Il 2020 celebra il venticinquesimo anniversario della Piattaforma d’azione di Pechino per l’uguaglianza di genere. Ma con il diffondersi del Covid-19 anche i passi avanti ottenuti negli ultimi decenni rischiano di essere vanificati. La pandemia sta inasprendo le disuguaglianze preesistenti, esponendo le vulnerabilità dei sistemi sociali, politici ed economici.
Su questo tema il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha presentato un policy brief che indaga l’impatto del COVID-19 sulle donne. Nel documento sono individuati 5 ambiti in cui la pandemia produrrà un impatto specifico sulle donne, aggravando disuguaglianze di genere. La premessa alla base di questa analisi è che gli effetti saranno particolarmente gravi per le donne «per il semplice fatto di essere donne». In particolare, il report considera gli impatti nell’ambito economico, della salute, del lavoro di cura non retribuito, della violenza di genere e nei contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze.
Secondo il report, quasi il 60% delle donne in tutto il mondo lavora nell’economia informale, guadagnando di meno (nel mondo il gender pay gap arriva anche al 35% per la stessa mansione), avendo minore possibilità di risparmiare e con un rischio maggiore di finire sotto la soglia di povertà. Con la caduta dei mercati e la chiusura delle imprese, milioni di posti di lavoro femminili rischiano di scomparire. Contemporaneamente alla perdita di un’occupazione retribuita, il lavoro di assistenza non retribuita delle donne è aumentato in modo esponenziale a causa della chiusura delle scuole e delle crescenti esigenze delle persone anziane.
Non solo. Con l’aggravarsi della pandemia Covid-19, che aggrava lo stress economico e sociale, insieme alle misure di restrizione del movimento e di isolamento sociale, la violenza di genere sta aumentando in modo esponenziale. Tutti questi effetti sono ulteriormente amplificati in contesti di fragilità, conflitti ed emergenze in cui la coesione sociale è già compromessa e le capacità e i servizi istituzionali sono limitati.
Come intervenire?
Per limitare l’impatto negativo sulla vita delle donne è necessario rimuovere le barriere che impediscono il loro pieno coinvolgimento nelle attività economiche, favorire la parità di retribuzione e le pari opportunità, i finanziamenti per le donne imprenditrici e i meccanismi per promuovere il lavoro autonomo delle donne, includendo sia la sfera pubblica che quella privata.
Allo stesso modo, la riduzione dei divari di genere nel campo dell’istruzione e la garanzia che le donne rimangano e aumentino la loro partecipazione al mercato del lavoro formale avranno un ruolo significativo nel permettere all’economia una crescita forte, più equa e sostenibile.
Il problema del lavoro di cura non retribuito
La crisi globale di Covid-19 ha reso evidente il fatto che i lavori di assistenza e cura sono costruiti sul lavoro invisibile e non retribuito di donne e ragazze.
Secondo dati ONU, le donne rappresentano il 70% degli operatori nell’assistenza sanitaria e sociale nel mondo e svolgono il triplo del lavoro di cura domestica non retribuito rispetto agli uomini. Questo “le espone al rischio più alto” e le sottopone “a uno stress considerevole” in un momento di crisi come quello provocato dalla diffusione del Covid-19 nel mondo. A denunciarlo la direttrice esecutiva dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (UN Women), la sudafricana Phumzile Mlambo-Ngcuka. Secondo la dirigente delle Nazioni Unite, intervenuta sull’argomento con una nota, “la maggioranza delle donne è impiegata nell’economia informale, dove il concetto di assistenza sanitaria è assente o inadeguato, e dove gli ingressi a livello economico non sono sicuri”. Per Mlambo-Ngcuka, questo non è solo un problema di natura sanitaria ma sta “al cuore delle politiche di equità di genere”.
Per consultare il report ONU “L’impatto del Covid-19 sulle donne” completo (in lingua inglese)