Il gender pay gap si assottiglia, ma è ancora al 7,4%

I rapporti di lavoro che riguardano gli uomini sono il 59% del totale e registrano una retribuzione oraria mediana di 11,61 euro, superiore del 7,4% rispetto a quella delle donne (10,81 euro). È quanto emerge dal report “Differenziali retributivi in Italia anno 2017” diffuso dall’Istat.

Il gap di genere –  secondo l’Istituto Nazionale di Statistica – mostra un trend in calo nel 2017 (+7,4%) rispetto al 2014 (+8,8%) per effetto di una maggiore crescita della retribuzione oraria mediana delle donne (+2,4%) rispetto a quella degli uomini (+1%). Nel 2017 i lavoratori dipendenti del privato guadagnavano in media 11,25 euro l’ora, ma più di sei su cento erano sotto la soglia dei 7,5 euro, il 6,3% degli stipendi è da “low pay job”. E la retribuzione oraria mediana passa dai 10,03 euro dei giovani (classe di età 15-29 anni) ai 12,46 euro dei lavoratori più anziani (età maggiore o uguale a 50 anni).

 

Le donne laureate percepiscono una retribuzione inferiore di oltre 3 euro l’ora rispetto agli uomini

Nel 2017, la retribuzione oraria dei dipendenti che possiedono un diploma è pari a 11,54 euro, il 20% in meno rispetto alla retribuzione oraria dei dipendenti che possiedono almeno una laurea triennale (13,85 euro). La maggior parte dei laureati sono donne, ma la laurea premia in misura maggiore gli uomini: l’aumento retributivo è del 32,6% rispetto al diploma mentre per le donne si ferma al 14,3%. I laureati (uomini) percepiscono una retribuzione oraria pari a 16,07 euro, superiore del 32,6% rispetto a quella dei diplomati (12,12 euro).

 

Fonte: Istat, Differenziali retributivi in Italia anno 2017

 

Le donne in possesso di una laurea percepiscono una retribuzione oraria inferiore di oltre 3 euro rispetto ai colleghi uomini (12,58 euro). Lo svantaggio delle donne, ovunque evidente, è più marcato nel Nord-est (+9,6% contro +24,1%), nel Centro (+16,3% contro 34,4%) e nel Nord-ovest (+18,6% rispetto a +38,4%). Inoltre per le donne il differenziale all’aumentare dell’anzianità cresce di 27 punti percentuali – dal 13,2% per anzianità inferiore ai 10 anni al 40,3% per anzianità superiore ai 20 – mentre per gli uomini di 25 (dal 28,1% per anzianità inferiore ai 10 anni al 53% per anzianità superiore ai 20).

 

Fonte: Istat, Differenziali retributivi in Italia anno 2017

 

L’Istituto nazionale di statistica, poi, fa notare anche che è “notevole” il differenziale retributivo – pari al 13,8% – tra i lavoratori nati in Italia e quelli nati all’estero. La retribuzione oraria mediana dei rapporti di lavoro dei primi (l’83,3% del totale) “è pari a 11,53 euro, superiore di 1,4 euro rispetto a quella dei lavoratori nati all’estero”, spiega l’Istat.

 

I differenziali retributivi si ampliano anche al crescere della classe dimensionale di impresa: il valore minimo della retribuzione oraria, pari a 10,2 euro, si osserva per i rapporti di lavoro presso imprese con un numero di dipendenti inferiore a 10. Usando questo valore come riferimento, si registrano retribuzioni superiori dell’8,2% nelle imprese con un numero di dipendenti fra 10 e 49, del 18,1% in quelle della classe dimensionale 50-249 e del 27,5% nelle imprese con almeno 250 dipendenti.

 

Fonte: Istat, Differenziali retributivi in Italia anno 2017

 

Per consultare il report Istat “Differenziali retributivi in Italia anno 2017” completo 

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