Aziende e lavoratori alla prova: consigli per gestire il nuovo modo di lavorare (e vivere)

Da qualche settimana stiamo vivendo una situazione che ha modificato il nostro modo di vivere e lavorare. Le aziende che si sono mobilitate per attivare il lavoro da casa (spesso definito, seppur impropriamente, “smart working”) per fronte alla situazione di emergenza, in uno scenario mai visto prima. Uno “smart working” rivisto e diffuso, una modalità che non si basa più sulla scelta, sulla flessibilità e sulla libertà per arrivare agli obiettivi, ma sulla necessità e l’emergenza. Quale impatto ha su di noi questa situazione, come persone e come lavoratori? Cosa possono fare le imprese per supportare i dipendenti in questo radicale e repentino cambiamento?

Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Claudia Tardugno, psicologa e psicoterapeuta.
 

Riflessioni e suggerimenti per le imprese

Come questa rivisitazione del concetto di smart working impatta sulle organizzazioni?

Oggi il lavoro da casa è una necessità, un’imposizione. Mentre i concetti di flessibilità e libertà danno un senso diverso a quello che facciamo, come organizzazioni e come professionisti, rendendoci potenzialmente più produttivi. Venendo in parte meno questi aspetti legati alle scelte organizzative e dei collaboratori in situazione di emergenza, va identificato come supportare i processi per raggiungere i risultati. Le organizzazioni attualmente si trovano a dover rivedere i propri goal, le modalità organizzative e le azioni volte a promuovere il senso di appartenenza, aspetto importantissimo anche in questo momento. E vanno accompagnate a trovare un nuovo modo.

 

Cosa possono fare le imprese?

Le imprese sono fatte di persone e le persone nell’essere isolate possono sentirsi più sole. La solitudine appiattisce la capacità creativa, di pensiero positivo. È fondamentale poter favorire la condivisione tra colleghi, mantenere un pensiero condiviso e circolare, creativo e di crescita, che non si appiattisca con l’assenza dell’altro fisico e del luogo di lavoro. Non è più tutto uguale a prima, possiamo sentire la mancanza degli altri, delle emozioni che vivevamo in relazione a loro e delle nostre abitudini pregresse. La relazione deve mantenere un ruolo centrale: il virtuale deve diventare più reale, per continuare a crescere e progettare, per trovare la libertà anche dentro la chiusura. E in questo percorso si possono scoprire e agire modalità nuove, sino a ieri impensabili, come emerge anche dal confronto odierno che ho con organizzazioni, famiglie e individui.

 

Le difficoltà che stiamo vivendo ci esortano a trovare nuove risorse, a far venir fuori una parte di noi che non conoscevamo. Le skills che oggi possiamo sviluppare le porteremo domani con noi quando ci incontreremo di nuovo realmente dentro un’azienda, ma lo faremo in modo diverso. Anche lì, in quel momento che ci auguriamo possa arrivare presto, ci troveremo di fronte ad un contesto mutato e potenzialmente arricchito.

 

Per prepararci al domani nel qui ed ora, alcuni spunti che le imprese potrebbero cogliere sono:

  • confrontarsi con le persone per capire cosa si può fare insieme;
  • condividere i processi e creare un senso di appartenenza nuovo, favorendo anche le pause condivise con i colleghi e i momenti di incontro virtuali;
  • pensare a strumenti di welfare e wellbeing smart per il benessere psico fisico;
  • promuovere gruppi di lavoro, laboratori, formazioni a distanza che permettano di mantenere il pensiero condiviso;
  • valutare gli obiettivi e la progettualità sulla base dello scenario attuale;
  • evitare logiche di eccessivo controllo;
  • pensare nuove vie per raggiungere nuovi risultati, favorendo la generazione di idee.

 

 

E per le persone…

Pensare a nuove vie per raggiungere nuovi risultati riguarda anche le persone che si trovano a vivere e lavorare da casa. Come comportarsi?

Lo scenario nel quale siamo immersi ci fa sentire fuori da alcuni dei luoghi che meglio conoscevamo. Vengono meno le fasi di passaggio (gli spostamenti da casa a lavoro, le condivisioni con i colleghi, i luoghi) che da sempre ci hanno permesso di entrare in quello che stavamo per vivere, realmente e simbolicamente. In questi passaggi, noi riconoscevamo il nostro cambiamento e la società partecipava riconoscendoci lo status di persone e di professionisti.
 
Credo sia fondamentale avere chiaro quali sono le cose per noi importanti, che hanno un impatto su di noi. Oggi lo stare a casa impone la revisione del concetto stesso di casa. Fino a ieri era uno spazio privato, dove si tornava, un dentro intimo e separato dal fuori. Oggi la casa include dentro e fuori, privato e professionale. Una cosa importante è poter creare uno spazio di lavoro, un luogo dove possiamo svolgere il ruolo professionale. Non importa com’è fatto, se è una stanza o una scrivania, l’importante è che consenta alla nostra mente di entrare nello spazio lavorativo, uno spazio altro da quello domestico.
 
Altra cosa importante è il prendersi cura di sé. Dopo una prima fase di disorientamento che abbiamo vissuto è importante fare ordine dentro di noi, cercando di tenere insieme i ruoli diversi che ciascuno di noi ha. Nel prendersi cura di sé rientra sia l’aspetto fisico che quello mentale, dal prepararsi per “andare a lavoro”, a fare delle pause vere durante la giornata, poter inserire attività fisica da fare soli o in virtuale compagnia.

 

Quali possono essere dei suggerimenti pratici per lavorare più efficacemente da casa?

L’organizzazione fisica e psichica va personalizzata in base a chi siamo, cosa e come viviamo e ad altri elementi specifici di ciascuno. Possiamo elencare alcuni spunti da cui partire per fare una propria riflessione:

  • definire uno spazio fisico, un luogo in cui lavorare, che ci permetta si sentirci comodi e abbastanza tranquilli nello svolgere le nostre attività;
  • conciliare il più possibile le agende: se ad esempio viviamo in famiglia e c’è da gestire casa e magari anche figli, capire chi fa cosa nel rispetto delle esigenze reciproche, in maniera proattiva e senza dare per scontato che ci possa pensare l’altro;
  • riflettere sulle cose importanti per ciascuno di noi (es. relazioni sociali, attività fisica…) e cercare di inserirle in questa nuova quotidianità digitale, dandosi dei tempi per introdurle in modo funzionale alla propria realtà;
  • definire 3 obiettivi giornalieri realistici, valutare a fine giornata se sono stati portati a temine o no, capendo cosa eventualmente ne ha impedito la realizzazione e cosa potremmo fare per raggiungerli;
  • prendersi cura di sé, mantenersi attivi, in forma e focalizzati su cos’è per noi importante, prendendo il timone di ciò che possiamo fare noi nella e della nostra vita.

 

 

 

Claudia Tardugno è psicologa – psicoterapeuta, co-fondatrice e attuale presidente del Laboratorio Italiano di Psicoanalisi Multifamiliare (LIPsiM) e ricercatrice presso l’Istituto di terapia Cognitivo – Interpersonale (ITCI).
 

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