Bes: migliorano gli indicatori di benessere in Italia, ma non per i giovani

Il nuovo rapporto sul Bes – il Benessere equo e sostenibile dell’Istituto nazionale di statistica valuta il Paese oltre i soliti parametri economici (Pil) e mostra come complessivamente in Italia il benessere sia cresciuto nel 2018. Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto (115 per il totale Italia e 108 per le ripartizioni) registra un miglioramento in tutte le aree del Paese, ma con valori più alti nelle regioni del Nord (59,3%).

L’esperienza del Bes si accompagna al crescente sviluppo, a livello europeo, di sistemi di misurazione e progetti dedicati all’approfondimento delle relazioni tra le politiche economiche e gli obiettivi di benessere, equità e sostenibilità, ovvero all’analisi delle determinanti per il perseguimento di una crescita economica sostenibile e inclusiva.

 

Il benessere nella fascia di età 18-34 anni

Nel 2018 però, per quel che riguarda i giovani nella fascia di età 18-34 anni, vi è un sostanziale peggioramento per quel che riguarda i livelli di benessere. Se si considerano le 6 dimensioni del benessere – salute, lavoro, coesione sociale, istruzione e formazione, territorio e benessere soggettivo – è solo il 47,8% dei giovani a non aver riscontrato alcuna deprivazione.

L’Istat segnala che quasi 2 milioni di giovani italiani si trovano in una condizione di svantaggio. Il 18,7% dei giovani di 18-24 (quasi 2 milioni, appunto) risulta multi-deprivato, ovvero privato in due o più dimensioni del benessere, mentre un terzo (il 33,5%) ne ha solo una.

La multi-deprivazione è più alta tra i giovani adulti di 25-34 anni (20,9% contro 15,2% dei giovani di 18-24 anni) e nel Mezzogiorno (23,9% contro 14,3% al Nord e 18,0% al Centro). Rispetto al 2012 la condizione dei giovani è peggiorata: è diminuita di quasi 4 punti percentuali la quota di quelli senza alcun tipo di disagio, sono invece aumentati sia i giovani deprivati per una sola dimensione (+2,6 punti percentuali), sia i multi-deprivati (+1,3 punti percentuali).

In conclusione del suo approfondimento sui giovani, l’Istat mette in luce la condizione di multideprivazione pone seri ostacoli alle possibilità di realizzare le potenzialità tipiche dell’età giovanile e dovrebbe richiedere specifici interventi di politica socio-economica.

 

Benessere e lavoro

Sui livelli di benessere incidono diversi fattori. Incide ad esempio il reddito familiare disponibile equivalente, ma in misura minore rispetto ad altri fattori a cominciare dal titolo di studio, dalle condizioni di salute, dal tipo di occupazione e dalle condizioni abitative.Un altro aspetto  che a propensione alla soddisfazione è più diffusa tra chi ha la laurea, meno tra chi ha come titolo di studio un diploma, con una percentuale di tre volte superiore.

Anche il mondo del lavoro mostra complessivamente segnali di debole miglioramento. Nel 2018 è infatti occupato il 63% delle persone che hanno tra i 20 e i 64 anni, rispetto al 62,3% del 2017.

 

 

Timidi segnali positivi, invece, per l’occupazione giovanile, con il tasso di occupazione per chi ha tra i 20 e i 24 anni che è salito di un punto percentuale attestandosi al 31,3%.

Le donne che risiedono al Sud si trovano tuttavia in una condizione ben più sfavorevole: lavora infatti solo il 35%, contro poco meno del 60% del Centro e il 64% delle residenti al Nord. In peggioramento il part-time involontario e la percentuale di occupati che hanno visto trasformato il loro contratto di lavoro da temporaneo a permanente. Prosegue la diminuzione della percezione di insicurezza dell’occupazione che si conferma più elevata tra le donne e nelle aree del Mezzogiorno.

 

 

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