Cosa intendiamo per manel

 “Manel” è un neologismo inglese che si riferisce a un “all male panel”, cioè un panel di qualunque ambito che vede interpellati solo uomini. Approfondiamo questa tematica per capire come cambiare il panorama degli eventi in Italia.  

Il fenomeno del “manel”  

Il manel è una rappresentazione reale di ciò che accade spesso in occasioni di importanti manifestazioni o eventi. Dibattiti televisivi o radiofonici, così come convegni o conferenze, vedono sempre di più escluse le donne, anche se vi sono persone qualificate per le discussioni ai panel. La parola manel, che ancora non è stata mutuata all’interno dei dizionari italiani (a differenza di panel), è una realtà che caratterizza da anni la società e che vede, nonostante un leggero incremento degli ultimi dieci anni, una limitata rappresentanza femminile in molti contesti. 

Il Global Media Monitoring Project per analizzare il panorama dei media e la discriminazione di genere 

Ad oggi, tra gli studi più grandi condotti sul genere nei media mondiali vi è il Global Media Monitoring Project (GMMP), di World Association for Christian Communication (WACC) in collaborazione con UN Women, l’UNESCO e la Global Alliance on Gender and Media (GAMAG). Si tratta di un’iniziativa che coinvolge associazioni, studenti e studentesse, ricercatori e ricercatrici universitarie e lavoratori e lavoratrici nel mondo dei media, tutti e tutte su base volontaria.  

Ma in cosa consiste questo progetto?  

Ogni cinque anni, a partire dal 1995, la ricerca GMMP raccoglie dati, sulla base di indicatori selezionati, riguardo le percentuali di genere nei media, i pregiudizi e gli stereotipi nei contenuti, etc. L’obiettivo è promuovere l’uguaglianza di genere e cambiare la rappresentazione delle donne nei media mondiali. Oltre ad essere un importante strumento di monitoraggio dei media, il GMMP è anche una grande iniziativa di advocacy, che ci mostra come oggi il fenomeno del manel si manifesta in centinaia di Paesi.  

Nell’ultima edizione pubblicata (2020), le ricercatrici dell’Università di Padova in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia hanno esaminato le discrepanze di genere nei media, in Italia, durante il periodo del Covid-19.  

Tra i risultati è emerso come, rispetto a cinque anni prima, la presenza di donne ritenute “esperte” nell’ambito dei media e delle notizie sia diminuita significativamente passando dal 18% al 12%.  

In questa edizione del GMMP 2020 sono state introdotte nel quadro di monitoraggio tre “domande speciali” per comprendere in che misura i media attribuiscono uguale riconoscimento, rispetto e autorità ai soggetti femminili rispetto a quelli maschili. È emerso come:  

  • Le donne vengono presentate utilizzando il loro nome e cognome in misura minore rispetto agli uomini (76% vs 82%);  
  • Le donne vengono meno presentate con il loro titolo di studio e/o professionale rispetto agli uomini (54% vs 72%);  
  • Il titolo o il nome del lavoro viene concordato con il genere da un punto di vista grammaticale solo nel 79% dei casi.  

Questi sono solo alcuni dati che ci fanno capire come le discriminazioni di genere sono ancora presenti nel nostro Paese. 

Cosa fare per combattere il manel? 

Economia e Politica sono ancora argomenti a prevalenza maschile, con più del 60% degli eventi organizzati con soli uomini o con la partecipazione di più uomini come esperti; al contrario, Cultura/Educazione e Società/Attualità sono gli ambiti con una prevalenza femminile più alta (presenza di più donne o solo donne in più del 30% degli eventi). 

Questi sono solo alcuni dei dati raccolti nel 2023 dal progetto No Women no Panel-Senza donne non se ne parla”, un’iniziativa nata nel 2018 dalla Commissione Europea, promossa in Italia e siglata da Rai, pubbliche amministrazioni, università, accademie ed enti di ricerca. 

In una società che vede ancora unicamente nella voce maschile quella autorevole, è necessario che vengano valorizzati il contributo, il talento e le capacità femminili, portando così al tavolo delle discussioni le persone di tutti i generi e ruoli professionali.  

Per superare il fenomeno del manel è quindi importante prendere consapevolezza e sensibilizzare sulla tematica, attraverso campagne ed iniziative che permettano un coinvolgimento proattivo delle donne in tutti i contesti sociali, lavorativi e scientifici.  

La campagna #FillthePanelGap di Valore D  

Hai mai pensato che durante dibattiti, eventi, conferenze manchi qualcosa? 

Si tratta dell’ “altra metà della storia” in termini di valore, informazione, cultura, prospettiva, e crescita. Molto spesso, infatti, in occasione dei panel italiani, non viene garantita quella che è una pluralità di punti di vista tra i relatori e le relatrici. 

Valore D crede fortemente che la storia debba essere raccontata per intero.  

Attraverso la campagna digital, in collaborazione con Serviceplan Italia, #fillthepanelgap “Parteciperesti se pensassi che manca la metà della storia?” l’organizzazione ha deciso di promuovere la Carta d’Impegno, un documento utile per accertarsi che la diversità e la parità di genere siano equamente trattate e riconosciute all’interno delle manifestazioni divulgative.  

Anche le aziende possono prendere parte al cambiamento, ma in che modo?  

Le organizzazioni che intendono partecipare attivamente alla campagna e alla Carta d’Impegno possono rispettare questi punti chiave ed esporre il logo e l’hashtag #fillthepanelgap. 

Oltre a trovare consigli per combattere ed eliminare il fenomeno del manel,  la Carta d’Impegno di Valore D permette infatti di dare voce a tutti i generi, attraverso un dialogo ricco e privo di stereotipi per una conoscenza che sia sempre più inclusiva e completa. 

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