Lavoro, Istat: a marzo le retribuzioni restano ferme

Nei primi tre mesi del 2019 sono scaduti 27 contratti collettivi nazionali, sommandosi ai 14 ancora in attesa di rinnovo. La quota dei dipendenti con il contratto scaduto torna ad eccedere il 50% come non accadeva dal 2016.

È quanto ha comunicato ieri l’Istat diffondendo i dati su “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali” riferiti al periodo gennaio-marzo 2019.

Si assiste a una “progressiva decelerazione” della tendenza che,  vista la stazionarietà nei settori dell’agricoltura e dell’industria, riflette un lieve rallentamento nella pubblica amministrazione e uno ben più marcato nei servizi privati, per i quali la variazione di marzo risulta più che dimezzata rispetto a quella di inizio anno.

L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 12,7 mesi. L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 6,6 mesi, in forte diminuzione rispetto a un anno prima.

 

 

Indice delle retribuzioni

A marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,4% nei confronti di marzo 2018. Complessivamente, nei primi tre mesi del 2019 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,6% rispetto al corrispondente periodo del 2018.

Con riferimento ai principali macrosettori, a marzo le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (+1,1% nell’industria e +0,4% nei servizi privati) e del 3,4% per quelli della pubblica amministrazione.

 

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