Donne nei CdA: bilancio positivo, ora dobbiamo puntare più in alto

Dopo il forte aumento seguito alla piena attuazione della legge Golfo-Mosca sulle quote di genere, che ha portato per la prima volta nel 2017 il numero delle donne nei board delle società quotate a essere maggiore di un terzo rispetto al totale dei membri, nel 2019 la crescita ha subito un rallentamento, mostrando solo due unità in più rispetto al 2018.

Il bilancio è comunque più che positivo, con un incremento delle donne nei CdA delle società quotate alla Borsa di Milano da 170 nel 2008, il 5,9%, alle 811 di oggi, il 36,3%, mentre nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne. È una delle evidenze messe in luce dal primo Rapporto Cerved-Fondazione Marisa Bellisario 2020 sulle donne ai vertici delle imprese, realizzato in collaborazione con l’Inps.

 

La sfida è andare oltre gli obblighi di legge e avere più donne in ruoli esecutivi

I dati dimostrano che l’applicazione delle norme ha permesso un salto in avanti nella presenza di donne nei board delle quotate e delle controllate che altrimenti non ci sarebbe stato. Sono però ancora poche le società quotate andate oltre il minimo imposto dagli obblighi di legge e sono mosche bianche le donne che occupano le posizioni più alte: 14 gli Amministratori Delegati donna (6,3%) e 24 Presidenti (10,7%). Nei collegi sindacali, il ruolo di Presidente è ricoperto da 49 donne, pari al 22% di tutte le società quotate.

 

Fonte: “Le donne ai vertici delle imprese, 2020”

 

“La legge che mi onoro di aver portato all’approvazione nel 2012 ha prodotto risultati straordinari, tanto che il Parlamento ha deciso di reiterarla alzando l’asticella al 40%” ha commentato Lella Golfo, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario.

“Detto questo, è certamente il momento di andare oltre e avanti, perché le quote sono solo uno strumento – utile certamente e necessario sicuramente – per raggiungere l’obiettivo di una parità reale e sostanziale a tutti i livelli. Il Rapporto promosso con Cerved e Inps ha il merito di indicarci quali sono gli ambiti di intervento, su cui l’Italia continua a mostrare ritardi consistenti, come l’occupazione femminile e le politiche di welfare” ha aggiunto Golfo.

E una delle prime e più importanti evidenze è che servono più donne nei ruoli esecutivi, in grado di incidere realmente sulle politiche e sulle strategie aziendali, ma anche di creare role model e di dirigere il cambiamento verso un futuro più equo” ha concluso.

Nelle grandi aziende non obbligate, più donne nel board, ma ancora pochi AD

Nella grande maggioranza delle imprese, dove non ci sono norme specifiche da rispettare sulla parità di genere, la presenza femminile nei board cresce lentamente. Solo nelle imprese di maggiori dimensioni, che partivano da una presenza femminile significativamente più bassa e ora mostrano l’incremento più consistente, le norme sulle società quotate potrebbero aver prodotto effetti indiretti: tra 2008 e 2019, la quota femminile nei CdA è infatti passata dall’8,7% al 16,5% nelle società che fatturano più di 200 milioni di euro. Tuttavia, questo non si è tradotto in un maggior numero di donne che ricoprono il ruolo di AD: appena l’8,4%, contro una media del 16,6%.

 

Valore D da dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle aziende e nel Paese.  A livello qualitativo permane un disequilibrio nella retribuzione e nella tipologia di incarichi per le donne nei board. Ma anche a livello quantitativo la loro presenza deve essere consolidata. Crediamo che per dare vita a un effettivo cambiamento in tale direzione occorra tempo. Fino a quando il mutamento non sarà consolidato, duraturo e intrinseco, le previsioni normative avranno il compito di favorire e accompagnare la formazione di una nuova cultura, per una maggiore, ma soprattutto migliore, inclusività.

 

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Per leggere il Rapporto completo “Le donne ai vertici delle imprese, 2020” 

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