso una comunicazione attenta e rispettosa. Per essere realmente inclusivi, è fondamentale utilizzare locuzioni neutre o impersonali, soprattutto quando non si conosce l’identità di genere della persona con cui si interagisce. Un approccio efficace è chiedere direttamente alla persona non binaria per comprendere le sue preferenze di linguaggio. Questo gesto semplice, ma significativo, permette di rispettare l’autodeterminazione dell’individuo e di adottare un linguaggio che rifletta realmente le sue scelte, evitando malintesi o situazioni di disagio per entrambe le parti. 

Promuovere ambienti inclusivi per le persone non binarie è una responsabilità condivida. Ogni individuo deve sentirsi libero di esprimere la propria identità senza temere giudizi o dinamiche discriminatorie basate su stereotipi. Creare spazi accoglienti e rispettosi non solo favorisce il benessere delle persone non binarie, ma contribuisce a costruire una società più equa, dove nessuno si senta diverso, escluso o svalutato. 

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