Il Global Gender Gap Index segnala che quest’anno è aumentata la distanza che separa la società attuale dal raggiungimento effettivo e globale della parità di genere: ci vorranno, infatti, 134 anni per colmare il gender gap – una cifra che a livello spannometrico corrisponde a circa 5 generazioni di persone.
Il rallentamento del progresso verso la parità indica l’urgenza di coinvolgere sempre più organizzazioni, istituzioni e persone in azioni concrete che portino a un cambiamento tangibile non solo per le donne, ma per le società di tutto il mondo, in primis quella italiana.
Cos’è il Gender Gap Index?
Il Global Gender Gap Index , realizzato dal World Economic Forum, è lo studio più longevo che, sin dalla sua nascita nel 2006, monitora nel tempo i progressi e gli sforzi di numerosi paesi volti a colmare il divario di genere. Il report misura annualmente lo stato dell’arte e l’evoluzione della parità di genere in quattro dimensioni chiave: partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica.
Quest’anno, l’indice ha preso in esame 146 economie, evidenziando sia i successi sia i punti critici relativi al divario di genere. Infatti, oltre a una panoramica generale, la sezione Profili economici del rapporto presenta un’analisi di due pagine per ciascuna delle economie: la prima corrisponde ai risultati raccolti e la seconda offre una serie complementare di indicatori e parametri contestuali per quell’economia.
I risultati generali di quest’anno
Sin dal 2006 i sottoindici si sono spostati a ritmi diversi. Nel complesso, ad oggi il cambiamento più significativo si verifica nel Political Empowerment, dove la parità è balzata complessivamente di 8,3 punti percentuali nelle ultime 18 edizioni. Nei settori Partecipazione economica e Opportunità e risultati scolastici la parità ha guadagnato rispettivamente 4,8 e 4,2 punti percentuali dal 2006 a oggi, mentre Salute e sopravvivenza è l’unico sottoindice in cui si è registrato un moderato calo (-0,2 punti).
Confrontando, tuttavia, i risultati di quest’anno con il precedente, i tempi per il raggiungimento della parità nel livello di istruzione sono aumentati a 20 anni (+4 anni dal 2023), quelli per l’emancipazione politica a 169 anni (+7 anni dal 2023). Al contrario si è ridotta a 152 anni (-17 anni dal 2023) la distanza riguardante la partecipazione e le opportunità economiche, mentre il tempo necessario per colmare il divario di genere in materia di salute e sopravvivenza rimane pressoché invariato.
Sebbene il viaggio sia ancora lungo, con diverse velocità di progresso individuale che minacciano di ridurre il progresso collettivo complessivo, da quando l’Index è stato lanciato la maggior parte delle economie ha fatto passi avanti. A livello globale, infatti, la parità di genere nella sfera economica e politica è migliorato significativamente dall’introduzione del report (2006), quasi raddoppiando la parità complessiva nella categoria delle posizioni senior dirigenziali, ministeriali e parlamentari.
Situazione Europea
A livello europeo, c’è un miglioramento complessivo di 6.2 punti percentuale rispetto al 2006. 21 dei 40 paesi hanno colmato oltre il 75% del loro divario di genere, ma persistono grandi disparità tra i vari paesi: ad esempio, l’Islanda, che occupa il 1° posto globale ed europeo, è 29 punti percentuale al di sopra della Turchia, che risulta 40esima e ultima in EU.
In generale però le economie europee occupano sette posizioni nella top 10 mondiale. Oltre all’Islanda, queste includono Finlandia (2°, 87,5%), Norvegia (3°, 87,5%), Svezia (5°, 81,6%), Germania (7°, 81%), Irlanda (9°, 80,2%) e Spagna (10°, 79,7%). I tre posti rimanenti sono occupati dalle economie dell’Asia orientale e del Pacifico (Nuova Zelanda, 4°, 83,5%), America Latina e Caraibi (Nicaragua, 6°, 81,1%) e Africa sub-sahariana (Namibia, 8°, 80,5%). Lituania (11°, 79,3%) e Belgio (12°, 79,3%) sono usciti dalla top 10, con Spagna e Irlanda che nel 2024 hanno scalato rispettivamente +8 e +2 posizioni, raggiungendo i paesi con i migliori risultati.
E l’Italia?
Nella classifica di quest’anno l’Italia, con un punteggio di 0,703 su 1, si posiziona all’87esimo posto a livello generale, perdendo ben 8 posizioni rispetto al 2023. Ciò indica un rallentamento significativo nella riduzione del gender gap e se si fa un paragone europeo il Paese si colloca al 37esimo posto su 40, con al seguito Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia.
Nella sezione sulla partecipazione economica, infatti, l’Italia è arrivata 111esima, peggiorando di 7 posizioni rispetto al 2023 con un punteggio di 0.608 su 1. Nello specifico, sul tasso di partecipazione alla forza lavoro persiste una differenza di -17.4% tra quella delle donne e degli uomini (40.7% vs 58.1) e la presenza femminile rimane sottorappresentata, con difficile accesso a posizioni apicali e una percentuale di 42.6% nei Consigli d’Amministrazione. Infatti, solo l’11,5% delle aziende presenta una maggioranza di donne titolari del business, mentre il 15.3% fa capo a donne.
Per quanto riguarda l’ambito dell’istruzione, invece, l’Italia si è posizionata 56esima, migliorando di 4 posizioni rispetto al 2023 con un indice di 0.996. Molti studi italiani, tra cui la ricerca Oltre le generazioni- esperienze, relazioni, lavoro di Valore D riscontrano una continua crescita nella percentuale di donne e ragazze che acquisiscono titoli di studio: infatti, nell’arco delle ultime 4 generazioni presenti nel mercato del lavoro (Baby Boomer, Gen X, Millennials e Gen Z) le donne sono sempre più formate, con esperienze all’estero e qualifiche spesso superiori alla controparte maschile.
Nell’ambito del terzo parametro preso in esame dal Global Gender Gap Index, quello della salute e sopravvivenza, l’Italia avanza di una posizione rispetto all’anno scorso, posizionandosi 94esima con un indice di 0.996.
Oltre che nel campo della partecipazione economica, la lacuna italiana rimane anche sulla partecipazione delle donne in politica. L’empowerment politico femminile, che viene misurato grazie alla presenza di donne nei ministeri e nei livelli decisionali, continua a essere cruciale per ridurre il gender gap. Con solo il 36,1% dei seggi del Senato occupati da donne, infatti, l’Italia arriva 67esima, peggiorando di 3 posizioni rispetto al 2023 con un punteggio di 0.243.
La strada verso il futuro
Al 2024 la parità di genere avanza lentamente e molti studi italiani confermano le numerose lacune che ancora caratterizzano l’Italia, separandola da tanti altri stati europei. Nonostante ciò, esistono numerose realtà che si impegnano quotidianamente per cambiare le cose: Valore D riconosce come le azioni delle imprese siano state e continuino a essere cruciali per il raggiungimento degli obiettivi a livello regionale e nazionale. Resta necessario però continuare a investire risorse in modo che la portata, la stabilità e la continuità degli interventi non rimangano insufficienti di fronte alle trasformazioni in corso.
Sono necessari grandi miglioramenti nella parità economica di genere per garantire che le donne abbiano libero accesso alle risorse, alle opportunità e alle posizioni decisionali. Infatti, l’occupazione femminile è storicamente caratterizzata da disuguaglianze nell’accesso a posizioni apicali ed è concentrata in specifici settori o in specifiche professioni (come quelle di cura e nei servizi), in lavori precari che le possono esporre a maggiore fragilità.
È fondamentale pensare alla distribuzione dei carichi di cura, troppo spesso ancora prerogativa delle donne, e prendere in considerazioni le misure dedicate al lavoro agile, che incentivano un più corretto bilanciamento tra vita professionale e vita privata: gli investimenti in banda larga e connessioni veloci facilitano la creazione dell’infrastruttura tecnologica necessaria a fornire gli strumenti con i quali ampliare il proprio mercato. Inoltre, bisogna sostenere l’imprenditorialità femminile, che ridisegna e migliora il sistema di sostegni attuale in una strategia integrata.
Anche i governi sono chiamati ad espandere e rafforzare le condizioni necessarie affinché le imprese e la società civile lavorino insieme per rendere la parità di genere un imperativo economico, che soddisfi i bisogni e ispiri l’innovazione.
Inclusion Impact Index Plus: misurare i passi per raggiungere la parità in azienda
Per continuare a contribuire al cambiamento, Valore D da anni incentiva il network delle sue aziende a monitorare il proprio percorso, misurare il cambiamento e scoprire i propri punti di forza e le sfide ancora da affrontare. Grazie all’Inclusion Impact Index Plus, uno strumento gratuito e accessibile pensato dall’associazione, ogni azienda è in grado di ottenere autonomamente e in qualsiasi momento un self-assessment propedeutico alla certificazione per la parità di genere in azienda. Infatti, ogni analisi è personalizzata e composta da due parti: una sezione quantitativa che restituisce uno studio sulla parità di genere e generazionale dell’organizzazione, e una qualitativa che raccoglie il posizionamento dell’azienda sul tema dell’inclusione a 360°, analizzando le politiche dell’organizzazione rispetto a sei aspetti di diversità: genere, età, disabilità, cultura, background, orientamento sessuale e affettivo.
Per sapere di più sull’Inclusion Impact Index Plus si possono scoprire tutti i dettagli nella news di approfondimento, visitare la pagina dedicata o passare subito alla compilazione del questionario di analisi per la propria azienda.