Occupazione: tra i giovani il gap di genere è del 16,6%

L’occupazione giovanile è pressoché stagnante dopo l’uscita dalla recessione, siamo il fanalino di coda d’Europa. Il tasso di occupazione dei 25-34enni, dopo aver subito un serio calo di 10,8 punti percentuali tra il luglio 2007 e il luglio 2014, nei cinque anni successivi è aumentato di appena tre punti. Linda Laura Sabbadini presenta oggi sul La Stampa la condizione dei giovani al lavoro in Italia, in cui pesa anche un gender gap del 16,6%.
 

I divari che caratterizzano l’occupazione giovanile

Oggi l’Italia è all’ultimo posto in Europa come tasso di occupazione dei giovani da 25 a 34 anni, con venti punti percentuali in meno rispetto alla media tra i 25-29enni e dodici punti tra i 30-34enni. E l’Italia è anche tra gli ultimi nella classifica dei laureati nella fascia tra i 30-34enni. Ma soprattutto già all’ingresso – difficoltoso – nel mercato del lavoro, si registra un gap di genere nei tassi di occupazione a svantaggio delle donne di 16,6 punti percentuali.

Il gap tra Nord e Sud è cresciuto: 31 punti percentuali. Ai giovani del Nord mancano ancora 7 punti per recuperare i livelli del 2007 e a quelli del Sud 8,6: due mondi accomunati dalla difficoltà di recupero, ma con opportunità offerte molto differenti.

 

Il problema non è solo quantitativo, ma di qualità del lavoro giovanile

Il livello delle retribuzioni è basso. Sono aumentati rispetto al 2007 il part time involontario, la precarietà lavorativa e il numero di giovani che svolgono un lavoro non adeguato al titolo di studio. Si tratta di una vera emergenza nazionale: un’occupazione giovanile nel complesso troppo bassa, una forte differenza di genere, lontani dalle performance degli altri stato europei: un clima di incertezza permanente pervade le prospettive delle giovani generazioni.

 


 

Le sfide aperte

Con questi dati è naturale che persistano bassi livelli di fecondità del Paese, soprattutto al Sud. O che sempre più giovani scelgano di emigrare all’estero per lavorare. Ma quindi come affronteremo le nuove sfide di un mercato del lavoro in trasformazione e di un sistema produttivo che ha bisogno del contributo giovanile e femminile per funzionare ed essere competitivo?
Ci si augura che chi governerà avrà il coraggio di affrontare la questione in modo strategico e di lungo periodo, visto che le misure contingenti non bastano più.

 

 

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