A quanto ammonta la quantità il tempo dedicato alla famiglia? Secondo l’ultimo rapporto Istat sui carichi di cura (maggio 2018), a parecchio. Andare al supermercato, fare le pulizie, lavare e stirare la biancheria, cucinare, e poi occuparsi dei piccoli, dei meno piccoli e di chi non è autosufficiente: far funzionare bene la famiglia richiede tempo.
Chi dedica più tempo a queste attività sono sempre le donne, anche se l’entità dell’impegno cambia a seconda della zona geografica. Nell’area mediterranea (Italia, Spagna e Grecia) e in Romania le donne lavorano per la famiglia più di 4 ore giornaliere – molto più che in altri paesi europei. L’Italia, con 4h36’, è seconda solo alla Romania, con 4h43’ al giorno.
Il numero di ore fa un certo effetto quando lo si confronta con quello degli uomini, che ovunque si dedicano meno alla cura di casa e famiglia, ma mai poco quanto in Grecia (1h29’), Spagna (1h58’) e, ancora una volta, Italia (1h47’).
Queste caratteristiche, dice l’Istat, fanno dell’Italia il paese europeo con le maggiori differenze di genere in termini di tempo dedicato al lavoro familiare e l’unico in cui le donne sono impegnate quasi tre ore più degli uomini.
Tra gli italiani che vivono in coppia, la percentuale di coloro che affermano che attività improrogabili come lavare e stirare il bucato siano mansioni di pertinenza femminile tocca l’80%.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la motivazione del divario non è solo la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Le differenze di genere si acuiscono all’interno del contesto della coppia e quando si costituisce la famiglia. Infatti, anche quando contribuiscono al reddito e pur a parità di condizione occupazionale, le donne sono impegnate nel lavoro familiare sempre più degli uomini: tra chi vive solo, lo scarto è di 1h18’; tra chi vive in coppia senza figli è di 2h49’; nelle coppie con figli di 4h12’.
E proprio quando bisogna scegliere tra famiglia e lavoro, il modello del male breadwinner vince e, anzi, in Italia viene adottato dal 32,3% delle coppie con la donna in età attiva.
Da tenere in conto è anche il fatto che, il più delle volte, il percorso di stabilizzazione della carriera avviene proprio nel momento in cui alle donne, ormai mamme, è richiesto il maggior impegno familiare. Eppure, la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro è un tema ancora poco affrontato nel nostro Paese. Servizi di welfare più generosi e migliori normative in materia di congedi potrebbero fare la differenza, favorendo di conseguenza l’occupazione femminile. In Italia, per esempio, la copertura finanziaria nei periodi di congedo parentale è pari al 30% della retribuzione, a fronte di altri paesi europei che la coprono invece al 100%.