Oltre 135 anni per arrivare alla parità di genere secondo il Global Gender Report 2021 del World Economic Forum

I tempi per la parità di genere si allungano di un’altra generazione a causa del Covid, precisamente di 36 anni in più, secondo il nuovissimo Global Gender Gap Report del World Economic Forum, che come ogni anno traccia la mappa del divario di genere nel mondo. Il rapporto stima che ci vorranno in media 135,6 anni per raggiungere la parità su una serie di indicatori in tutto il mondo, invece dei 99,5 anni delineati nel rapporto del 2020. Un bilancio nettamente peggiorato nell’anno segnato dal Covid: la pandemia ha fatto crollare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, non sono in Italia ma in tutto il mondo. In parallelo sono diminuite le opportunità per le ragazze e le madri hanno visto ulteriormente appesantirsi il carico delle incombenze di cura.

Esaminando i dati di 156 paesi, il rapporto ha usato la stessa metodologia negli ultimi 15 anni e ha indagato le performance su quattro indicatori: opportunità economiche, potere politico, istruzione e salute. I paesi sono classificati secondo il Global Gender Gap Index, che misura i punteggi di questi indicatori su una scala da 0 a 100, a seconda della distanza dalla parità di genere, o la percentuale del divario di genere che è stato chiuso in un paese. I paesi nordici sono di nuovo in testa con Islanda, Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda e Svezia in cima alla lista dei paesi più equi al mondo. L’Islanda è al primo posto per la dodicesima volta, con il 10,8% del suo divario di genere ancora da chiudere.

“L’impatto della pandemia sulle donne è ancora probabilmente sottovalutato e non è pienamente visibile nei dati disponibili finora” dice Saadia Zahidi, Direttrice generale del World Economic Forum “ma le perdite visibili in termini di empowerment politico e partecipazione economica sono preoccupanti ed evidenziano la necessità per i governi e le imprese di impegnarsi nella ripresa con l’obiettivo dell’uguaglianza di genere bene in mente”. Inoltre Zahidi sottolinea che i paesi nordici sono un modello di come creare resilienza a lungo termine, assicurando che ci sia un’infrastruttura di assistenza per sostenere le famiglie che lavorano, così come il supporto per i lavoratori che sono stati licenziati e per le imprese in difficoltà. “Tutto questo ripaga nel tempo in termini di uguaglianza di genere”, conclude Zahidi. Non a caso, quindi,  l’occupazione femminile è più bassa dove è più debole la rete delle infrastrutture sociali.

L’Italia risale e si classifica al 63° posto

Dopo un anno di pandemia, in un panorama tutt’altro che roseo, nella classifica stilata dal World Economic Forum spicca la risalita dell’Italia, che ha guadagnato 13 posizioni salendo dal 76° al 63° posto su 156 Paesi. La spinta maggiore al miglioramento è venuta dalla politica, dove risultiamo il 41esimo Paese nella classifica (arrivando addirittura al 33esimo posto se si tiene conto delle donne nell’esecutivo). Il governo Conte II, che è quello tenuto in considerazione dalla rilevazione, aveva raggiunto un record storico con una percentuale del 34% fra ministre, viceministre e sottosegretarie. L’altra faccia della medaglia, però, è la partecipazione economica, che ci vede scivolare al 114esimo posto, fanalino di coda a livello europeo: persistono le disparità di reddito e le donne in posizioni manageriali sono ancora poche. Il reddito stimato delle donne italiane è in media pari a solo il 57,2% di quello degli uomini e la differenza da colmare sulle retribuzioni è del 46,7%. Infine, l’Italia si colloca al 57esimo posto sul fronte dell’educazione, con strada da fare in particolare nella partecipazione femminile ai corsi di studio con più futuro: come le materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) da dove provengono solo il 15,7% delle laureate, quasi la metà rispetto ai maschi (33,9%).

Elena Bonetti, ministra della Famiglia e le pari opportunità commenta così i dati del Global Gender Gap Report al Sole 24 Ore: «L’empowerment e l’occupazione femminile sono leve per l’attivazione della parità di genere. E serve, accanto alla promozione della presenza delle donne nel lavoro, un piano educativo straordinario. Il Piano della Next Generation Eu va esattamente in questa direzione e, insieme alla presidenza italiana del G20, sarà l’occasione imperdibile per ridare futuro ad un’Italia oggi piegata dalla pandemia, e che potrà davvero ripartire con lo sguardo e il protagonismo delle donne».

Sotto la Presidenza italiana del G20, la Ministra Bonetti ha designato Paola Mascaro, Presidente di Valore D, alla guida del G20 EMPOWER, uno dei tavoli tematici approvati dal G20. L’alleanza G20 EMPOWER ha lo scopo di costruire una rete nel settore privato a livello globale per identificare le sfide e condividere le buone pratiche a supporto dell’avanzamento della leadership femminile e porterà le proprie proposte al vertice dei Leader del G20.

“In dodici mesi, in Italia e nel mondo, siamo tornati indietro sul tema della parità dei diritti, bruciando i progressi fatti”, commenta Paola Mascaro, Chair G20 EMPOWER. “La Presidenza italiana del G20, una grande opportunità per far si che il tema dell’uguaglianza di genere, come già condiviso con la Ministra per le pari opportunità e la famiglia Bonetti, attraverso il percorso istituzionale che verrà promosso, diventi una priorità e venga affrontato con misure concrete che accelerino il cambiamento e la transizione verso una maggiore inclusione e valorizzazione dei talenti femminili nel mondo. Non si tratta solo di giustizia: raggiungere la parità di genere è un volano per l’economia. Una recente ricerca di McKinsey evidenzia che se tutti i Paesi la raggiungessero si avrebbe una crescita del GDP pari a 12 trilioni di dollari”, conclude Mascaro.

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