Cosa sta cambiando nel welfare aziendale

Gli incentivi per il caregiving dei parenti, le regole e le iniziative delle aziende per fornire ai dipendenti servizi di assistenza nella cura degli anziani non autosufficienti: Simone Fanti ne parla sul Corriere della Sera di oggi. Una panoramica sul mercato, che offre migliaia di posti di lavoro soprattutto nell’ambito sanitario e assistenziale, con ampio spazio per start up e grandi operatori.

 

Un mercato in espansione che offre nuovi posti di lavoro

Quello del welfare aziendale è un nuovo mercato che offre crescenti opportunità occupazionali nei settori sanitario, assistenziale e di caregiving e che ha spazio per start up e grandi player per potenziare l’offerta che è ad oggi distribuita in maniera disomogenea sul territorio. La platea dei possibili fruitori del servizio si assesta tra i 3 e i 4 milioni di persone, accanto alle quali ci sono altrettanti familiari che spesso devono conciliare due ruoli, quello di lavoratore e quello di caregiver, da cui deriva un elevato livello stress.

 

La crescita delle imprese più attive nel welfare aziendale. Fonte: Welfare Index PMI 2019

 

«Le imprese più strutturate stanno creando team trasversali per coordinare il lavoro prima distribuito tra welfare, mobility e diversity manager – spiega Anna Zavaritt, responsabile comunicazione di Valore D. Questo cambiamento si riflette anche sui fornitori di servizi di welfare per le aziende: l’offerta deve essere sempre più modulabile e flessibile e questo comporterà nuove competenze». E così soprattutto nel terzo settore – ambito principe per la fornitura di questi servizi – c’è forte richiesta per figure attive nel supporto psicologico, assistenti sociali o domiciliari e di figure di supporto. Ma anche di figure legate alla gestione manageriale e amministrativa del comparto del welfare aziendale.

 

Il welfare occupazionale e aziendale in Italia

«Il gap tra offerta e domanda di welfare occupazionale e aziendale in Italia raggiungerà i 70 miliardi di euro entro il 2025», ha spiegato Letizia Moratti, presidente del Consiglio di Gestione di Ubi Banca presentando il rapporto «Welfare for people» dell’Osservatorio Ubi Welfare e della Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di Adapt.

 

Variazioni delle iniziative di welfare aziendale nell’ultimo anno. Fonte: Welfare Index PMI 2019

 

Secondo i dati contenuti del Rapporto Welfare Index Pmi 2019, promosso da Generali Italia, Confindustria, Confagricoltura e Confartigianato e basati su 4.561 piccole e media aziende italiane, il 2,5% delle pmi ha iniziato a fornire ai dipendenti servizi di assistenza nella cura degli anziani non autosufficienti. Un tasso di crescita interessante se si considera che l’anno zero di queste attività è il 2016. Alle piccole imprese guarda Unicredit che offre “Benefit&Welfare” dedicata ai dipendenti delle pmi clienti della banca: i clienti business potranno costruire piani welfare per le imprese.

 

Tra le aziende che hanno compreso l’importanza di sostenere i propri dipendenti c’è Fastweb che prevede delle misure a sostegno dei “caregiver” che in azienda sono per il 70% uomini con età media di 47 anni, di cui l’80% con figli. Per costoro c’è la possibilità di usufruire di flessibilità oraria o smartworking. Inoltre Fastweb ha attivato una serie di convenzioni con fornitori di servizi a supporto di familiari non autosufficienti. Infine, a condizioni agevolate è possibile accedere a corsi di formazione per la gestione delle situazioni famigliari, richiedere assistenza a domicilio e supporto psicologico.

 

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