Festa della Mamma: i dati sulla maternità e il commento di Jolanda Restano (FattoreMamma) 

Il tema della maternità è oggi al centro del dibattito sociale, politico e mediatico e continua a risentire di una divisione sbilanciata dei carichi di cura, dell’assenza di adeguati servizi di sostegno alla genitorialità e di squilibri e stereotipi che penalizzano il mondo dell’occupazione.  Il rapporto “Le Equilibriste” di Save The Children, pubblicato l’8 maggio 2024, sottolinea la necessità di guardare alla maternità in tutte le sue declinazioni, con politiche organiche, olistiche e di lungo periodo, che l’Italia fatica ancora a mettere in pratica. Per questo motivo la Festa della Mamma, oltre a ricordare il ruolo delle madri in ambito familiare, pone l’attenzione anche sulle necessità e le sfide che queste incontrano in ogni sfera della vita

Per ampliare il dibattito e sensibilizzare sulla tematica, Valore D condivide alcuni dati recenti sul tema accompagnati da un’intervista a Jolanda Restano, Founding Partner di FattoreMamma, agenzia verticale nel mondo mamma e famiglia, con oltre 15 anni di presenza sul mercato. 

Essere mamme in Italia 

Ancora oggi le donne continuano a interfacciarsi con numerose difficoltà, conseguenze di una cultura basata su stereotipi, credenze e pregiudizi che circondano la maternità e il lavoro. Un tratto che caratterizza storicamente lo stile di vita italiano è l’evidente sproporzione nella gestione dei carichi familiari: infatti, tre quarti del lavoro di cura non retribuito oggi viene svolto dalle donne, che spesso finiscono in occupazioni ricalcate sui ruoli tradizionali, caratterizzate da retribuzioni meno elevate, minore qualificazione e scarse prospettive di carriera. Anche il benessere emotivo e psicologico delle madri richiede oggi maggiore attenzione e la formulazione di azioni ad hoc che possono fare la differenza: 

“L’indagine Ipsos per Le Equilibriste 2023 mostrava la centralità del benessere emotivo e psicologico delle neo-madri, sottolineando, tra i vari aspetti, il senso di solitudine, la mancanza di tempo per sé e la scarsità di sostegno emotivo e psicologico […]. Le madri nel contesto lavorativo desiderano maggior riconoscimento e sostegno. Chiedono una retribuzione adeguata, periodi di maternità più lunghi e flessibili, così come la possibilità di lavorare da remoto e avere orari flessibili. Vogliono anche che il loro carico di lavoro sia gestito equamente e che le aziende promuovano una cultura inclusiva. Queste richieste riflettono la necessità di un ambiente di lavoro più equo e sostenibile.”   

Le Equilibriste, la maternità in Italia 2024

Promuovere politiche a sostegno delle famiglie e di una maggiore distribuzione degli oneri familiari, oltre a facilitare la transizione alla vita genitoriale, può dunque supportare lo sviluppo lavorativo delle donne e ridurre la distanza che separa la società di oggi dal grande obiettivo della parità di genere.  

Maternità, cura e lavoro: il commento di Jolanda Restano 

 
  1. In Italia, secondo gli ultimi dati Istat 2023, esiste un divario del 17,9% tra occupazione femminile e occupazione maschile. La situazione lavorativa delle donne, in particolare, risulta profondamente condizionata dalla maternità, che ancora oggi resta il nodo principale alla realizzazione professionale e all’avanzamento di carriera del talento femminile. La tua è una storia di riscatto che inizia proprio con la nascita della tua prima figlia e la difficoltà di conciliare lavoro e vita privata: cosa è accaduto e cosa ti ha portato a creare FattoreMamma, un’agenzia che mette in connessione madri e imprese?  

 J.R.: La mia esperienza è purtroppo simile a quella di molte donne: alla nascita della mia prima figlia sono stata costretta a rivedere la mia situazione lavorativa. Avevo bisogno di un part-time e al rifiuto dell’azienda per cui lavoravo, mi sono letteralmente inventata un lavoro a partire dalla mia passione per internet e il mondo dell’infanzia. È nato così il mio sito, filastrocche.it e qualche anno dopo la mia agenzia FattoreMamma. 

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    1. In base al Rapporto Inapp Plus del 2022, una donna su cinque smette di lavorare dopo l’arrivo del primo figlio. Diversa è invece la situazione per gli uomini: secondo Eurostat, infatti, l’occupazione dei padri subisce un incremento dopo la nascita dei figli. Nella tua esperienza con FattoreMamma, come viene percepito oggi questo divario? In che modo le donne si rapportano agli stereotipi che riguardano maternità e lavoro? 

J.R.: FattoreMamma nasce proprio dalla consapevolezza che le madri non debbano scegliere tra lavoro e maternità. È possibile una conciliazione e noi ne siamo la prova. Anzi, una madre che si occupa di figli e famiglia acquisisce delle competenze che sono preziose anche in ambito lavorativo: sa gestire il tempo, ha ottime capacità di problem solving, sa lavorare per obiettivi… Diventare mamma non dovrebbe essere uno svantaggio nel modo del lavoro! 

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    1. La maternità è un fattore che pesa a tutti gli effetti anche sul gap salariale di genere. A quindici anni dalla maternità, le lavoratrici madri hanno stipendi in media del 53% più bassi rispetto a quelle senza figli (Equilibriste 2021). Ciò può essere legato a una serie di cause, tra cui interruzioni o riduzioni dell’orario di lavoro, occupazione in mansioni più favorevoli agli impegni familiari, ma che comportano salari più bassi o stereotipi nelle decisioni relative agli avanzamenti di carriera. Secondo te, quanto è importante oggi investire e sensibilizzare sul tema dell’indipendenza economica delle donne e delle lavoratrici madri?  

J.R.: Non può esserci parità senza indipendenza economica. È fondamentale che il valore delle donne sia riconosciuto anche a livello economico. In questo campo le aziende hanno una grande responsabilità: devono diventare il motore di un movimento per ristabilire l’equità salariale. Nessuna azienda che si definisce “etica” e che dichiara il proprio impegno in ambito ESG dovrebbe mettere in atto questa discriminazione. 

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    1. In Italia, la carenza di servizi per l’infanzia e l’elevato costo delle strutture esistenti sia pubbliche sia private rappresentano un grande ostacolo alla conciliazione vita-lavoro. La retta media mensile di un asilo pubblico per una famiglia con un Isee di 30 mila euro si aggira sui 500 euro a Milano e Torino, sui 300 a Roma e Napoli, mentre gli asili privati hanno rette ben più alte (Altroconsumo Inchieste, febbraio 2024). All’interno della community di FattoreMamma, quali sono i benefici riscontrati dalle madri che usufruiscono di questi servizi? E qual è la realtà di coloro che non possono accedervi? 

J.R.: I fatti parlano chiaro: dove sono disponibili servizi per l’infanzia cresce la natalità, cresce il tasso di impiego femminile, cresce la generazione di ricchezza per tutti. È un paradigma consolidato, un circolo virtuoso, eppure mancano le azioni concrete per mettere in atto un sistema di welfare che sostenga davvero la famiglia…  È di pochi giorni fa un’inchiesta del New York Time che segnala proprio il concreto sostegno dell’Alto Adige alle famiglie e il conseguente più alto tasso di natalità in quella provincia (se messo a confronto con le altre province italiane). Non può essere un caso.

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    1. Secondo i dati dell’indagine SWG per Valore D “Osservatorio D – l’opinione degli italiani sul congedo di paternità” (2024), l’81% delle donne e il 79% degli uomini considera il congedo di paternità positivo per l’equilibrio e il benessere generale della vita e della coppia. Inoltre, il 77% degli uomini e l’80% delle donne lo considera positivo per la crescita personale e lo sviluppo come genitore. Ad oggi, tuttavia, il congedo di paternità obbligatorio in Italia è di soli dieci giorni, una durata insufficiente, soprattutto se confrontata con quella di altri paesi EU, come ad esempio la Spagna, che riconosce sia alle mamme sia ai papà 16 settimane totalmente retribuite. Cosa fare per riconoscere e incentivare il ruolo dei padri all’interno della famiglia e promuovere una genitorialità condivisa che permetta una ripartizione equa dei carichi di cura? Quanto è importante per te che i social amplifichino e diffondano questa necessità? 

J.R.: I social possono fare molto nel dare una nuova narrazione di famiglia in cui i padri sono presenti già nelle prime fasi di vita dei figli. È un cambiamento culturale in atto da tempo che deve essere raccontato il più possibile, in attesa che anche la normativa sui congedi parentali venga adeguata a questa realtà.   

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