In Italia bassa attitudine all’imprenditoria e forte gender gap

L’Italia si posiziona penultima per il numero di persone coinvolte in startup e nuove imprese e forte è il gender gap: i dati del Global Entrepreneurship Monitor 2018/2019, presentati da un articolo su Digitalic mostrano una bassa attitudine all’imprenditoria, solo il 4,2% della popolazione in età lavorativa è coinvolta nel lancio di startup o nuove imprese. Non va meglio l’imprenditoria femminile e il divario si amplia quando si parla di nuove imprese.

 

Dati imprenditoria e startup

L’osservatorio Global Entrepreneurship Monitor a cura della Utrecht University e del Babson College analizza sotto diversi aspetti l’impatto dell’imprenditoria in oltre 70 Paesi. Il rapporto si basa sull’ascolto di almeno 2.000 persone in età lavorativa (18-64 anni) per ciascuna delle economie osservate e prende forma a partire da due parametri che definiscono il profilo demografico degli imprenditori: Total Entrepreneurial Activity (TEA) rate e il genere.
Il TEA è l’indicatore del tasso di persone in età lavorativa attivamente coinvolte in aziende nella fase di startup di imprese, sia nella fase di avvio di una nuova impresa (andando ad individuare i nuovi imprenditori), sia nella fase che arriva fino a 42 mesi dopo la nascita dell’azienda (individuando i proprietari o manager delle nuove imprese).

 

I dati dell’Italia nel Global Entrepreneurship Monitor

L’Italia è tra i paesi con i TEA più bassi, in buona compagnia con altre economie ad alto reddito, in cui la propensione all’imprenditorialità sta lentamente riemergendo dopo la crisi economica. Il nostro TEA, in lieve calo rispetto alla scorsa rilevazione, è di appena il 4.2% (il peggiore dei nostri ultimi 5 anni), che ci pone al penultimo posto della classifica. Semmai l’Italia spicca quanto a paura di fallire, che ci vede in quarta posizione con ben 51.7 punti.

Non meglio va il rapporto tra uomini e donne imprenditori, che ci pone al 37° posto del TEA per genere (punteggio di 0,51) e men che meno i parametri relativi alla percezione delle opportunità (37° posto), della percezione delle capacità imprenditoriali (44° posto, con meno del 25% delle donne pensa di avere la capacità di avviare un’impresa) e della propensione all’imprenditorialità (39° posto).

Eppure il trend di genere a livello globale è positivo: su 63 economie su 74 i tassi complessivi di TEA femminile sono aumentati del 10% e il divario di genere (rapporto tra donne e uomini che partecipano all’imprenditorialità) si è ridotto del 5%, confermando la tendenza positiva nel biennio precedente.

 

L’andamento del gender gap nella propensione all’imprenditoria in Italia, dati GEM 2018

 

A partire da questa edizione, infatti, il GEM ha introdotto anche un nuovo parametro: il National Entrepreneurship Context Index (NECI), che valuta attraverso 12 indicatori quanto sia favorevole l’ambiente di 54 paesi per l’imprenditorialità. Anche da questo punto di vista l’Italia non si rivela un luogo ideale, raccogliendo 4.5 punti su 10 in un consesso al cui vertice spicca il Qatar, con 6.7 punti su 10, seguito da Indonesia, 6.6, Paesi Bassi, 6.5, Taiwan, 6.3, e India, 6.2. Dopo l’ottima Olanda tra le europee hanno valori elevati anche Lussemburgo e Svizzera, entrambi 5.7, Francia, 5.6, e Austria, 5.5, mentre peggio di noi fanno Grecia, Slovacchia e Croazia.

 

 

Per consultare il rapporto completo 

clicca qui

 

 

Articoli correlati