Generazione Z: tra abilità digitali e flessibilità

La Generazione Z è ormai alla conquista del mondo del lavoro: sono i nativi digitali, abituati al multitasking e all’uso simultaneo di diversi dispositivi. Come si può immaginare la Generazione Z al lavoro? Come percepiscono le aziende la Generazione Z? Oggi l Sole 24 ore parla dell’indagine di Umana, realizzata con la collaborazione scientifica di Valore D, che fotografa i giovani e fornisce a chi si occupa di recruitment gli strumenti per capire meglio i loro talenti e il loro approccio al lavoro.

 

Il profilo della Generazione Z

Sono under 24, hanno un rapporto imbattibile con le nuove tecnologie, sono concreti e pragmatici verso il mondo del lavoro, schierano l’asset dell’impegno personale e puntano direttamente a un buono stipendio. Ecco alcuni tratti comuni dei circa tre milioni di giovanissimi, nati a cavallo tra gli ultimi anni del secondo millennio e i primi anni del terzo. È la Generazione Z, la prima full digital che si affaccia sul mondo del lavoro. Un rebus o quasi per i responsabili delle risorse umane che nei colloqui si trovano di fronte i soggetti di una generazione nuova e quasi sconosciuta. «Da tempo percezioni e segnali che arrivavano dal campo quando si affrontava il mondo dei giovanissimi e il loro approccio al lavoro erano scarsamente intelligibili – premette Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, che con il contributo scientifico di Istituto Toniolo e Valore D, ha promosso l’indagine Generazione Z: un nuovo approccio al mondo del lavoro -. Tutti i paradigmi e le regole con loro valevano poco». Da qui la decisione di dare il via a una indagine approfondita per capire il loro mondo e con quali strumenti le aziende possono raggiungerli, valorizzarli e poi trattenerli in azienda.

 

Aziende e Generazione Z

Al momento, nelle aziende, i millenials e la Gen Z sono poco numerosi ma i team delle risorse umane si stanno preparando. «Al momento del contatto con le aziende i giovani temporeggiano perché sanno di avere davanti diverse opzioni – segnala Ulrike Sauerwald di Valore D che insieme a Paola Castello ha realizzato per Umana la ricerca “Giovani nell’impresa: visione e percezione delle aziende sulla Gen Z” -. Sono attenti al welfare, agli orari di lavoro e lo chiedono sin dal primo colloquio insieme alla sostenibilità».

Tra le soft skills che i giovanissimi portano in dote ci sono la capacità di lavorare in team, la motivazione, il desiderio di imparare e la relazione positiva con gli altri mentre sono in flessione la destrezza manuale, resistenza e precisione, le abilità verbali, uditive e mnemoniche. Entrando nel dettaglio delle digital skills, aumentano la digital interaction, le technology applications e i big data. Per attrarre le nuove generazioni vengono varati programmi su misura come mentorship, formazione e job rotation.

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