Il Fondo Monetario Internazionale indica che nell’industria bancaria a livello globale solo 2 CEO su 100 e solo 1 membro del board ogni 5 sono donne. In Italia la situazione migliora nei cda grazie alla legge Golfo-Mosca, che impone quote di genere per un terzo dei membri, ma i talenti femminili faticano ancora ad emergere.
In un quadro simile non può che essere accolta positivamente la nomina di Paola Angeletti a responsabile della divisione International subsidiary banks di Intesa Sanpaolo, socio sostenitore di Valore D. Il CEO Carlo Messina ha commentato: «La nomina di Paola Angeletti dimostra come la valorizzazione dei migliori talenti presenti nel gruppo, ed in particolare quelli femminili, sia al centro delle nostre strategie di crescita e sviluppo sostenibile».
Le buone pratiche
La nomina di Angeletti si inserisce, infatti, in una precisa e più ampia strategia del gruppo bancario. Fra le principali iniziative c’è l’inserimento dell’obiettivo manageriale di valorizzazione del talento femminile. Come?
Ad esempio, attraverso la creazione di un bacino di sviluppo per talenti femminili a livello manageriale. «Ci stiamo impegnando in maniera tangibile con una serie di iniziative concrete: favorendo una valutazione più equa, nel corso del 2018 la nomina di donne a ruoli dirigenziali è stata pari al 44% rispetto al 31% del 2017» spiega Rosario Strano, chief operating officer di Intesa Sanpaolo.
Un altro passo significativo è stata l’istituzione della figura di Diversity & Inclusion Manager, la cui responsabile è Chiara Pastorino.
Sul fronte delle retribuzioni, invece, «abbiamo avviato il progetto Global banding, finalizzato anche ad una maggiore equità retributiva interna. In questo modo le donne avranno la possibilità di beneficiare di un’evoluzione retributiva oggettiva, simmetrica rispetto a quella riguardante gli uomini», sottolinea Strano.