Come sta l’Italia? Il Rapporto Istat sul benessere 2018

Nel complesso la percezione del benessere degli italiani migliora, ma non la soddisfazione per la propria vita. Il sesto Rapporto dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile mostra progressi, che vanno dal lavoro alla conciliazione dei tempi di vita, al benessere economico e all’innovazione, con la maggior parte degli indicatori con variazioni positive.

 
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

Per quanto riguarda il settore lavoro e conciliazione dei tempi di vita, prosegue la fase di miglioramento, avviatasi nel 2014. I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto a quelli medi europei (72,2%), con un divario più ampio per le donne: ancora poco più di una donna ogni 2 ha un’occupazione contro il 72,3% degli uomini.

In media, circa la metà delle persone di 20-64 anni con formazione primaria risulta occupata (51%); la quota tra i laureati raggiunge il 78,2%. Tuttavia rallenta la partecipazione delle madri lavoratrici: su 100 occupate senza figli sono 75,5% quelle con figli in età prescolare, un rapporto in aumento nella fascia d’età 45-49 dove raggiunge quota 95,9%.

Inoltre le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato, ad esempio, nella provincia autonoma di Bolzano.

 

Indice composito di Qualità del lavoro per ripartizione geografica. Anni 2010-2017. Italia 2010=100
Andamento della qualità del lavoro per ripartizione geografica. Anni 2010-2017

 

Inoltre non si arresta l’aumento del mismatch rispetto alle competenze. Nell’ultimo anno aumenta la quota degli occupati che possiedono un titolo di studio superiore a quello più frequentemente posseduto per svolgere quella professione (24,2%). Questo fenomeno coinvolge soprattutto gli occupati di 25-34 anni (37%), e in misura maggiore le donne (26%).

Nel 2017 le retribuzioni mostrano un andamento sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, mantenendo elevato il divario di genere, con circa 1 lavoratrice dipendente su 9 (11,7%) occupata con bassa paga rispetto a un rapporto di 1 su 12 se uomo (8,7%).

 

Benessere economico

Torna ai livelli del 2010-2011 il reddito disponibile pro capite alle famiglie,  ma con risultati inferiori alla media europea e del 7,8% alla media dell’area Euro. In peggioramento nel 2017 l’incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l’8,4% degli individui (da 7,9%) mentre i dati sui redditi, riferiti al 2016, mostrano una lieve flessione della quota di persone a rischio di povertà (20,3% contro 20,6%).

 
Benessere soggettivo

Dopo il sensibile miglioramento osservato nel 2016, la soddisfazione per la propria vita presenta una nuova flessione nel 2017. Sono meno soddisfatte le donne (38,6% contro 40,6% degli uomini). L’ottimismo però non viene meno: migliorano i dati sulle aspettative per il futuro. È in lieve aumento la quota di individui che ritiene che la propria situazione migliorerà nei prossimi 5 anni (27,2%). E le aspettative positive sono più diffuse tra i giovani, nel Nord e tra gli uomini.

 

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