In crescita le startup al femminile in Italia

Secondo i dati raccolti da StartUpItalia, con la partnership di UnionCamere e Valore D, sono 1273 le startup iscritte al registro delle imprese a maggioranza femminile in Italia: corrispondono al 13% del totale. Una panoramica delle nuove imprenditrici d’Italia, per capire come stimolare sempre più donne ad aprire imprese o ad affermarsi ai vertici.

Apriamo la nostra analisi mettendo il focus sul gender gap che caratterizza il tessuto produttivo italiano: i dati dell’ultimo European Startup Monitor relativo al 2016 collocano l’Italia al quarto posto per percentuale di fondatrici di startup, dopo Regno Unito, Grecia e Irlanda.

“Dalla ricerca emerge però un dato preoccupante: la presenza femminile si concentra nelle startup di piccole dimensioni. Quando si tratta di scalare il business creando vere e proprie imprese, le donne praticamente spariscono. In aggiunta le startup al femminile si concentrano nei servizi di istruzione e sanità, oltre che comunicazione, settori tradizionalmente con più donne e le e legati alla cura. Questi due elementi raccontano quanto le donne fatichino ancora a trovare un proprio spazio nel business e scelgano ancora settori e attività che la tradizione vuole femminili. C’è un importante lavoro da fare, sia a livello culturale per liberare le ragazze dagli stereotipi di genere e metterle nelle condizioni di liberare tutto il proprio potenziale, sia nel mondo delle imprese per valorizzare e rafforzare le hard e soft skills delle giovani professioniste”. Questo il commento sulla ricerca di Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D.

Startup innovative a prevalenza femminile sul totale delle startup italiane (n.1300). Fonte: Unioncamere

 

Se i dati raccolti non sono incoraggianti, questo non vuole dire che manchino i segnali positivi. Per esempio, ci rincuora che la situazione migliori soprattutto tra i giovani, che vedono una maggior inclusione dell’altra metà del cielo che si riscontra anche al Sud dove, stando ai numeri, sempre più donne rispondono alle difficoltà di trovare un lavoro in modo coraggioso, ovvero scegliendo di diventare imprenditrici di se stesse e supportando in prima persona i rischi dell’impresa formato startup. Inoltre, guardando all’intero panorama italiano, quasi ovunque il numero di imprese femminili registrate è aumentato dal 2014, in media del 3%, nel Lazio addirittura del 7%, in Calabria del 5,6%, in Campania del 5,1%.

 

Sempre a livello generale, è aumentato sensibilmente anche il numero di CdA che apre le proprie porte alle donne: come riporta l’ultimo studio di Unioncamere, infatti, sono 32mila le presidenti del consiglio di amministratore, a fronte di oltre 185mila totali. Le donne presidente incidono per il 17,36% del totale, aumentando di oltre 7 punti percentuali rispetto a settembre 2017. Quasi 17mila, invece, gli incarichi di vice presidenti (un quarto dei 67mila complessivi), con un incremento rispetto a un anno fa di 8,7 punti percentuali. Tra gli amministratori o consiglieri delegati, inoltre, le cariche al femminile sono circa 5mila (contro le 22mila totali), 36mila quelle di amministratrici (il 22,6% dei 160mila esistenti), circa 600 (il 14%) i direttori donna contro 4mila incarichi complessivi.

 

In conclusione, il trend si conferma in crescita e il segnale più positivo arriva dal Meridione, che per la ripresa economica punta soprattutto sui giovani e sulle donne, due caratteri spesso assenti dalle istantanee che fotografano per intero la situazione produttiva del nostro Paese.

 

Consulta l’intera ricerca realizzata grazie al lavoro di Cristina Da Rold con Carlo Terzano e la partnership di Valore D e UnionCamere.

 

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