Negli ultimi quattro anni il mondo del lavoro è andato incontro a una progressiva trasformazione, complici le crisi sanitarie e geo-politiche, le pressioni sociali e ambientali, l’accelerazione tecnologica – tutti fattori che hanno inciso e continuano a incidere sulla domanda e l’offerta dei mercati, stimolando il cambiamento e la richiesta di nuove professioni e competenze.
In questo nuovo scenario, tuttavia, anche l’approccio delle persone al lavoro è mutato: sempre più lavoratori e lavoratrici oggi sentono il bisogno di un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale e di un’occupazione che produca un impatto positivo sulla società.
I cambiamenti nel mondo del lavoro
Secondo le stime più recenti, quasi un quarto (23%) dei posti di lavoro è destinato a cambiare nei prossimi cinque anni: le previsioni indicano la creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro e l’eliminazione di 83 milioni, con una diminuzione netta di 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2% dell’occupazione attuale (WEF, Future of Jobs Report, 2023).
La crescita dei posti sarà dunque compensata da una loro parziale perdita, motivo per cui per molti lavoratori e lavoratrici sarà fondamentale accedere a piani di formazione per sviluppare nuove competenze.
Lo stesso rapporto tra lavoro e apprendimento andrà ripensato in maniera nuova: secondo il World Economic Forum, oggi lo scollamento tra queste due fasi crea l’impressione che l’istruzione sia il viaggio e il lavoro la destinazione. Nell’era della trasformazione digitale, è importante invece che l’apprendimento sia continuo. Per farlo, bisogna puntare a una formazione basata sulla pratica, non solo sulla teoria, e insegnata in un contesto applicato, che porterà a valorizzare le competenze più rilevanti per il lavoro, consentendo così la mobilità economica.
Lavoro e futuro della società
Il cambiamento in atto, tuttavia, non riguarda solo la composizione settoriale della forza lavoro, ma anche le esigenze delle persone e le loro aspettative. Il report di Edelman “Trust at work” sottolinea come ad oggi il 67% delle persone stia rivalutando il modo in cui trascorrere il proprio tempo. Il 72%, inoltre, ritiene che i datori debbano impegnarsi a ripensare il significato stesso del lavoro. A questi ultimi, investiti di una fiducia maggiore rispetto ad altre istituzioni, è affidato sempre più il ruolo di perno del cambiamento sociale.
Al riguardo, il 71% dei dipendenti afferma che l’impatto sociale è un fattore determinante nel valutare un lavoro. Un dipendente ha 14,5 volte più probabilità di lavorare per un’azienda che sostiene pubblicamente i diritti umani, 8 volte di più se sostiene la giustizia razziale e 8 volte se si impegna contro il cambiamento climatico. Quasi tre quarti dei dipendenti dichiarano di voler svolgere un lavoro che dia forma al futuro della società in modo significativo.
5 ostacoli al cambiamento di carriera
Tuttavia, ancora oggi molte persone faticano a lanciarsi in una nuova sfida lavorativa anche quando desiderano qualcosa di diverso. Un articolo pubblicato sull’Harvard Business Review dal titolo “5 Barriers to Career Change — and How to Overcome Them” sintetizza i risultati di un’indagine, condotta su oltre 950 ex studenti di business school, volta a individuare i maggiori ostacoli ai cambiamenti di carriera.
Alla domanda “Quali sono gli ostacoli – se ce ne sono – che ti impediscono di cambiare la tua carriera?“, le persone intervistate hanno risposto indicando le seguenti barriere: scarsa consapevolezza di ciò che si vuol fare dopo, una mentalità limitante, un network inadeguato, vincoli finanziari e mancanza delle competenze giuste.
Sorprendentemente, le risposte alla domanda successiva, ovvero “Quali azioni – se ce ne sono – ti hanno aiutato nel tuo processo di cambiamento di carriera?”, hanno riguardato in positivo proprio gli stessi ostacoli indicati in precedenza, ovvero la creazione di un network, l’acquisizione di nuove conoscenze e competenze, la sperimentazione, la ricerca di opzioni e l’auto-riflessione.
Sperimentazione, networking e nuove competenze
In breve, la poca chiarezza rispetto ai propri obiettivi può far sentire le persone in difetto: questa sensazione è spesso accompagnata da mancanza di coraggio, paura di non guadagnare abbastanza o di non raggiungere la vetta della carriera – tutti timori che finiscono per bloccare chi vorrebbe cambiare lavoro, impedendogli di identificare nuovi possibili percorsi professionali. Come sottolineato nell’articolo, bisognerebbe uscire dal ciclo di auto-colpevolezza ed entrare nell’ottica che per affrontare una transizione di carriera è necessario innanzitutto “cercare per conoscere” e non il contrario.
Anche il networking rappresenta per molti un ostacolo, che si concretizza inizialmente nella difficoltà di individuare le persone giuste con cui interfacciarsi e, in un secondo momento, nell’incapacità di saper riconoscere e comunicare il proprio valore aggiunto. In realtà, anche per le figure più esperte a volte può essere difficile fare rete al di fuori del proprio network abituale, ma l’antidoto è lanciarsi nell’esperienza, partendo dal presupposto che con la pratica anche relazionarsi diviene più semplice.
Spesso a frenare il passaggio a una nuova occupazione sono anche i carichi finanziari, che rendono alcune opzioni lavorative meno percorribili di altre. In questi casi, tuttavia, conoscere più da vicino le caratteristiche della professione che si vorrebbe intraprendere – attraverso ad esempio la partecipazione a incarichi temporanei, l’impegno in attività di consulenza freelance e la realizzazione di progetti in aree di interesse – può aiutare a stabilire concretamente se e in che misura queste preoccupazioni sono fondate.
Infine, uno dei timori più grandi concerne le competenze: chi ha interesse a cambiare carriera teme che le proprie conoscenze siano obsolete o non troppo specifiche, o al contrario sproporzionate rispetto a un determinato ruolo. Al riguardo, per molte persone intervistate, ampliare o aggiornare le proprie competenze attraverso corsi o altro tipo di iniziative si è rivelato utile per iniziare una nuova avventura lavorativa. Così come utile si è dimostrato il tempo dedicato all’autoriflessione e allo sviluppo personale, sia per conoscersi più approfonditamente, sia per superare le emozioni negative legate all’inattività o affrontare con motivazione i periodi di transizione.
I processi di selezione con l’Head Hunter: come affrontarli al meglio
Per chiunque stia valutando un cambio di carriera, Valore D ha stilato un piccolo decalogo contenente alcuni consigli utili per vivere al meglio questa fase professionale e indirizzare in modo autentico e coerente le proprie azioni.
Il documento, in particolare, si focalizza sul rapporto con l’Head Hunter, ovvero la figura dedita alla ricerca di profili specializzati, con l’obiettivo di favorire un confronto efficace incentrato sul valore e sulle capacità della persona.