La chirurgia del terzo millennio è donna

La maggior parte dei medici con meno di cinquant’anni oggi è donna. E le donne medico sono in aumento anche fra le specializzazioni tradizionalmente maschili come ortopedia o urologia, in cui la presenza femminile di poco superiore al 4% è salita al 30%. Ma gli stipendi sono mediamente più bassi del 27% rispetto a quelli dei colleghi e che il 63% delle chirurghe pensa che essere donna sia un ostacolo alla carriera. Sono dati che arrivano dalla Società italiana di chirurgia di cui si sta discutendo in questi giorni al meeting del San RaffaeleLa chirurgia del terzo millennio è donna“, un convegno dedicato solo alle chirurghe.

 

Come, ad esempio, Silvia Proietti, urologa di 37 anni, una delle 4 donne (su 12 componenti) della sua équipe medica al San Raffaele, intervistata su La Repubblica dalla giornalista Tiziana De Giorgio. Qual è la difficoltà più grande per una donna che voglia affermarsi in chirurgia? «Rispetto a un uomo, a una donna vengono spesso date meno possibilità. Non viene dato spazio per operare, forse è questa la discriminazione più grande, le opportunità ridotte. Fino a oggi sono stata fortunata, ho sempre trovato persone che mi hanno valorizzata. Non per tutte, però, è così».

 

Ma non solo per le donne chirurgo è difficile ottenere la fiducia necessaria per mostrare le proprie capacità e crescere, la maggior parte di loro, secondo dati che sono oggetto di riflessione al convegno, sostiene che l’aver messo su famiglia abbia inciso profondamente sulla carriera.  I turni di lavoro sono impegnativi ed è difficile conciliare questi ritmi con la vita privata e «chi ha figli in questo fa più fatica», racconta la dottoressa.

 

E i pazienti trasmettono diffidenza? «Generalmente si fidano. Ma mi è successo di proporre un intervento chirurgico a un paziente che non comprendeva come il chirurgo potessi essere io». Questo fa riflettere sulla mentalità  ancora molto diffusa, ma che deve cambiare. Anche di questo si parla al San Raffaele in questi due giorni di incontri e tavole rotonde: «A oggi purtroppo salvo alcune eccezioni – spiegano gli organizzatori – le donne non hanno avuto lo spazio che meritano».

 

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