Generazione Z, arriva il futuro del lavoro

Esperti in tecnologie, ma ancora da migliorare le competenze trasversali che riguardano le capacità comportamentali e relazionali. Il “profilo” dei nativi digitali che emerge da uno studio indipendente realizzato da Dimensional Research per conto di Dell Technologies e riportato dal Sole 24 Ore è un’immagine in chiaroscuro. L’indagine, su un campione di 12mila studenti di scuola media superiore e universitari in 17 Paesi, ha rivelato indicatori molto interessanti circa l’attitudine della cosiddetta «Generazione Z» rispetto alle professioni del futuro.

 

La Generazione Z e le professioni del futuro

La generazione Z potrebbe rappresentare il 20% della forza lavoro entro il 2020. Poiché le organizzazioni accolgono con favore i nativi digitali,  la sfida sarà colmare il crescente divario digitale tra le diverse generazioni sul posto di lavoro. L’impatto che i giovani nati dopo il 1996 eserciteranno sul mondo del lavoro si concretizzerà, appunto, attraverso una mentalità che spingerà ulteriormente le aziende verso il digitale. La conoscenza approfondita delle potenzialità che può avere la tecnologia per trasformare il modo in cui si svolge la propria professione è sicuramente l’elemento caratterizzante dei post-millennial: il 98% di loro ha utilizzato strumenti digitali nel proprio percorso di formazione, l’80% aspira a lavorare con tecnologie avanzate e un’identica percentuale si dice convinto che la tecnologia e l’automazione potranno creare un ambiente di lavoro più equo, evitando preconcetti e discriminazioni.

 

 

Se la fiducia nelle proprie capacità tecniche non è assolutamente in discussione (il 73% del campione le valuta come buone o eccellenti), molto diverso è la convinzione esibita rispetto alle soft skills. Solamente la metà circa (il 57%) del campione, infatti, valuta buona o eccellente la propria formazione in termini di preparazione alla carriera mentre il 52% dichiara di non sentirsi sicuro circa le competenze non tecnologiche che i datori di lavoro desiderano. E tali dubbi si riflettono su una generalizzata preoccupazione, comune al 94% dei neolaureati intervistati, circa le future possibilità di impiego.

 

Generazioni profondamente diverse convivono nel mondo del lavoro

Un quadro a luci e ombre, come si diceva, anche perchè la maggior parte dei business leader evidenzia le difficoltà che le rispettive aziende faranno ad offrire pari opportunità di impiego a generazioni differenti di lavoratori. Le imprese, secondo gli esperti, sono per questo chiamate a una sfida finora mai affrontata, e cioè quella di supportare i propri dipendenti nel trovare punti di contatto finalizzati alla creazione di una cultura “digital-first”.

 

E in Italia?

Umana, con il convegno “Generazione Z – Un nuovo approccio al Mondo del Lavoro” ha indagato come questa generazione vede e affronta il futuro, come si avvicina all’impresa dando vita a un’indagine nazionale, con la collaborazione scientifica di Valore D e dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che fotografa i giovani e fornisce a chi si occupa di recruitment gli strumenti per capire meglio i loro talenti. Che cosa ne è emerso? E quale percezione hanno le aziende di questi nuovi lavoratori?

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