Le forme linguistiche “gender fair” possono apportare benefici alle organizzazioni e alle persone al loro interno: è quanto emerge dal progetto di ricerca “Stili comunicativi e benessere in azienda: maschile generico, doppia declinazione o neutro?” condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con Diversity and Inclusion Speaking, Enel Italia e Fastweb.
L’indagine, coordinata dalla psicologa sociale Claudia Manzi, è il risultato di un innovativo studio scientifico portato avanti da un team inter-ateneo composto, oltre che dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, anche dal Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell’Università La Sapienza di Roma e dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia.
Lo studio sperimentale ha misurato l’effetto prodotto dalla scrittura gender fair in due grandi organizzazioni come Fastweb ed Enel Italia. L’analisi, in particolare, si è concentrata sull’utilizzo di due forme di scrittura inclusiva (la doppia declinazione maschile/femminile e la declinazione neutra con l’asterisco) e sulle ripercussioni in termini di maggiore o minore identificazione con l’organizzazione, di impegno lavorativo e di benessere generale dei/delle dipendenti.
Il personale coinvolto – in totale 1.188 dipendenti (42% donne e 58% uomini) tra 22 e 65 anni (41 anni in media) – è stato diviso in tre gruppi e impegnato in un’attività di formazione online sul tema degli stereotipi di genere e dell’importanza del linguaggio inclusivo. Due dei gruppi sono poi stati esposti direttamente a forme diverse di linguaggio inclusivo, secondo le indicazioni fornite dal team di ricerca. Ai partecipanti e alle partecipanti è stato somministrato un questionario sia all’inizio dell’attività di formazione sia a distanza di quindici giorni e poi, ancora, dopo un mese dal termine del percorso.
Dall’analisi dei dati è emerso un incremento della comunicazione gender fair tra i gruppi esposti all’attività di formazione. Le donne, in questo caso, sono risultate più inclini rispetto agli uomini a cambiare il proprio comportamento e utilizzare un linguaggio inclusivo.
Quanto alle forme linguistiche impiegate, la doppia declinazione, in particolare, si è dimostrata efficace nell’aumentare l’identificazione con l’azienda, sia negli uomini che nelle donne. La crescita del senso di appartenenza ha poi, a sua volta, determinato un incremento dell’impegno sul lavoro e del benessere generale tra i dipendenti e le dipendenti. Infine, l’indagine ha rilevato che i linguaggi inclusivi all’interno del contesto aziendale contribuiscono ad aumentare l’interesse e l’impegno a favore delle diversità.
Per approfondire lo studio CLICCA QUI
Vuoi sapere di più sulla comunicazione inclusiva? Scopri i consigli di lettura di Valore D pensati per chiunque voglia avvicinarsi alle tematiche DEI.