La differenza principale fra le donne nel mondo del lavoro negli Stati Uniti e quelle in Italia, secondo numerose statistiche, è che il 51% delle prime dirige grandi quantità di denaro, contro neanche un terzo delle seconde. Eppure, le italiane avanzano più velocemente e sempre più spesso si ritrovano a capo di grandi imprese. Solo nel 2017, sono state registrate presso le Camere di Commercio del Paese 10.000 nuove imprese a conduzione femminile, che hanno così raggiunto una cifra pari a un milione e 330.000 unità, ossia il 21,86% dell’imprenditoria italiana. Ciò che spiega quindi lo scarto tra i numeri USA e quelli nostrani, fa sapere Banca d’Italia, è che le donne italiane (rispetto a quelle americane, ma anche rispetto agli uomini in generale) amministrano le finanze con maggior prudenza e sono più attente al passaggio generazionale.
«Per le donne che prima di tutto sono madri, la cosa più importante è garantire la successione. Così non solo cercano di preservare il patrimonio, ma scelgono subito tra i figli quelli più idonei ad assumere la guida dell’azienda, senza alterare gli equilibri testamentari», spiega Adriana Ricci, wealth advisory di Cordusio, la struttura di wealth management di Unicredit. Lo conferma d’altronde anche la ricerca di Finer (Finance Explorer), i cui risultati dicono che su 100 Hnwi italiani, il 95% delle imprenditrici a capo di aziende ha già risolto le questioni di successione e due diligence, contro il 79% degli uomini.
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