Investire nel welfare familiare sostiene l’occupazione femminile

In Italia all’asilo nido pubblico accede solo 1 bambino su 10: più disuguaglianze e difficoltà per le madri lavoratrici a conciliare vita privata e lavoro.

Mamme al lavoro e bambini all’asilo nido sono due elementi fondamentali per una società più equa. Il rapporto di Save the Children “Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita”, diffuso in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico nel nostro Paese, dimostra le difficoltà a scuola dei piccoli che rimangono in famiglia e gli ostacoli per le donne e le madri lavoratrici, e – come sottolinea un articolo uscito su La Repubblica – la ricaduta di tale deficit sulle disuguaglianze sociali.

 

Il deficit italiano

I dati sulla copertura dei servizi per la prima infanzia dicono che l’Italia è ancora molto lontana dal target stabilito dall’Unione europea di garantire ad almeno il 33% dei bambini tra 0 e 3 anni l’accesso al nido o ai servizi integrativi. Nel nostro Paese, infatti, solo 1 bambino su 4 (il 24%) ha accesso al nido o a servizi integrativi per l’infanzia e, di questi, solo la metà (12,3%) frequenta un asilo pubblico. Copertura garantita dal servizio pubblico che è quasi assente in regioni come Calabria (2,6%) e Campania (3,6%  a fronte delle più virtuose Valle d’Aosta (28%), Provincia autonoma di Trento (26,7%), ed Emilia Romagna (26,6%). Risultati decisamente migliori riguardano invece l’accesso alla scuola dell’infanzia, che in Italia accoglie il 92,6% dei bambini dai 3 ai 6 anni, superando pertanto l’obiettivo europeo del 90% di copertura.

 

Indispensabile per i bambini e per le donne lavoratrici

L’asilo nido non serve soltanto ai bambini, ma anche alle mamme. Se i bambini vanno all’asilo nido le madri possono scegliere di lavorare e la loro occupazione, sottolinea il rapporto, non rappresenta dunque un fattore di svantaggio per i bambini in termini di povertà educativa. I bambini che restano a casa con le madri, infatti, non beneficiano spesso di tempo di qualità con i genitori. Ad incidere sulla crescita educativa dei bambini, infatti, non è la durata del tempo passato con i genitori, ma la qualità di questo: lettura condivisa, la musica e i giochi all’aperto sono spesso attività che mancano in alcune famiglie e che l’asilo nido fornisce.

 

I prossimi passi del nuovo governo

A tale proposito, tra le prime mosse del governo Conte 2 sarà sugli asili nido. “Non possiamo indugiare oltre”, ha scandito ieri il presidente del Consiglio nel suo discorso alla Camera. L’esecutivo giallorosso dunque “si adopererà per finanziare le rette di asili nido e micronidi a favore delle famiglie con redditi bassi e medi dal 2020/2021 e ampliare l’offerta di posti soprattutto al Mezzogiorno”. Una promessa che tocca un tema molto importante, la parità di genere e la conciliazione vita privata e lavoro: “Dobbiamo contrastare la falsa mitologia per cui la cura dei bambini possa ostacolare la partecipazione al mondo del lavoro“, ha detto Giuseppe Conte ai deputati presentando il programma di governo.

E infatti l’esperienza degli altri Paesi europei mostra che dove, come in Francia, c’è un efficiente sistema di welfare familiare fatto di nidi pubblici, sussidi per le babysitter e aiuti per organizzare micro asili le donne con figli lavorano addirittura più delle altre. Al contrario, l’Italia con un tasso di occupazione femminile sotto il 50% è fanalino di coda in Ue insieme alla Grecia. E le madri che continuano a lavorare spesso sono costrette al part time, cosa che riduce i redditi medi rispetto a quelli dei loro compagni.

 

Per leggere il Rapporto Save the Children “Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita”

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