Inclusione, diversità e alti livelli di equità non sono solo associati a una maggiore innovazione e produttività in azienda, ma anche a facilitare l’acquisizione di nuovi giovani talenti: un fenomeno messo in luce dallo studio «Rethink & Broaden Diversity, Equity,and Inclusion to create competitive advantage», elaborato dal Boston Consulting Group (marzo 2022). È il 24% delle imprese nel Belpaese, stando al report, a contemplare oggi questi obiettivi all’interno della propria business strategy, investendo in “DE&I” per una supply chain realmente inclusiva che faccia da richiamo alla Generazione Z.
Dati alla mano, infatti, il 90% dei professionisti sotto i 30 avverte come “fondamentale” l’impegno diretto delle aziende sui temi di maggior impatto sociale. Ben il 53% considera “importante” la costituzione di un management fondato sul riconoscimento e la valorizzazione di culture e background differenti.
Secondo i giovani è garanzia di “benessere” per lavoratori e consumatori; per l’azienda, puntare su tutto ciò, significa attivare un circuito economicamente virtuoso per un ritorno dell’investimento (ROI) 1,3 volte maggiore rispetto ai competitor.
Il potenziale della generazione Z
I nati negli anni 90 – che hanno goduto di internet già dall’infanzia -, del resto, vantano una visione globale molto ampia e la possibilità di portare in ufficio innovazione, attenzione per le nuove tecnologie, confronto costruttivo e rottura di schemi gerarchici. Input già emersi nel 2019 dalla ricerca “Generazione Z. Un nuovo approccio al mondo del lavoro“, condotta da Valore D in collaborazione con Umana SpA. Le società interpellate gli scorsi anni già avevano ritenuto importanti i giovani per lo sviluppo aziendale: “Molto” (69,2%) “Moltissimo” (30,8%).
DE&I: più giovani e ottimismo
Investire in “DE&I”, ad ogni modo, non sarebbe solo una formula per attirare i talenti “under 30.” Secondo una ricerca condotta da Omnicom PR Group Italia, in collaborazione con Astra Ricerche (maggio 2022), aumenterebbe anche la fiducia crescente del personale con un atteggiamento positivo sul tema del gender e dell’identità sessuale.
I risultati mostrano che chi lavora in queste realtà considera l’inclusione e la diversità opportunità positive, in maniera molto più marcata rispetto al resto della popolazione. Ottimismo che coinvolge anche il tema del Gender Equity: la percentuale di chi crede che in Italia il lavoro sia “molto o abbastanza” garantito dalla meritocrazia – e non influenzato da altri fattori – raggiunge il 75%.