GenZ e Millennial tra vita, lavoro e crisi ambientale

Transizione demografica, digitale, ecologica: le sfide che attendono le società europee nel prossimo futuro sono numerose e complesse, così come i fattori in grado di condizionarne la buona riuscita, tra cui la partecipazione attiva delle generazioni più giovani e l’aumento del loro grado di realizzazione.

Ma guardando al presente, qual è il livello di benessere di GenZ e Millennial? Il ritratto che emerge dai dati più recenti è quello di una popolazione in cerca di nuovi equilibri, attenta ai valori e segnata dalla vulnerabilità.

 

I dati globali

 

La dodicesima edizione del report di Deloitte “Global 2023 Gen Z and Millennial Survey, condotto su un campione di oltre 22 mila persone nate tra il 1983 e il 1994 (Millennial) e il 1995 il e il 2004 (Generazione Z) in 44 nazioni, presenta uno spaccato molto significativo sulle aspettative e sulle preoccupazioni delle persone più giovani.

A livello globale, il report analizza innanzitutto come si sono modificate le esperienze di queste generazioni sul posto di lavoro: se da una parte è aumentata la soddisfazione nei confronti del work-life balance e dei progressi compiuti dalle aziende su DEI e sostenibilità, dall’altro Gen Z e Millennial continuano a mantenere alte le aspettative nei confronti del business.

GenZ e Millennial: grafico di Deloitte

*Deloitte, “Global 2023 Gen Z and Millennial Survey”, 2023

 

Nella scala delle preoccupazioni, il primo posto per entrambe le generazioni è occupato dal costo della vita troppo elevato, seguito da disoccupazione e crisi climatica. Il timore principale è che una recessione economica possa ostacolare la richiesta di un salario più elevato e di condizioni di lavoro più flessibili, così come la ricerca di una nuova occupazione. Per far fronte all’instabilità economica, GenZ e Millennial ricorrono a un secondo lavoro, risparmiano più soldi e rinviano decisioni di vita importanti, come acquistare casa o mettere su famiglia.

Per il 49% di GenZ e il 62% di Millennial il work-life balance è fondamentale, tanto da considerarlo il criterio principale per la scelta di un nuovo lavoro. I livelli di stress e bornout in queste fasce di età, tuttavia, continuano a rimanere molto elevati: circa la metà di GenZ (46%) prova costantemente ansia a lavoro, percentuale che diminuisce per la generazione precedente con un rapporto di 4 a 10 (39%). Sebbene più della metà delle persone intervistate riferisca di aver riscontrato un maggior interesse da parte delle aziende verso la salute mentale, il tema resta ancora circondato da forti stigmi al punto che i supporti messi a disposizione finiscono spesso inutilizzati.

A preoccupare Millennials e GenZ sono anche i casi di microaggressioni e molestie sui luoghi di lavoro, tra cui rientrano email inappropriate, avance fisiche, contatti non desiderati. Anche il cambiamento climatico è indicato come un tema prioritario per entrambe le generazioni, che compiono scelte di vita e di carriera in linea con l’impegno ambientale, pretendendo uno sforzo analogo dalle proprie aziende.

 

 

La situazione Italiana

 

La ricerca di Deloitte ha interessato oltre 800 persone del nostro Paese: rispetto al dato globale, GenZ e Millennials in Italia faticano di più a percepire il business come guida del cambiamento sociale, mentre condividono le medesime preoccupazioni riguardo al costo della vita, al cambiamento climatico e alla disoccupazione. La GenZ appare più sensibile al tema della scarsità di risorse e delle diseguaglianze, mentre le persone Millennial si mostrano più preoccupate per la crisi finanziaria e per le ricadute che questa ha sulla vita privata e sull’acquisto di una casa.

GenZ e MIllennial: grafico di Deloitte riferito all'ItaliaDeloitte, “Global 2023 Gen Z and Millennial Survey”, 2023

 

Per entrambe le generazioni il lavoro contribuisce a formare l’identità di ogni persona, dopo le amicizie e la famiglia: per i Millennials, tuttavia, assume un significato ancora più importante.

La GenZ tende a svolgere due lavori e ad optare per soluzioni ibride rispetto ai Millennial, ancora presenti in ufficio ma in cerca di maggiore flessibilità. Il timore al riguardo è che una variazione delle tradizionali dinamiche lavorative possa portare a una riduzione della retribuzione o essere d’ostacolo al percorso di carriera.

Quanto alla salute mentale, se la GenZ italiana risulta meno stressata rispetto al dato globale, opposto è il caso dei Millennial. Entrambe le generazioni, ad ogni modo, ritengono che il tema non sia affrontato seriamente a lavoro, hanno difficoltà a parlarne apertamente e riferiscono di non aver riscontrato significativi miglioramenti al riguardo.

La crisi climatica, infine, è avvertita grandemente anche in Italia, ma GenZ e Millennials sono restii a spendere di più per le loro scelte sostenibili.

 

 

Il rapporto annuale ISTAT

 

Anche l’ultimo Rapporto annuale Istat, pubblicato lo scorso 7 luglio, contiene un focus sulla fascia di età 18-34 anni, che prende in considerazione le difficoltà sperimentate negli ultimi decenni.

Secondo ISTAT, un ampio segmento di giovani tra i 18 e i 34 anni si trova in condizione di deprivazione, ovvero di “mancato raggiungimento di una pluralità di fattori, individuali e di contesto, che agiscono nella determinazione del benessere, rappresentato attraverso cinque domini”: Istruzione e Lavoro, in cui si valuta la partecipazione al mercato del lavoro e a percorsi educativi; Coesione Sociale, che tiene conto della partecipazione sociale e politica e della fiducia nelle istituzioni; Salute, dove si considerano la salute fisica e mentale e gli stili di vita; Benessere soggettivo, nel quale si valutano diversi aspetti della soddisfazione personale; Territorio, in cui rientrano la soddisfazione per il contesto paesaggistico e ambientale in cui si vive e la difficoltà a raggiungere i servizi essenziali.

In Italia, le persone giovani che nel 2022 mostrano un segnale di deprivazione in almeno uno dei cinque domini sono 4 milioni 870 mila (il 47,1 per cento dei 18-34enni). Le quote più elevate di deprivazione si registrano nella dimensione Istruzione e Lavoro (20,3 per cento), in quella della Coesione sociale (18,2 per cento) e nel dominio Territorio (14 per cento). Inferiori le quote di giovani per i quali si osservano segnali di deprivazione nel dominio della Salute (9,4 per cento) e in quello del Benessere soggettivo (6,8 per cento). Nel complesso la classe di età più in difficoltà è quella tra i 25 e i 34 anni, segnata in misura maggiore da una condizione di “multi-deprivazione”, sebbene le persone tra i 18 e i 24 anni stiano risentendo in modo più intenso e duraturo degli effetti della pandemia.

 

Grafico ISTAT

* ISTAT, Rapporto annuale 2023 – La situazione del Paese

 

Investire sul benessere nelle diverse fasi della vita

 

Dalla lettura dei dati, l’esperienza di GenZ e Millennials risulta dunque caratterizzata da una condizione diffusa di vulnerabilità: precarietà, frammentarietà dei percorsi lavorativi, posticipo delle tappe del ciclo di vita sono solo alcuni dei fattori che nel tempo hanno compromesso la possibilità di realizzazione di questa fascia di popolazione, scoraggiandone la partecipazione a livello politico, sociale, culturale.

Come evidenziato da più parti, per arginare il fenomeno servono investimenti mirati a rafforzare il benessere delle persone nelle diverse fasi dello sviluppo, intervenendo su più fronti: diseguaglianze strutturali, contesti di vita, opportunità educative, formative, di socializzazione.

Oggi, la fiducia è riposta soprattutto nei programmi di ripartenza, come ad esempio il Next Generation EU e il PNRR, e sulla capacità di istituzioni e business di intercettare e valorizzare i bisogni delle risorse più giovani.

Focalizzarsi su questi obiettivi – come sottolinea ISTAT – è sempre più rilevante perché “ciò che migliora la capacità di essere e fare dei giovani aumenta in prospettiva il benessere di tutti”.

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