L’equità nel mondo dell’istruzione: i risultati dell’Education at a Glance 2024 

Settembre segna l’inizio di un nuovo anno scolastico per studenti e studentesse, così come per insegnanti, genitori e istituzioni che supportano la formazione delle nuove generazioni. In occasione del back to school diamo uno sguardo a “Education at a Glance 2024”, lo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) che offre una panoramica completa dello stato dell’istruzione a livello globale.

Cos’è l’Education at a Glance?

I governi del mondo sono sempre più interessati a un confronto internazionale dei sistemi educativi che possa aiutarli a sviluppare nuove politiche per migliorare le prospettive sociali ed economiche delle persone, introdurre incentivi per una maggiore efficienza nell’istruzione e mobilitare risorse per soddisfare i bisogni.

È da queste premesse e da uno sforzo collaborativo tra governi, esperti e istituzioni che nasce l’Education at a Glance, la guida definitiva allo stato dell’istruzione nel mondo che analizza tutti i livelli di istruzione e fornisce dati su argomenti quali conseguimento, iscrizione, finanza e organizzazione dei sistemi educativi. Questa analisi porta allo sviluppo di indicatori quantitativi e comparabili a livello internazionale che, insieme al lavoro politico dell’OCSE, aiutano a costruire sistemi educativi più efficaci ed equi. Oltre ai funzionari governativi però, Education at a Glance mira a supportare i ricercatori grazie a nuovi dati e ad aiutare il grande pubblico a comprendere come i sistemi educativi dei loro paesi si confrontano a livello internazionale.

L’edizione del 2024 si concentra sull’equità nell’istruzione, tema caro a Valore D in quanto l’educazione scolastica e la possibilità di accedervi sono tasselli fondamentali per prevenire le discriminazioni e creare una cultura più inclusiva per le aziende e per la società nella sua interezza.

Miglioramenti per i gruppi con i risultati più bassi

I risultati scolastici e le opportunità nel mercato del lavoro per i giovani adulti a rischio di esclusione sono in miglioramento. Dal 2016, la percentuale di 18-24enni che non sono né occupati né coinvolti in attività educative o formative è diminuita dal 16% al 14% in media nei paesi dell’OCSE e la quota di 25-34enni privi di un diploma di scuola secondaria superiore è calata dal 17% al 14%. Anche le prospettive lavorative sono migliorate, con un aumento del tasso di occupazione per i 25-34enni senza qualifica secondaria (dal 59% al 61%) e per quelli con diploma secondario o post-secondario non terziario (dal 76% al 79%).

Queste tendenze positive sono attribuibili al prolungamento della permanenza nell’istruzione da parte dei giovani e a un mercato del lavoro solido. Tuttavia, non si traducono necessariamente in risultati di apprendimento migliori. Infatti, la percentuale di quindicenni con scarse performance nel Programme for International Student Assessment (PISA) è rimasta stabile o è aumentata dal 2012 nella maggior parte dei paesi. Inoltre, le competenze delle persone più giovani spesso non corrispondono alle esigenze del mercato del lavoro. Per sostenere trend occupazionali positivi anche in periodi di mercato più difficili, è cruciale che il miglioramento dell’istruzione sia accompagnato da migliori risultati di apprendimento. Ciò implica potenziare le competenze di base per favorire l’apprendimento continuo e sviluppare abilità professionali pertinenti per supportare i percorsi di carriera.

Questione di genere: alta istruzione ma bassa occupazione?

In termini di istruzione, secondo la maggior parte delle misurazioni disponibili, le ragazze e le donne superano i ragazzi e gli uomini. I dati raccolti sottolineano che, tendenzialmente, le ragazze ottengono punteggi più elevati nei test standardizzati e hanno il 28% di probabilità in meno di ripetere un anno nella scuola primaria e secondaria inferiore. Inoltre, a livello di scuola secondaria superiore e terziaria, hanno maggiori probabilità di completare con successo i loro studi in tutti i paesi per cui sono disponibili dati, con divari di genere che spesso superano i 10 punti percentuali. Le donne accedono più facilmente all’istruzione terziaria rispetto agli uomini, e la percentuale di donne tra i 25 e i 34 anni con un titolo terziario è significativamente più alta (54% delle giovani donne contro il 41% dei giovani uomini nell’OCSE).

Nonostante questi risultati positivi, però, le donne continuano a trovarsi in una posizione svantaggiata nel mercato del lavoro. Le giovani donne hanno meno probabilità di essere occupate, soprattutto quelle che non hanno completato l’istruzione secondaria superiore. Il tasso di occupazione delle donne di 25-34 anni senza un diploma secondario è infatti del 47%, ben 25 punti percentuali in meno rispetto a quello dei coetanei maschi. Tra le giovani donne con un titolo terziario, l’84% risulta occupato, ma ciò rappresenta 6 punti percentuali in meno rispetto ai giovani uomini con qualifiche equivalenti. Inoltre, le giovani donne guadagnano meno dei giovani uomini: i guadagni medi sono inferiori del 15% per quelle senza un diploma secondario e del 17% per quelle con un titolo terziario.

In Italia, nonostante le ragazze confermino risultati accademici migliori rispetto ai loro coetanei maschi, il divario occupazionale e salariale è tra i più gravi di tutti i paesi Ocse. Attualmente, solo il 36% delle giovani diplomate è occupata, rispetto al 72% dei giovani uomini (con medie Ocse che si attestano al 47% per le donne e al 72% per gli uomini). Inoltre, per quanto riguarda il pay gap, le laureate guadagnano in media il 58% dello stipendio dei loro coetanei maschi, un divario di genere tra i più elevati nell’Ocse, dove la media è dell’83%.

Come il background familiare influenza i risultati educativi

I risultati educativi si trasmettono da una generazione all’altra. Le disuguaglianze emergono precocemente e persistono in tutte le fasi del sistema scolastico. Nei paesi con dati disponibili, infatti, i bambini provenienti da famiglie a basso reddito hanno, in media, il 18% di probabilità in meno di essere iscritti a programmi di istruzione e assistenza alla prima infanzia prima dei 3 anni. Nelle scuole primarie e secondarie, gli studenti di contesti socioeconomici meno favorevoli ottengono punteggi inferiori nelle valutazioni standardizzate. Coloro che iniziano un percorso di istruzione secondaria superiore hanno il 19% di probabilità in meno di completare i loro studi se i genitori non hanno un diploma di scuola secondaria superiore. Questi svantaggi si traducono in significative differenze nei tassi di conseguimento scolastico: il 72% degli adulti con genitori laureati ottiene un titolo universitario, mentre solo il 19% di coloro i cui genitori non hanno completato la scuola secondaria superiore riesce a conseguire un diploma universitario.

L’importanza dell’istruzione nella prima infanzia

L‘istruzione nella prima infanzia gioca un ruolo cruciale nel ridurre l’impatto del background familiare sulle opportunità educative, contribuendo a colmare le lacune di sviluppo tra i bambini prima dell’ingresso nella scuola primaria.

Negli ultimi dieci anni, diversi paesi dell’OCSE hanno adottato misure per facilitare l’accesso all’istruzione prescolare: 10 su 38 hanno abbassato l’età di inizio dell’istruzione obbligatoria, rendendo quest’ultima obbligatoria in 19 paesi. Inoltre, i governi stanno aumentando gli investimenti in questo settore. Tra il 2015 e il 2021, la spesa pubblica per l’istruzione nella prima infanzia è cresciuta del 9%, un aumento significativo rispetto ad altri livelli di istruzione. Di conseguenza, i tassi di iscrizione sono in aumento, con l’83% dei bambini tra i 3 e i 5 anni iscritti, rispetto al 79% del 2013.

Tuttavia, permangono delle sfide, in particolare il divario tra la fine del congedo parentale retribuito e l’inizio dell’istruzione gratuita, che colpisce maggiormente i bambini delle famiglie a basso reddito: solo sette paesi dell’OCSE offrono assistenza all’infanzia gratuita che inizia subito dopo il congedo, mentre in otto paesi esiste un intervallo di cinque anni o più. Inoltre, anche se l’istruzione nella prima infanzia è ufficialmente gratuita, le spese private rimangono elevate in molte nazioni. Questo crea svantaggi per i bambini provenienti da famiglie meno abbienti, dovuti a fattori come la scarsità di posti nelle strutture pubbliche e un numero limitato di ore gratuite, costringendo così i genitori a integrare privatamente l’istruzione.

Insegnanti: la loro carenza può aggravare le disuguaglianze

Reclutare insegnanti qualificati per sostituire coloro che vanno in pensione o si dimettono è una sfida per la maggior pate dei paesi. All’inizio dell’anno accademico 2022/23, 18 dei 21 paesi con dati disponibili hanno riscontrato carenze di insegnanti, non riuscendo a coprire tutti i posti vacanti. Ma queste carenze non colpiscono tutte le scuole in modo uniforme. Per attrarre insegnanti nelle aree più colpite, circa un terzo dei paesi offre indennità per chi insegna in scuole remote, mentre circa il 10% prevede incentivi economici per le scuole svantaggiate. Tuttavia, questi aiuti non bastano a garantire l’attrazione di candidati motivati ed è fondamentale implementare anche altre strategie, come un adeguato supporto professionale e un forte riconoscimento pubblico per il lavoro nelle scuole in difficoltà.

Guardando al futuro

Il report “Education at a Glance 2024” evidenzia progressi significativi nell’ambito dell’istruzione, ma mette anche in luce le persistenti disuguaglianze che continuano a influenzare le opportunità educative e occupazionali. Sebbene vi siano segnali positivi per i gruppi più vulnerabili, il divario di genere e le differenze socioeconomiche rimangono una sfida cruciale. È fondamentale che le politiche educative non solo mirino a migliorare i tassi di iscrizione e di occupazione, ma anche a garantire che i percorsi e i risultati di apprendimento siano equi e soddisfino le esigenze del mercato del lavoro. Investire nell’istruzione della prima infanzia, garantire un accesso equo alle risorse e reclutare insegnanti qualificati sono passi essenziali per costruire un sistema educativo inclusivo e sostenibile, capace di preparare le nuove generazioni a un futuro migliore.

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