Le sfide dell’innovazione secondo Silvia Candiani di Microsoft Italia

«Si parla tanto di disoccupazione, ma oggi in Italia ci sono 140mila posti di lavoro vacanti nell’innovation technology e nei prossimi 24 mesi ce ne potrebbero essere 270mila. Le carenze maggiori sono nelle competenze, ci sono pochi esperti. Noi stiamo facendo la nostra parte creando percorsi formativi dedicati.».

 

Così Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia e Consigliera di Valore D, in un’intervista con il  direttore de «La Stampa», Maurizio Molinari affronta il tema più che mai attuale del mismatch di competenze nel mercato del lavoro: da una parte troppo pochi ragazzi – e ragazze – studiano le così dette materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), dall’altra parte le aziende non trovano personale qualificato da assumere.

Silvia Candiani è alla guida di un team di 850 collaboratori e di una rete estesa di 10mila partner sul territorio, ed  è la prima donna a ricoprire questo ruolo, con l’obiettivo di portare innovazione a tutti i livelli. «Anche Microsoft è nata come una startup e si poi è sviluppata come l’azienda che ha messo un pc sulle scrivanie di tutto il mondo. Oggi un terzo del nostro fatturato è dedicato a progetti innovativi per offrire agli utenti nuovi strumenti da mettere nella loro cassetta degli attrezzi aiutandoli a realizzare il loro potenziale», spiega Silvia.

 

Come l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite?

«L’intelligenza artificiale è come una bacchetta magica che ci permetterà di risolvere problemi che pensavamo insormontabili: non solo in ambito tecnologico, ma anche nella salute, nell’agricoltura e nella produzione industriale. Microsoft investe moltissimo in ricerca e l’intelligenza artificiale è uno dei rami principali». Inoltre si potrà generare una enorme mole di dati, che si dice siano il petrolio del nuovo secolo, che da essi derivino le maggiori possibilità di sviluppo per le aziende. «Un tempo ottenere questi dati era difficile, oggi anche una piccola azienda può avere accesso alle stesse informazioni che ha una grande impresa: è un processo di democratizzazione che in un sistema produttivo come quello italiano può essere molto vantaggioso», aggiunge Silvia Candiani.


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